30 nov 2015

Buonanotte a tutti !!!


Dire Straits Greatest Hits Essential Album Songs





Si fa presto a dire " vai a fotografare qualche animale "







Guerini: “Nessun calo di iscritti e più giovani alle iniziative Pd”

Guerini: “Nessun calo di iscritti e più giovani alle iniziative Pd”

Intervista al vicesegretario dem: parlano i numeri, in linea con l’anno scorso
«Visto che parliamo di iscritti conta una sola cosa, i numeri. E parlano molto chiaro. Nel 2014 la campagna del tesseramento si è chiusa con quasi 370mila adesioni, e quest’anno siamo perfettamente in linea con questa cifra». Il vicesegretario del Pd replica alle polemiche – rilanciate sulla stampa – sui tesserati. Sottolinea la partecipazione di tanti giovani alle iniziative del Pd e difende dalle critiche anche il doppio ruolo di Renzi, segretario del partito e premier: «È indispensabile a garantire il successo della nostra politica di riforme. In Europa è la regola. Merkel guida governo e partito in Germania, e lo stesso fa Cameron in Gran Bretagna. Nel passato è accaduto lo stesso con esecutivi di sinistra come quelli di Blair e Zapatero».


«Anche l’anno scorso la stessa cosa, ormai è diventato una sorta di appuntamento»… Chi conosce Lorenzo Guerini sa che il vicesegretario del Partito democratico non ama le polemiche. «È vero – conferma l’interessato -. Specie se poi le polemiche sono basate su una cosa che semplicemente non esiste».


Che poi sarebbe il calo degli iscritti al partito. Per qualcuno un autentico crollo: “Stillicidio di addii», titola Repubblica.


«Torno a ripetere: è una cosa che semplicemente non esiste. Visto che parliamo di iscritti conta una sola cosa, i numeri. E parlano molto chiaro. Nel 2014 la campagna del tesseramento si è chiusa con quasi 370mila adesioni, e quest’anno siamo perfettamente in linea con questa cifra. Se poi vogliamo approfondire l’argomento, allora bisogno inserirlo in un contesto temporale più ampio, però magari questo non appassiona chi è interessato solo alla polemica».


E che cosa emerge, andando indietro con gli anni?


«Se si parte dal 2009 si vede che Walter Veltroni lasciò la poltrona di segretario con il Pd che aveva 791mila iscritti. Tre anni dopo, con Pierluigi Bersani alla guida del partito, i tesserati erano scesi a 477mila. Con questo, però, non voglio assolutamente accusarlo di questo calo, perché ritengo che le ragioni risiedano altrove».


Quali sono, quindi, le ragioni di quello che in sei anni è stato un dimezzamento degli iscritti?


«In Italia in molti sono tuttora abituati a misurare il “successo” di un partito politico con l’andamento del numero degli iscritti. Io invece credo che le cose stiano cambiando, che la militanza dentro una forza politica in questo momento si esprime in modi diversi, che non necessariamente comportano l’iscrizione».


L’adesione, insomma, non passa per forza dal tesseramento…


«Esattamente, e sono i fatti a dimostrarlo. Pensiamo a quello che è accaduto con il due per mille. Con la segreteria Renzi, il Pd se lo è visto devolvere da ben 550mila persone, un numero ben superiore a quello degli iscritti. Si tratta di persone meno democratiche di quelle che hanno la tessera del partito? Io non lo credo affatto, piuttosto hanno scelto di manifestare la loro vicinanza al nostro progetto politico in un altro modo».


Tessera, due per mille, o c’è anche dell’altro?


«C’è dell’altro, ed esistono indagini socio-politiche che lo evidenziano molto bene. Un altro esempio è quello dei giovani: sbagliato pensare che nel loro caso il calo del tesseramento indichi una disaffezione verso la politica. Nella nostra esperienza, vediamo molti giovani partecipare alle iniziative del Pd, con azioni di volontariato o dando il loro contributo ad appuntamenti e dibattiti elettorali, e questo pur non avendo la tessera del partito».


Resta il fatto che a misurare con le tessere la forza del Pd ci sono ancora dei suoi autorevoli esponenti.


«Il che è perfettamente legittimo, anche se personalmente lo reputo sbagliato, specie se in questo modo si finisce con il mettere in dubbio quello che rappresenta un caposaldo dell’azione riformista che viene condotta dal governo Renzi».


A che cosa si riferisce?


«Alla coincidenza fra la leadership del partito e la premiership, che reputo indispensabile a garantire il successo della nostra politica di riforme. Prima di Matteo Renzi nel partito Democratico questa coincidenza non c’è mai stata, ma a ben vedere si è trattato di un’autentica anomalia. In Europa è invece la regola, a prescindere dalla collocazione delle forze politiche. Pensiamo ad Angela Merkel guida governo e partito in Germania, e lo stesso fa David Cameron in Gran Bretagna. Nel passato è accaduto lo stesso con esecutivi collocati a sinistra, come quelli che sono stati guidati da Blair e Zapatero».


