31 gen 2016

James Carter Quintet - Jazz San Javier 2010


Ivan Konstantinovich Aivazovsky L' Arte di pitturare il mare 11 stupende tele











Gary Bartz Quartet - Live at Jazz a Foix 2014


Kenny Barron, Gary Bartz Quartet - Jazzwoche Burghausen 1997


WERSI - Edgar Weissenfels Tico Tico auf der Wersi-Louvre


Discovering the AMALFI COAST in time lapse

Assista: O Mediterrâneo na Sua Forma Mais Bela

Discovering the AMALFI COAST in time lapse


Vino a solfiti zero prodotto all'Università di Pisa

Vino a solfiti zero prodotto all'Università di Pisa


Da ricercatori metodo vinificazione senza chimica aggiunta

  • ROMA - Un vino che esclude in maniera inequivocabile il ricorso all'aggiunta di additivi chimici, particolarmente di solfiti. E' questo il progetto 'Onlywine', frutto della ricerca dei tecnologi alimentari del Dipartimento di Scienze agrarie alimentari e agroambientali dell'Università di Pisa, che si è tradotto in realtà con la produzione delle prime bottiglie presso la tenuta Fattoria dei Barbi a Montalcino guidata da Stefano Cinelli Colombini. Ora il protocollo di produzione 'Onlywine' prepara lo sbarco sul mercato, con l'intenzione dei ricercatori universitari di tradurlo in una linea di vinificazione da proporre al consumatore che vuole vino naturale al 100%. Dal momento che il protocollo 'Onlywine' non prevede l'aggiunta di additivi chimici (sostanze chimiche, conservanti, proteine di origine animale, e così via), il vino ottenuto può essere consumato anche da soggetti allergici, intolleranti e con regimi dietetici particolari, per esempio i vegani)- sottolinea Angela Zinnai, professore presso il Dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agroambientali dell'Università di Pisa e docente del corso di Enologia e analisi enologiche del corso di laurea in Viticoltura e Enologia alla stessa università. "La prima vinificazione 'Onlywine' è stata condotta nel 2013 con uve bianche presso la cantina sperimentale dell'Università di Pisa - racconta Zinnai - I risultati sono stati molto interessanti. In particolare Stefano Cinelli Colombini si è offerto di permetterci di proseguire la sperimentazione, impiegando uve rosse da lui fornite. Così si è ottenuto il primo rosso "Only wine", nel 2014. Inoltre, si è dichiarato disponibile ad adottare il protocollo che gli avessimo fornito per produrre a livello aziendale". 
  • Da ANSA.it


La Matita di Staino & Scintilla .


Omaggio tricolore: luci sui monumenti per i 60 anni di gemellaggio Roma-Parigi ( Foto )

Omaggio tricolore: luci sui 

monumenti per i 60 anni di 

gemellaggio Roma-Parigi


Il tricolore italiano e quello francese risplendono nella notte per celebrare i 60 anni del gemellaggio tra Roma e Parigi: illuminazioni artistiche con i colori delle due bandiere hanno brillato su tutti i palazzi del Campidoglio (Palazzo Senatorio, Palazzo dei Conservatori e Palazzo Nuovo) e su Ponte Sant'Angelo. Luci in progressione, poi, con i nuovi impianti a led su tutti gli altri 15 ponti sul Tevere, grazie al progetto di illuminazione promosso dall'Acea che si inaugura proprio stasera. E ancora, dalla Terrazza del Pincio fasci di luce hanno illuminato il cielo di Roma e la Fontana di Piazza del Popolo si è accesa con i colori delle due nazioni











da Repubblica.it

BUONGIORNO A TUTTI !!!

BUONGIORNO A TUTTI !!!


30 gen 2016

Buona Notte ciaooo a domani !!!

Buona Notte ciaooo a domani !!!

Lee Ritenour & Dave Grusin Live at Java Jazz Festival 2013


Earl Klugh Live at Java Jazz Festival 2013


Un po di propaganda a volte è utile !


Scoperta enorme nube di gas in collisione con la Via Lattea

Scoperta enorme nube di gas in collisione con la Via Lattea

L’impatto avverrà tra 30 milioni di anni

Una gigantesca nube di gas sta sfrecciando a oltre 1.000.000 di chilometri orari in rotta di collisione con la nostra galassia: fu espulsa dalla Via Lattea 70 milioni di anni fa e adesso sta tornando come un boomerang. Si chiama «Nube di Smith», dal nome della studentessa di astronomia che la scoprì negli anni ’60, e lo studio guidato da Andrew Fox, del Space Telescope Science Institute (StscI) di Baltimora, pubblicato su Astrophysical Journal Letters, dimostra che l’impatto avverrà tra 30 milioni di anni. Di nubi vaganti che sfrecciano ai bordi della Via Lattea, come quella di Smith, se ne conoscono migliaia e di nessuna di queste se ne conosceva finora traiettoria e composizione. 