Intercettare i nuovi modi di esprimere la militanza politica rappresenta una sfida significativa per i partiti. Il Pd che cosa fa?


«Già nel prossimo fine settimmana forniamo una risposta importante, con il partito Democratico che scenderà in piazza con i suoi banchetti per mostrarsi ai cittadini in tante piazze italiane. Quante non sono nemmeno in grado di dirlo, perché le mille piazze di cui si è parlato all’inizio saranno sicuramente molte di più, visto che abbiamo già ricevuto una pioggia di adesioni entusiaste a questa iniziativa».


Ma che cosa accadrà intorno a questi banchetti?


«Vedremo un partito che dal Trentino alla Sicilia sarà impegnato a dialogare con gli italiani. Saranno presenti i nostri parlamentari, i nostri sindaci, chi è impegnato nel governo delle regioni, i nostri militanti e coordinatori di circolo, tutti nelle piazze per illustrare alla gente l’azione che sta facendo il governo, ed allo stesso tempo per spiegare che cos’è il Partito democratico. E naturalmente la nostra iniziativa rappresenterà anche una risposta ai gravissimi fatti di Parigi, con il rifiuto della follia del terrorismo e l’affermazione della volontà di non chiuderci in noi stessi ma di riaffermare i valori della democrazia ritrovandosi insieme nelle piazze del nostro Paese».

Da l' Unità.TV

Jet russo abbattuto, parla il pilota sopravvissuto: «Nessun avvertimento dalla Turchia»

Jet russo abbattuto, parla il pilota sopravvissuto: «Nessun avvertimento dalla Turchia»

'ufficiale di Mosca smentisce la versione di Ankara: «Non abbiamo nemmeno avuto il tempo di compiere una manovra evasiva» | LaPresse - CorriereTv




Come mai l' avvertimento radio non lo ha 

captato nessuno, come mai nessuno si 

degna di verificare anche con i satelliti se 

l' aereo era sconfinato ....forza Obama fai 

uno sforzo e controlla !!!

JOHANN SEBASTIAN BACH.- Tocata y Fuga Re menor BWV 565


Lavoro, da Ducati a Telecom, dove il tabù orario non esiste

Lavoro, da Ducati a Telecom, dove il tabù orario non esiste
Non solo Ducati. Il caso indicato dal ministro del Lavoro Poletti («Una azienda dove l’operaio lavora in uno spazio e con dei tempi che non sono dettati da una macchina per cui ogni 30 secondi deve mettere un pezzo, ma si organizza e si gestisce da solo») come esempio in cui il “fattore ora”, in senso rigido, è stato superato per stabilire la misura di quantificazione del salario non è affatto isolato.
Meglio puntare, a ribadito ieri il ministro, sui risultati, sulla produttività e gli obiettivi da raggiungere invece che sulle rigidità legate all’orario. A decine di migliaia, in tutta Italia, si contano imprese nelle quali il contratti di lavoro è stato modificato da elementi integrativi carichi di innovazioni. E’ l’era del dipendente «smart worker»: un lavoratore che esegue la prestazione fuori dai locali aziendali, anche per un solo giorno a settimana o per sempre, utilizzando strumenti tecnologici per lavorare da accesso  remoto (pc, smartphone o tablet ) senza postazione fissa in ufficio . E senza vincoli specifici ma solo obiettivi aziendali condivisi e accettati....CONTINUA A LEGGERE L'ARTICOLO: Su IL Messaggero.it

Fischio all’orecchio? È il cervello che non controlla gli stimoli rumorosi

Fischio all’orecchio? È il cervello che non controlla gli stimoli rumorosi

Di NICLA PANCIERA per La StampaSalute.it
I cosiddetti acufeni hanno le stesse origini del dolore cronico. È un’alterazione dei meccanismi cerebrali deputati alla regolazione delle sensazioni. Accade anche per gli arti amputati

Sono fischi, ronzii, fruscii o addirittura pulsazioni quei rumori percepiti costantemente in una o entrambe le orecchie che vanno sotto il nome di acufeni. Questi rumori fantasma, che non passano mai e possono rendere la vita impossibile, sono molto diffusi eppure alquanto difficili da risolvere alla radice. Un passo avanti verso l’identificazione di nuove terapie viene da uno studio appena apparso sulla rivista Trends and Cognitive Sciences secondo il quale l’acufene avrebbe la stessa origine neurologica del dolore cronico. Si tratterebbe di un’alterazione dei meccanismi cerebrali di controllo degli stimoli dolorosi e rumorosi. L’identificazione di tale anomalo funzionamento e delle aree interessate è avvenuta grazie al lavoro degli scienziati della Georgetown University Medical Center (GUMC) di Washington e dalla Technische Universität München (TUM) in Germania. 
Quando la percezione del rumore persiste anche quando lo stimolo è cessato (acufene) e quando il dolore continua a farsi sentire anche a distanza di tempo dall’infortunio (dolore cronico), addirittura in caso di amputazione di un arto, significa che alcune aree cerebrali, come il nucleo accumbens e diverse aree della corteccia prefrontale e della corteccia cingolata anteriore, non riescono più a bloccare i segnali in arrivo. «Queste sono aree sono coinvolte nella valutazione e nella modulazione delle esperienze emotive» ha spiegato il professor Josef Rauschecker, Direttore del Laboratory for Integrative Neuroscience and Cognition della Georgetown University. «Agiscono come un cancello, un sistema di controllo per le sensazioni percettive, che valuta il significato affettivo degli stimoli sensoriali, sia interni che esterni, e modula il flusso di informazioni nel cervello. L’acufene e il dolore cronico si manifestano quando questo sistema è compromesso». 
Secondo l’ATA, associazione americana acufene, sono 45milioni gli americani che ne soffrono, soprattutto over 60, veterani, lavoratori esposti ad un ambiente molto rumoroso, musicisti o pazienti per i quali l’acufene dipende dalla malattia.  
Gli autori sottolineano che ci sono ancora una serie di questioni aperte, in particolare in relazione a potenziali interventi clinici. Eppure vedono motivi per essere cautamente ottimisti. Una migliore comprensione di come le diverse aree del cervello modulano gli stimoli percettivi potrebbe portare alla valutazione standardizzata del rischio degli individui di sviluppare l’acufene cronico e il dolore cronico per un intervento precoce e mirato. 
COME RIDURRE I SINTOMI  
Le terapie dell’acufene dipendono dalla causa scatenante, molto spesso una combinazione di fattori. Individuarli permetterebbe dei passi avanti nel trattamento di questo disturbo che può diventare invalidante. Quando l’acufene è dovuto ad una condizione di salute, il medico può essere in grado di adottare misure che potrebbero ridurre il rumore. In altri casi, si tenta di indurre una sorta di abitudine nel soggetto, «educandolo» a non sentire più i fastidiosi rumori, in altre casi si ricorre al mascheramento sonoro tramite altri suoni ambientali o dispositivi che emettono rumore a frequenza costante; in altri casi il medico potrebbe prescrivere dei farmaci che inibiscono la percezione del rumore o degli ansiolitici per alleviare i sintomi.  


A marzo il Giappone riprenderà a cacciare le balene "a scopi scientifici"

A marzo il Giappone riprenderà a cacciare le balene "a scopi scientifici"

La flotta giapponese potrebbe salpare già tra poche settimane. Il piano prevede la riduzione del numero delle balenottere minori che vengono cacciate ogni anno da mille a 333

TOKYO - Il Giappone ha annunciato che entro marzo riprenderà la caccia alle balene "per scopi scientifici" nell'Oceano Antartico. Lo riferiscono i media locali. La decisione arriva, dopo una pausa di oltre un anno e nonostante la sentenza della Corte internazionale di Giustizia dell'Aja che nel 2004 dimostrò che il termine "caccia scientifica" era solo per aggirare la moratoria della Commissione Baleniera Internazionale (IWC) in vigore dal 1986 e vietò quindi al Paese del Sol Levante di continuare questa pratica.
Incurante delle proteste delle assocuiaioni ambientaliste Tokyo ha fatto sapere che la caccia si svolgerà in scala ridotta. La flotta giapponese potrebbe salpare già tra poche settimane. Il piano prevede la riduzione del numero delle balenottere minori che vengono cacciate ogni anno da mille a 333.
Contro la decisione del Giappone, si è schierata l'Australia (che vinse la causa del 2014 davanti alla Corte internazionale di giustizia dell'Aja) e la Gran Bretagna. "Non accettiamo in nessun modo il concetto di uccidere balene per la cosiddetta 'ricerca scientifica'",
ha detto il ministro dell'Ambiente australiano Greg Hunt, "il Giappone non può decidere unilateralmente". Nel 1987 il governo nipponico iniziò quella che chiama caccia per motivi scientifici, un anno dopo l'entrata in vigore della moratoria dell'Iwc.

Da RepubblicaAmbiente.it

Ogni giorno che passa capisco, perché il genere 

umano è destinato alla estinzione !