Per scoprire i dettagli della Nube di Smith i ricercatori hanno usato il telescopio spaziale Hubble, realizzato grazie alla collaborazione di Nasa e Agenzia Spaziale Europea (Esa). Per capirne la composizione hanno analizzato la luce proveniente da lontane galassie che si trovano dietro alla nube, usandola come una sorta di filtro. Questo ha permesso di capire che la Nube di Smith, contrariamente a quanto ipotizzato da molti studi, è costituita da materiale proveniente dalla stessa Via Lattea. Le cause di questa “espulsione” restano ancora un mistero ma ciò che è emerso con certezza è che la nube sta ora ricadendo verso la nostra galassia alla velocità di oltre 1milione di chilometri orari. L’impatto avverrà tra circa 30 milioni di anni e stravolgerà l’intera regione colpita: l’arrivo di questa grande quantità di gas alimenterà infatti la produzione di un gran numero di nuove stelle. 
 
«È un esempio di come la galassia cambi nel tempo - ha spiegato Fox - ci dice che la Via Lattea è in `ebollizione´, un luogo molto attivo dove i gas possono essere sparati via da una parte del disco galattico e poi ricadere in un’altra regione».
Da LA STAMPA.IT


La Matita di Staino & Scintilla


Cafe Music!!Jazz & Bossa Nova instrumental Music!! Oltre 4 ore di ottima musica !


Il futuro dell’Europa è in mano alla Generazione Erasmus

Il futuro dell’Europa è in mano alla Generazione Erasmus

Abbiamo viaggiato e vissuto il Vecchio Continente più di tutti gli altri, ora dobbiamo impegnarci perché questo sogno non scompaia

Mai come in questo momento l’Europa vacilla vistosamente davanti alla sfida dei migranti e viene messa in discussione la libera circolazione delle persone (oltre alle merci, servizi e capitali introdotte grazie al trattato di Schengen), pensando al ripristino delle frontiere interne. Così non è solo un accordo fra Stati a volatilizzarsi ma il senso stesso del progetto europeo.

Schengen è l’ultima trincea, l’ultimo baluardo in cui l’europeismo può ancora sperare di resistere all’avanzare del sovranismo nazionale.
Le frontiere però si stanno ripristinando, questo è un fatto, c’è il rischio che chiusure sempre più incomprensibili (muri e chilometri di filo spinato) e un’ossessiva ristrettezza delle libertà vengano giustificate dalla ricerca di sicurezza. Una strada della paura che porterà, in primis, alla negazione della libertà dei cittadini europei.
Sono convinto che le frontiere debbano essere sempre più pensate, e vissute, da luogo di scontro e divisione ad aree d’incontro e cooperazione. Per farlo non si può mettere in discussione una delle più grandi conquiste della nostra civiltà europea: la libertà di circolazione.
Come fare coesistere libertà di circolazione e le nuove minacce che stanno alimentando il vento del nazionalismo e del populismo? L’alternativa c’è: dotare l’Europa di frontiere esterne e controllarle. Per farlo serve che l’Ue si dia un governo federale, un bilancio e una politica estera condivise e un esercito comune. Perché di fronte alla sfide che ci troviamo di fronte il federalismo europeo di Spinelli è l’unico progetto politico credibile. È ogni giorno più evidente che a livello nazionale non è possibile affrontare le crisi dell’economia e della sicurezza.
Se gli attuali dirigenti, la classe politica, abbandoneranno la strada geli Stati Uniti d’Europa cedendo ai colpi dei vari nazionalismi a pagarne le conseguenze saranno le ragazze e i ragazzi. La fila alle frontiere è una prigione per il futuro, una gabbia nella quale ci sta rinchiudendo la scarsa visione di una classe dirigente europea, ma non europeista.
Abbiamo viaggiato e vissuto l’Europa più di tutti gli altri, ne abbiamo assaporato i vantaggi e siamo cresciuti in questa meravigliosa culla di civiltà e cultura. Ora dobbiamo impegnarci affinché l’Europa che abbiamo conosciuto non scompaia. Tocca adesso alla Generazione Erasmus, quella di internet e dei voli low-cost, realizzare il sogno degli Stati Uniti d’Europa raccogliere idealmente il testimone da quella generazione che nelle macerie del dopoguerra iniziò il cammino europeista e la creazione del nuovo soggetto. Il futuro del Vecchio Continente dipenderà da come la nostra generazione, noi non qualcun altro, riuscirà a cambiare l’Europa di oggi
di Ciro Alessio Pecoraro per L' Unità.TV