Il nostro nuovo amico iCub Primo robot umanoide al mondo

Il nostro nuovo amico iCub
Primo robot umanoide al mondo
Cos’è l’IIT: speciale multimediale


Dove cresce iCub, il primo robot umanoide cognitivo del mondo

Dentro la sezione Advanced Robotics dell’Istituto italiano di Tecnologia di Genova dove è stato sviluppato il progetto iCub: il robot più diffuso al mondo - Cos’è l’IIT: SPECIALE MULTIMEDIALE - di Iacopo Gori - Riprese e montaggio di Alessandro Papa /Corriere TV

L’offensiva su Raqqa rischia di “trasferire” il Califfato in Libia

L’offensiva su Raqqa rischia di “trasferire” il Califfato in Libia

MAURIZIO MOLINARI per LA STAMPA.it
CORRISPONDENTE DA GERUSALEMME
Sbarcato a Sirte un gruppo di colonnelli fedelissimi di al-Baghdadi

Duecentoquaranta km di costa, oltre duemila uomini armati, i colonnelli del Califfo arrivati via mare, tribunali islamici, decapitazioni pubbliche, pane gratis e lo slogan «non saremo meno di Raqqa»: lo Stato Islamico rafforza il controllo di Sirte, in Libia, facendo temere all’Egitto che Abu Bakr al-Baghdadi abbia deciso di trasferire qui il proprio quartier generale se dovesse trovarsi obbligato a lasciare la propria «capitale» in Siria. 
L’allarme egiziano
È stato il presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi, ad esprimere questi timori in conversazioni telefoniche con più leader europei avvenute negli ultimi giorni, illustrando gli elementi raccolti dalla propria intelligence. Il campanello d’allarme è stato l’arrivo a Sirte di Abu Nabil al-Anbari, l’ex colonnello delle forze irachene di Saddam Hussein divenuto uno dei leader di «Al Qaeda in Iraq», veterano delle battaglia di Falluja e Ramadi contro gli americani, a cui il Califfo ha affidato il potenziamento dell’enclave di Sirte. Il Pentagono assicura di averlo ucciso con un blitz dei droni lo scorso 13 novembre ma Isis non ne ha confermato la morte, Il Cairo non esclude che sia ancora in circolazione e comunque assieme a lui sono arrivati - sempre via nave - altri colonnelli di Isis.  
L’insediamento a Sirte di questo gruppo di iracheni ha coinciso con una maggiore efficacia delle unità di Isis nel Golfo della Sirte, riuscendo a estendere il controllo dalla città di Abugrein a quella di Nawfaliya con il conseguente ritiro delle tribù di Misurata che finora avevano ostacolato i jihadisti, fino a tentare di cacciarli da Sirte. Il Pentagono ritiene che Isis abbia come obiettivo Ajdabiya, più a Est, per controllare un crocevia strategico per l’export di petrolio dai pozzi a Sud della città.  
 
Le informazioni raccolte dagli egiziani descrivono inoltre un consolidamento di Isis dentro Sirte con tribunali islamici, curriculum scolastici scelti dal Califfato, pattugliamenti religiosi, distribuzione del cibo, imposizione del chador alle donne, del divieto del fumo e della musica come dell’obbligo di chiudere i negozi durante le preghiere. Vi sarebbero state almeno quattro crocefissioni e due decapitazioni - in ottobre - di uomini accusati di stregoneria. Senza contare l’insediamento di un Emiro, espressione del Califfo, e di un Wali, amministratore di origine saudita.  
 
«La determinazione con cui Isis controlla Sirte ricorda quanto fatto a Tikrit in Iraq - spiega Aymenn Jawad Al-Tamimi, l’arabista dell’Università di Oxford che segue da vicino il Califfato - perché impossessandosi delle ex aree natali dei dittatori, Gheddafi come Saddam, punta a legittimarsi come erede naturale nell’esercizio del potere». Da Tikrit i jihadisti hanno dovuto fuggire in maggio a causa di un’offensiva irachena sostenuta dai raid Usa e poiché ora la pressione della coalizione occidentale si concentra su Raqqa si apre lo scenario di un possibile trasferimento della sede del Califfato a Sirte.  
L’intelligence americana
Patrick Prior, capo analista del contro-terrorismo della «Defense Intelligence Agency» americana, spiega al «New York Times» che «le cellule di Isis in Libia sono quelle che ci preoccupano di più perché sono il loro hub nel Nord Africa». «Isis vuole insediarsi a Sirte - aggiunge Ismail Shukry, capo dell’intelligence libica al “Wall Street Journal” - perché l’intento è attaccare Roma». Washington e Londra hanno inviato truppe speciali per raccogliere informazioni e selezionare obiettivi, preparandosi a una possibile campagna aerea, assieme ad Egitto ed Emirati. D’altra parte nella Storia dell’Islam a cui al-Baghdadi fa riferimento il trasferimento del Califfato è già avvenuto in passato: basta guardare la carta geografica delle operazioni di Isis per accorgersi del cambiamento di equilibrio i atto.  
 