Travaglio furioso con i critici di Renzi: l’opposizione sono io e solo io

Travaglio furioso con i critici di Renzi: l’opposizione sono io e solo io


Di Fabrizio Rondolino per L' Unità.TV
Il direttore del Fatto fa sua la linea del socialfascismo del Comintern 1928

Meglio pochi che bene accompagnati: l’opposizione al mostruoso regime renziano è monopolio esclusivo del Fatto, e chi osa alzare la voce contro le malefatte del governo deve starsene zitto, chiedere scusa e sperare che Travaglio non infierisca.
La sorprendente dichiarazione programmatica – paragonabile alla svolta del VI congresso del Komintern, che nel 1928 coniò il termine “socialfascismo” per bollare come irriducibile nemico del popolo chiunque, socialisti inclusi, non fosse comunista – è contenuta in un editoriale stancamente dedicato alle “epurazioni” in Rai (di cui a dire il vero non si vede traccia, un po’ come nella storia di Pierino e del lupo, ma pazienza).
Troviamo curiosa e stucchevole l’aria stupefatta di chi insorge contro gli uzzoli censorii dei giannizzeri governativi”, scrive un ispiratissimo Travaglio. Sul banco degli imputati nientepopodimenoché “Roberto Saviano, Ezio Mauro, sinistra Pd e opposizioni varie”, colpevoli di aver criticato ieri l’intemerata di Michele Anzaldi contro Ballarò.
Proteste che condividiamo in pieno”, precisa il direttore del Fatto: e tuttavia indelebilmente segnate da un vizio di origine che non può essere perdonato. “Ma queste anime belle – s’infervora Travaglio – ci sono o ci fanno?”.
Perché, questo è il ragionamento del giovane erede del Komintern, il regime c’è già da un pezzo e nessuno di loro ha imbracciato le armi quando avrebbe dovuto, cioè quando il Fatto era “il solo giornale che osava denunciarlo”.
Le “animucce candide” che hanno diretto Repubblica, scritto Gomorra, militato contro Renzi nel Pd e contro il suo governo in Parlamento devono dunque tacere, e per sempre: l’opposizione è mia e me la gestisco io.


Renzi e Franceschini a Ventotene, luogo simbolo dell'Europa

Renzi e Franceschini a Ventotene, luogo simbolo dell'Europa

Matteo Renzi durante l'incontro con AngelaMerkel (afp)
I fiori sulla tomba di Altiero Spinelli, confinato sull'isola durante il fascismo. Contribuì al manifesto europeo

VENTOTENE - A ventotene, all'indomani dell'incontro con Angela Merkel, per rilanciare l'idea di Europa. Matteo Renzi, insieme al ministro per i Beni culturali, Dario Franceschini, è in visita nell'isola dove, dal confino, tra il 1941 e il 1944, Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Ursula Hirschmann scrissero il manifesto "Per un'Europa libera e unita", poi conosciuto appunto come "Manifesto di Ventotene".

Il presidente del Consiglio Renzi, arrivato nell'isola in elicottero e ha portato un mazzo di fiori sulla tomba di Spinelli, del quale quest'anno ricorrono i trent'anni dalla morte. "Abbiamo deciso con Franceschini di andare a Ventotene. Per dire che il grande ideale dell'Europa ha bisogno di essere rilanciato e serbato per un nuovo avvenire", ha spiegato Renzi. Nel suo intervento il premier ribadirà gli ideali che sono stati alla base del progetto di unità europea, ideali da recuperare e rilanciare in una fase particolarmente critica dell'Ue, che, con il dibattito sulla sospensione del trattato di Schengen, sta mettendo in discussione se stessa.


Renzi, Franceschini e il presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti, presenteranno le idee per la valorizzazione e il recupero del carcere di Santo Stefano, la piccola isola a due chilometri di distanza. Nel penitenziario, costruito nel 1795, fu imprigionato nel 1930, per un anno, Sandro Pertini che poi sarebbe diventato presidente della Repubblica.

Da Repubblica.it

Buongiorno !!!

Buongiorno !!!

29 gen 2016

Buona Notte a Tutti !!!


Ella Fitzgerald - Live in '57 & '63


Dave Brubeck - Live in 64 ( video )


Il nuovo Erasmus dei laureati Gli italiani sono i più bravi d’Europa

Il nuovo Erasmus dei laureati
Gli italiani sono i più bravi d’Europa

di Antonella De Gregorio per IL Cvorriere Della Sera.it

La metà di chi fa il tirocinio all’estero viene assunto. Il presidente di Almalaurea: «Abbiamo dei licei che li preparano benissimo»



Esplora il significato del termine: Né choosy, né in fuga. I ragazzi italiani che si sistemano all’estero sono semplicemente bravi. I 70 mila laureati che ogni anno partono in cerca di condizioni migliori, di paga o di vita, sanno farsi valere e con poco sforzo si conquistano la stima dei datori di lavoro (e una carriera). La conferma in un’analisi della Commissione europea sull’impatto di «Erasmus+», ultimo nato e molto amato tra i programmi per la mobilità che, erede dello storico Erasmus (nato per agevolare esperienze di studio all’estero durante gli anni dell’università), consente scambi ed esperienze di lavoro, generalmente della durata di sei mesi, a giovani lavoratori, volontari, insegnanti
l’Erasmus»Mogherini e la tesi sull’Islam


Le offerte delle imprese
Un programma che sembra far bene soprattutto agli italiani: 6 mila quelli impegnati in attività di tirocinio, secondi solo ai turchi per numero di candidature presentate. Il focus della Ue sottolinea che per i giovani del Sud dell’Europa si riducono i tempi di disoccupazione e che gli italiani sono quelli con gli esiti migliori: dopo il tirocinio, il 51% riceve un’offerta di lavoro dall’impresa che l’ha ospitato. La media europea è del 30%. Dati che il direttore dell’Agenzia Nazionale Erasmus+ Indire, Flaminio Galli, commenta in chiave politica: «Viviamo un momento storico in cui torna la tentazione di alzare frontiere e steccati, mentre la mobilità degli studenti e dei docenti rafforza l’identità comune europea, migliora la preparazione individuale e favorisce l’occupazione».
Curiosi e determinati
Ivano Dionigi, ex rettore dell’Alma Mater di Bologna e da ottobre presidente di Almalaurea, li legge come conferma di un fenomeno tutto italiano: un flusso netto di capitale umano altamente qualificato, fortemente sbilanciato in una sola direzione. Lo scambio non è più scambio, insomma, ma drenaggio. «Una perdita secca di risorse umane per il Paese», dice. Fuga, appunto, non interazione, come invece sarebbe nelle intenzioni della Ue. «Che i nostri ragazzi siano apprezzati e si facciano valere mi allieta, non mi sorprende e mi fa arrabbiare — dice — perché il Paese è maledettamente noncurante di loro». Sul perché vengano premiati non ha dubbi: «Sono più bravi». E lo sono perché «in Italia abbiamo i licei migliori del mondo, e i nostri studenti sono più flessibili». Abbiamo meno laboratori e risorse, ma più linguaggi, «combiniamo meglio le due culture, le humanities e le scienze». L’analisi della Ue mette in luce anche alcune caratteristiche psicologiche: i candidati dell’area Europa del Sud, più dei coetanei di altre aree geografiche e più di quelli che non hanno intenzione di partire, mostrano più marcati tratti di personalità in aree ritenute importanti dai datori di lavoro: fiducia in se stessi, serenità, determinazione, energia, curiosità.
Emigrazione di cervelli
Ma se è consolatorio riconoscere le peculiarità del nostro sistema formativo, che fa sì che — riassume Dionigi — «la soluzione tecnica a un problema un imprenditore magari la chiede a un tedesco, ma per stendere la relazione preferisce un italiano», resta il fatto che l’emigrazione dei nostri giovani professionisti è un buco nero. E se lo studio e il lavoro all’estero diventano il destino finale del percorso formativo, anziché rappresentarne una tappa, è perché fuori dai confini si trovano servizi migliori e aiuti allo studio: «I ragazzi imparano le lingue, non pagano le tasse e trovano lavoro», sintetizza Dionigi. Che una soluzione ce l’ha: «Iniziamo con il garantire il primo triennio di studi universitari gratuito per tutti». Con l’obbligo di frequentare e di sostenere gli esami nei tempi previsti. Poi, certo, serve un mercato del lavoro più equo, dove tutti abbiano le giuste tutele, serve debellare nepotismo e baronie. Poi si potrà andare all’estero «per completare gli studi e perfezionarsi, trovare un primo o magari un secondo lavoro e, alla fine, tornare in patria, per mettere a frutto le esperienze accumulate e occupare posizioni di maggiore vantaggio e responsabilità».Né choosy, né in fuga. I ragazzi italiani che si sistemano all’estero sono semplicemente bravi. I 70 mila laureati che ogni anno partono in cerca di condizioni migliori, di paga o di vita, sanno farsi valere e con poco sforzo si conquistano la stima dei datori di lavoro (e una carriera). La conferma in un’analisi della Commissione europea sull’impatto di «Erasmus+», ultimo nato e molto amato tra i programmi per la mobilità che, erede dello storico Erasmus (nato per agevolare esperienze di studio all’estero durante gli anni dell’università), consente scambi ed esperienze di lavoro, generalmente della durata di sei mesi, a giovani lavoratori, volontari, insegnanti.
«Noi abbiamo fatto l’Erasmus»Mogherini e la tesi  sull’Islam