Nel teatro siriano-iracheno gli ultimi successi risalgono alla primavera con la cattura di Ramadi e Palmira, mentre di recente hanno perso Tal Abyad e Sinjar, a fronte di rafforzamento in Egitto, soprattutto nel Sinai, a Sirte e nel triangolo a Sud della Tunisia. È proprio il timore della genesi di un Califfato maghrebino che ha spinto la Tunisia a reagire all’attacco al bus di guardie presidenziali ordinando la chiusura delle frontiere con la Libia per 15 giorni. Sono tutte carte che Al-Sisi ha giocato, in privato, con i leader europei per far percepire alla Nato la necessità di procedere contro Isis considerando il rischio che una massiccia offensiva su Raqqa anziché sconfiggere il Califfato si limiti a causarne il trasloco. 

Domanda di rito : Chissà chi ha regalato tutti i Toyota ai terroristi ? Proviamo a rispondere ?


Le auto blu resistono (quasi) solo al Sud: in Sicilia sono il doppio che in Lombardia

Le auto blu resistono (quasi) solo al Sud: in Sicilia sono il doppio che in Lombardia

Di Diodato Pirone per IL Messaggero.it

La battaglia per la riduzione delle auto blu ora si sposta dai ministeri a Regioni e Comuni, da Roma alle mille province italiane della pubblica amministrazione. Lo prevede una bozza di accordo che il ministero della Funzione Pubblica tenterà di far firmare ai rappresentanti delle amministrazioni locali fra qualche giorno quando sarà convocata la cosiddetta Conferenza...............CONTINUA A LEGGERE L'ARTICOLO: su IL Messaggero.it

Le mani dell’Isis sulla costa libica: i volontari del Califfo estendono il potere

Le mani dell’Isis sulla costa libica: i volontari del Califfo estendono il potere



di Lorenzo Cremonesi per IL Corriere Della Sera.it
Qui potrebbero trovare riparo i terroristi in fuga dalla Siria. Gruppi di teste di cuoio americani e britannici sarebbero già stati mandati nel Paese per esaminare la minaccia

L’Isis si fa sempre più forte e aggressivo in Libia. Tanto che dal suo quartier generale a Sirte minaccia ora la città di Misurata, si allarga verso Bengasi e dalla costa guarda all’Italia, poche centinaia di chilometri di mare aperto più a nord. I suoi militanti si sentono talmente sicuri nelle nuove basi libiche che potrebbero persino attirare alcune delle loro formazioni in questo momento in gravi difficoltà sotto i bombardamenti russi e della coalizione a guida Usa sulla zona di Raqqa in Siria e nelle province irachene sunnite. L’informazione in realtà non è del tutto nuova.
Da tempo i tagliagole del Califfato approfittano del caos imperante in Libia per allargare la loro presenza. Un caos che è persino peggiorato con il recente fallimento della missione pacificatrice volta alla creazione di un governo di unità nazionale tra le milizie rivali basate a Tobruk e Tripoli del mediatore dell’Onu Bernardino Leon, che il 16 novembre ha dovuto lasciare l’incarico al tedesco Martin Kobler. Ma ora l’incubo minaccioso e violento dell’Isis torna all’ordine del giorno dopo che due quotidiani rilevanti come il New York Times e il Wall Street Journal , citando per lo più fonti dell’intelligence Usa e testimoni in Libia, segnalano con preoccupazione il suo nuovo radicamento nelle stesse regioni che sino alle rivolte del 2011 erano le più fedeli all’ex colonnello Gheddafi. Già un anno fa gli abitanti di Sirte avevano segnalato con paura l’arrivo dei volontari stranieri dell’Isis, sempre più forti, più numerosi, più aggressivi. «Questa mattina sono venuti nelle nostre case, hanno effettuato alcuni arresti arbitrari e adesso quattro nostri concittadini pendono crocefissi a una struttura di legno e ferro alle porte della città», ci aveva detto al telefono allora una 34enne della famiglia di Gheddafi, intrappolata nei quartieri del centro. Quindi era giunto l’obbligo per le donne di indossare il velo fuori dalle loro case assieme a nuovi programmi integralisti per gli studenti nelle scuole. Sembrava più che altro il tentativo maldestro di piccoli gruppi di esaltati desiderosi di apparire più potenti di quanto fossero in realtà presentandosi come rappresentanti locali del Califfato trionfante allora a Mosul e nel Nordest siriano.
Ma poi erano stati diffusi i video delle decapitazioni degli ostaggi copti, le brigate con la bandiera nera si erano fatte vedere verso i terminali e i centri petroliferi di Ajdabia (solo 100 chilometri a ovest di Bengasi), le loro pattuglie si erano aggiunte al fronte delle milizie islamiche che verso le Montagne Verdi, specie nelle cittadine di Al Badya e Derna, dettano legge e lasciano spazio ai miliziani islamici più oltranzisti. Ora stanno dando filo da torcere ai soldati legati al generale Khalifa Haftar, l’ex generale del corpo di spedizione di Gheddafi nella guerra del Ciad, una trentina d’anni fa, che adesso è ministro della Difesa del governo di Tobruk. È da aprile che Haftar proclama la vittoria sulle milizie fondamentaliste a Bengasi, ma ogni volta viene smentito dai fatti sul campo di battaglia.