Le offerte delle imprese
Un programma che sembra far bene soprattutto agli italiani: 6 mila quelli impegnati in attività di tirocinio, secondi solo ai turchi per numero di candidature presentate. Il focus della Ue sottolinea che per i giovani del Sud dell’Europa si riducono i tempi di disoccupazione e che gli italiani sono quelli con gli esiti migliori: dopo il tirocinio, il 51% riceve un’offerta di lavoro dall’impresa che l’ha ospitato. La media europea è del 30%. Dati che il direttore dell’Agenzia Nazionale Erasmus+ Indire, Flaminio Galli, commenta in chiave politica: «Viviamo un momento storico in cui torna la tentazione di alzare frontiere e steccati, mentre la mobilità degli studenti e dei docenti rafforza l’identità comune europea, migliora la preparazione individuale e favorisce l’occupazione».
Curiosi e determinati
Ivano Dionigi, ex rettore dell’Alma Mater di Bologna e da ottobre presidente di Almalaurea, li legge come conferma di un fenomeno tutto italiano: un flusso netto di capitale umano altamente qualificato, fortemente sbilanciato in una sola direzione. Lo scambio non è più scambio, insomma, ma drenaggio. «Una perdita secca di risorse umane per il Paese», dice. Fuga, appunto, non interazione, come invece sarebbe nelle intenzioni della Ue. «Che i nostri ragazzi siano apprezzati e si facciano valere mi allieta, non mi sorprende e mi fa arrabbiare — dice — perché il Paese è maledettamente noncurante di loro». Sul perché vengano premiati non ha dubbi: «Sono più bravi». E lo sono perché «in Italia abbiamo i licei migliori del mondo, e i nostri studenti sono più flessibili». Abbiamo meno laboratori e risorse, ma più linguaggi, «combiniamo meglio le due culture, le humanities e le scienze». L’analisi della Ue mette in luce anche alcune caratteristiche psicologiche: i candidati dell’area Europa del Sud, più dei coetanei di altre aree geografiche e più di quelli che non hanno intenzione di partire, mostrano più marcati tratti di personalità in aree ritenute importanti dai datori di lavoro: fiducia in se stessi, serenità, determinazione, energia, curiosità.
Emigrazione di cervelli
Ma se è consolatorio riconoscere le peculiarità del nostro sistema formativo, che fa sì che — riassume Dionigi — «la soluzione tecnica a un problema un imprenditore magari la chiede a un tedesco, ma per stendere la relazione preferisce un italiano», resta il fatto che l’emigrazione dei nostri giovani professionisti è un buco nero. E se lo studio e il lavoro all’estero diventano il destino finale del percorso formativo, anziché rappresentarne una tappa, è perché fuori dai confini si trovano servizi migliori e aiuti allo studio: «I ragazzi imparano le lingue, non pagano le tasse e trovano lavoro», sintetizza Dionigi. Che una soluzione ce l’ha: «Iniziamo con il garantire il primo triennio di studi universitari gratuito per tutti». Con l’obbligo di frequentare e di sostenere gli esami nei tempi previsti. Poi, certo, serve un mercato del lavoro più equo, dove tutti abbiano le giuste tutele, serve debellare nepotismo e baronie. Poi si potrà andare all’estero «per completare gli studi e perfezionarsi, trovare un primo o magari un secondo lavoro e, alla fine, tornare in patria, per mettere a frutto le esperienze accumulate e occupare posizioni di maggiore vantaggio e responsabilità».