«L’intero gruppo dirigente dell’Isis a Sirte viene dall’estero», dice al New York Times il responsabile di una nota compagnia di traporti a Misurata. Si chiama Nuri al Mangush, ammette che ormai le strade sono controllate dai «barbuti in nero», il Paese è diviso in due, con le grandi arterie di comunicazione che attraverso il deserto portano all’Africa sub sahariana a rischio rapimenti e attacchi di ogni tipo. Si calcola siano almeno 2.000 i volontari dell’Isis oggi presenti in Libia. Un numero destinato a crescere. A Mosul sin dal giugno 2014 una delle brigate più note che si occupò di perseguitare la popolazione cristiana è appunto di origine libica: i suoi militanti tengono contatti e scambi continui con Sirte. Pare inoltre che uno degli ex ufficiali dell’esercito di Saddam Hussein, noto ora come Abu Ali al Anbari e attivo tra i leader militari di Isis, sia di recente giunto a Sirte via mare con il compito di studiare nuove strategie operative. A Washington gli esperti dell’antiterrorismo non nascondono più l’opinione per cui l’Isis, oggi sotto assedio e in difficoltà in Siria e Iraq, potrebbe rilanciare proprio la Libia quale centro di irradiazione verso l’Africa e l’Europa. Piccoli gruppi di teste di cuoio americani e britannici sarebbero già stati mandati nel Paese per esaminare la minaccia e i primi rapporti si rivelerebbero tutt’altro che rassicuranti .

Non scandalizziamoci se poi Inglesi , Americani e Francesi fanno man bassa dei prodotti petroliferi  e altre materie prime in certi momenti ci vogliono gli attributi .....o sbaglio ?


Visa, spesi in Italia da stranieri 10 mld

Visa, spesi in Italia da stranieri 10 mld

Volume di spesa cresciuto del 12,5% rispetto al 2014


(ANSA) - MILANO, 19 NOV - In tutta Italia la spesa dei consumatori esteri su carte Visa nel periodo maggio-ottobre 2015 è stata di 10 miliardi di euro, il 12,5% in più rispetto al 2014. Lo ha reso noto Visa Europe, precisando che nei sei mesi di Expo le transazioni Visa registrate a Milano riportano volumi di spesa dei consumatori esteri pari a 619,4 milioni di euro, in crescita del 27% rispetto allo stesso periodo 2014. Visa Europe precisa che i mesi in cui sono stati registrati i maggiori volumi di spesa sono stati quelli di settembre e ottobre: 231 milioni di euro, in crescita del 22% rispetto al bimestre inaugurale dell'Esposizione Universale (189,7 milioni di euro di spesa, 198,6 milioni nei due mesi successivi). Cina, Francia, USA, UK e Russia i Paesi "top spender" a Milano lungo tutto il periodo di EXPO, con una spesa pari a 401,8 milioni di euro ,che corrisponde al 65% dei volumi complessivi totali esteri. I consumatori cinesi sono primi in termini di spesa nella città meneghina con €63,9 milioni, davanti ai francesi (63 milioni). Fra le categorie merceologiche, il settore moda/abbigliamento detiene la leadership nella spesa dei visitatori stranieri con ben 179 milioni di euro, categoria preferita da cinesi e russi. Al secondo posto alberghi e strutture ricettive con una spesa nel periodo maggio-ottobre di €136,7 milioni.(ANSA).

Buongiorno a tutti !


Turchia, la rabbia curda al funerale di Elci inni pro Pkk e slogan contro Erdogan ( Foto )

Turchia, la rabbia curda al funerale di Elci
inni pro Pkk e slogan contro Erdogan

Slogan contro il presidente Erdogan, accuse al governo, inni al Pkk: i funerali di Tahir Elci, l'avvocato curdo ucciso a Diyarbakir nel corso di una misteriosa sparatoria, si sono trasformati in una grande manifestazione di popolo antigovernativa. Decine di migliaia di persone hanno accompagnato il feretro coperto dalla bandiera rossa, verde e gialla per i viali di Diyarbakir dove sono arrivate anche delegazioni di avvocati da tutta la Turchia. I leader del partito filocurdo in parlamento hanno ribadito di ritenere la morte di Elci un omicidio politico e di nutrire poche speranze che le indagini facciano luce sui colpevoli. Sabato, a poche ora dall'uccisione di Elci, in diverse città turche, da Istanbul ad Ankara, i cittadini curdi erano scesi in piazza e ci sono stati incidenti e cariche della polizia

da Repubblica.it








Attenzione Erdogan tu si, che stai giocando con il fuoco....e noi Europei  dove abbiamo messo il senso della giustizia ???

29 nov 2015

A domani Buona Notte !!!


Spese pazze per feste e tornei Ue: la Sicilia ridia 70 milioni

Spese pazze per feste e tornei Ue: la Sicilia ridia 70 milioni

Nella Regione Sicilia sempre a un passo dal default, spunta un nuovo buco in bilancio per i contributi pazzi dati al turismo. Che per ora ammonta a 70 milioni di fondi, contestati da Bruxelles ma già pagati per attività che non verranno riconosciute. E che, se non saranno restituiti da chi li ha ricevuti, toccherà alla Regione ripagare all'Unione Europea. Ma questo è solo l'inizio di quella che potrebbe essere una voragine miliardaria visto che si tratta di una piccola parte di quanto speso e che potrebbe moltiplicarsi a tutte le regioni, in vista della rendicontazione dei contributi 2006-2013 per la coesione e lo sviluppo regionale che verrà presentata da ogni regione entro marzo 2017.

LA VORAGINE Intanto è scoppiato il caso della Sicilia, regione con il bilancio sempre sul filo del default e che ora dovrà inserire 70 milioni di fondi da restituire all'Europa. Di cosa si tratta? La misura "turismo" dei fondi europei è nata per dotare di infrastrutture e iniziative stabili territori come il Mezzogiorno d'Italia. Tra i contributi elargiti dalla regione però, una fetta consistente è andata ai grandi eventi come i Mondiali di scherma di Catania, che hanno ricevuto un contributo di cinque milioni di euro, i Sicilian Open di golf ma anche il Cous Cous Fest di San Vito Lo Capo. In particolare l'edizione sicuramente contestata, per un contributo di 1,3 milioni di euro sarebbe quella del 2010 che ha visto tra i principali protagonisti Vladimir Luxuria, protagonista anche l'anno successivo alla conduzione dei talk show dei Café
le cous cous e dove è stato organizzato anche un master universitario di secondo livello di cultura e comunicazione del gusto.....
CONTINUA A LEGGERE L'ARTICOLO: sul IL Messaggero


La Matita di Staino & Scintilla


Alcune foto che ritengo eccezionali ( parere personale )










Come riconoscere e arginare il morbo di Parkinson

Come riconoscere e arginare il morbo di Parkinson

Roma - Il 28 novembre si celebra la Giornata della Malattia di Parkinson, patologia che colpisce più di 5 milioni di persone al mondo, di cui oltre 220mila solo in Italia, e che si manifesta intorno ai 60 anni di età. La Società Italiana di Neurologia coglie l’occasione proprio della Giornata per ribadire il ruolo cruciale della ricerca scientifica nella lotta a questo disturbo neurodegenerativo con il preciso obiettivo di raggiungere non solo una diagnosi precoce ma addirittura preclinica e la personalizzazione della terapia per ciascun paziente.
DIFFERENZE FRA DIAGNOSI PRECLINICA E PRECOCE
Nella Malattia di Parkinson la diagnosi preclinica viene fatta alla persona «apparentemente» sana che non manifesta ancora i sintomi motori tipici della patologia, mentre la diagnosi precoce avviene quando i primi segni clinici sono già comparsi, sebbene siano ancora incerti o sfumati. La diagnosi preclinica permette di anticipare di molti anni la comparsa della malattia di Parkinson e di modificarne addirittura il decorso attraverso una tempestiva terapia a base di farmaci dopaminergici o di farmaci neuro protettivi.

La malattia di Parkinson, è la seconda più comune patologia neurodegenerativa dopo la malattia di Alzheimer, con una prevalenza stimata del 2% nella settima decade di vita. Colprogredire della malattia compare un graduale incremento del grado di disabilità del paziente dovuto all’insorgenza di disturbi non-motori (disturbi dell’umore, del sonno e cognitivi) e motori tra cui alterazioni posturali, spesso invalidanti, quali la deviazione laterale del tronco (Pisa Syndrome), la flessione anteriore del tronco(Camptocormia) e del collo (Anterocollo).

Il rapido riconoscimento dei disturbi posturali e l’adozione di specifiche procedure farmacologiche e riabilitative possono rallentare l’evoluzione della malattia di Parkinson verso forme più severe.

LO STUDIO DELL’UNIVERSITÁ DI VERONA
Un contributo fondamentale in questa direzione arriva da uno studio multicentrico italiano coordinato da Michele Tinazzi, docente di Neurologia del dipartimento di Scienze Neurologiche, Biomediche e del Movimento dell’università di Verona i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista statunitense Neurology.
La ricerca «Pisa Syndrome in Parkinson’s disease: an observational multicenter italian study» ha coinvolto 1631 pazienti affetti da Malattia di Parkinson. È emerso come uno stadio avanzato di malattia e il trattamento farmacologico con levodopa e dopamino-agonisti aumentino il rischio di sviluppare la Sindrome rispettivamente del 46% e del 93%.
Fattori muscolo-scheletrici come l’osteoporosi e la presenza di artrosi aumentano, a loro volta, il rischio del 66%, mentre la presenza di disturbi della deambulazione accresce il rischio di circa tre volte.
PRENDERE IN TEMPO LA MALATTIA
Il fattore tempo rappresenta una questione cruciale se si pensa che alla comparsa dei primi sintomi motori, come lentezza nei movimenti o tremore a riposo, la malattia ormai non può più essere bloccata in quanto risulta già in una fase troppo avanzata.

I SINTOMI CHE POSSONO SEGNALARE LA PATOLOGIA
Per diagnosticare la Malattia di Parkinson sono stati individuati segni preclinici e precoci molto precisi che a volte, però, possono essere la manifestazione di altre malattie neurodegenerative. Di recente, quindi, è stata introdotta nella pratica clinica la diagnostica differenziale dei diversi campanelli d’allarme che interessano la Malattia di Parkinson: ad esempio, il disturbo del comportamento del sonno in fase REM (RBD – REM Behaviour Disorders) può riguardare, in fase preclinica, la Malattia di Parkinson oppure riferirsi al Tremore Essenziale.
Il trattamento della sintomatologia deve essere personalizzato sulla base delle caratteristiche espresse nella persona affetta dalla Malattia di Parkinson, al fine di offrire le risorse terapeutiche più opportune a seconda del quadro clinico, dell’evoluzione e del comportamento individuale.

IL 28 PORTE APERTE AL MAURIZIANO PER CONSIGLI E INFORMAZIONI
In occasione della Giornata del Parkinson a Torino il reparto Neurologia dell’ospedale Mauriziano dà vita all’iniziativa «porte aperte». Dalle 9 alle 12 il personale sarà a disposizione dei pazienti, dei parenti e dei cittadini per fornire informazioni pratiche sulla gestione della malattia, sugli stili di vita più adeguati, sugli aspetti riabilitativi e nutrizionali e sui servizi offerti presso l’ospedale Mauriziano
da IL SecoloXIXSalute.it


Tredicesime, l'85% sfuma in tasse e bollette

Tredicesime, l'85% sfuma in tasse e bollette

Le associazioni dei consumatori: «Gran parte del denaro se ne va in balzelli: solo 5 mld per spese piacevoli».
Arrivano le tredicesime nelle tasche degli italiani, ma oltre l'85% della mensilità in più sfumerà in tasse (a partire da Imu e Tasi), bolli e rate del mutuo.
A fare i conti sono Adusbef e Federconsumatori, secondo le quali su un totale di oltre 34,4 miliardi di monte tredicesime, solo 5,2 miliardi saranno destinati a spese «più piacevoli» come il cenone di Natale, i regali o qualche viaggio.
OLTRE 34 MILIARDI. Le tredicesime, ricordano le associazioni dei consumatori, saranno pagate tra due settimane. Dei 34,4 miliardi, 9,2 andranno ai pensionati, 9,5 ai lavoratori pubblici, 15,7 ai dipendenti privati di agricoltura, industria e terziario. Denaro che sarà impiegato «per pagare gli aumenti iniziati a gennaio 2015 con tarifffe autostradali, benzina, bolli, tasse, Tasi, Imu seconda casa, accise e un'altra serie infinita di ordinari balzelli che - affermano Adusbef e Federconsumatori - «sfiancano le famiglie e mangiano i redditi insieme alle consuete scadenze fiscali, quali tasse, bolli, rate e canoni, che durante il mese di dicembre i contribuenti sono chiamati a versare».
RIDUZONE DELL'85,2%. Con il risultato, denunciano ancora le associazioni, di ridurre dell'85,2% l'agognata gratifica natalizia. Nel rincorrersi dei pagamenti da effettuare entro il 31 dicembre, quindi, dei 34,4 miliardi di euro di tredicesime che verranno pagate quest'anno, il 14,8% cento, ossia 5,2 miliardi di euro, resterà realmente nelle tasche di lavoratori e pensionati. Con un aumento però di circa 2 miliardi rispetto allo scorso anno.

Da Lettera43.it

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