Vicini sull’immigrazione, meno sulla flessibilità. Cosa hanno detto Renzi e Merkel

Vicini sull’immigrazione, meno sulla flessibilità. Cosa hanno detto Renzi e Merkel


In sintesi, le parole pronunciate dal premier italiano e dalla cancelliera tedesca nella conferenza stampa dopo il pranzo di lavoro
Angela Merkel: Abbiamo parlato del fatto che abbiamo bisogno di più Europa. Abbiamo parlato di come poter sviluppare la nostra cooperazione, che è già buona ma vogliamo potenziarla.
La creazione di nuovi posti di lavoro è un’altra sfida importante. Renzi ha iniziato un’agenda di riforme molto ambiziosa e la sta portando avanti passo dopo passo. Sta andando nella giusta direzione e gli auguro che la riforma del lavoro possa avere buoni risultati per il futuro dell’Italia e dell’Europa.
Organizzeremo prima in Germania e poi in Italia una conferenza economica che si occupi della digitalizzazione delle infrastrutture industriali, ci saranno sinergie italo-tedesche che saranno sviluppate.
Per quanto riguarda l’genda dell’Ue e della Turchia sui profughi, abbiamo bisogno di progressi e dobbiamo concentrarci sulla rotta dei Balcani e combattere l’immigrazione clandestina. Stiamo lottando contro i responsabili di questa tratta di esseri umani, soprattutto via mare.
Giovedì prossimo saremo insieme a una conferenza per sostenere i profughi che provengono da Libano e Giordania e vogliamo intraprendere misure di stabilizzazione in vista della conferenza sulla Siria. Italia e Germania possono fare di più insieme in questo senso, ad esempio sull’addestramento delle forze libiche in Tunisia. Abbiamo tutto l’interesse che i Paesi del Mediterraneo che si trovano più vicini possano contribuire a fermare l’immigrazione clandestina. Nel 2017, l’Italia ospiterà una conferenza su Balcani.
Sul rischio di Brexit, abbiamo detto che faremo tutto ciò che è in nostro potere perché la GB resti nell’Ue.
 
Matteo Renzi: È la quarta volta che ho il piacere di visitare questo bellissimo palazzo, la terza da premier. Grazie agli sforzi del governo italiano e la collaborazione dell’Ue e degli amici tedeschi sono qui non più con un elenco di impegni, ma di riforme realizzate. Siamo in un momento delicato della storia dell’Europa, personalmente ne avverto tutta la responsabilità. L’Italia è unita alla Germania dal desiderio che noi vogliamo un’Europa più forte.
Il fatto che in Italia ci sia un inizio di ripresa è positivo. Nei primi mesi del 2015 l’import di prodotti tedeschi in Italia è aumentato del 7%, non è buono per il Pil ma è il segno che la nostra ripresa adesso è toccabile anche per le imprese tedesche.
La scommessa sui rifugiati vede Italia e Germania dalla stessa parte: pensiamo che ci sia bisogno di regole certe, che vengano rispettate. Sono persone che schiavizzano gli altri, siamo pronti a fare di tutto e a superare le incomprensioni che ci sono state.
Non su tutto siamo d’accordo, anche per le opinioni che derivano dall’appartenenza a diverse famiglie europee.
Il nostro avversario è lo stesso, è il populismo che cerca di minare l’idea stessa dell’Europa. Per me è necessaria una crescita economica che combatta la disoccupazione e quindi il populismo.
Nel rispetto dei diversi consessi vogliamo che si possa fare un’agenda comune tra G7 (che quest’anno ha la presidenza italiana) e G20 (con la presidenza tedesca), a partire dai Balcani.
Non su tutto potremo pensarla allo stesso modo, ma rispetto alle sfide che abbiamo davanti c’è la consapevolezza di due grandi Paesi che oggi hanno il desiderio di esprimere parole forti per un’Europa che viaggi in maniera molto diversa da come ha fatto finora. Domani da europeista convinto sarò a Ventotene: oggi gli Stati Uniti d’Europa non sono all’ordine del giorno, ma l’ideale europeo sì e Ita e Ger saranno insieme a difenderlo.
 
Merkel: Abbiamo parlato della Libia e del Mediterraneo e della rotta verso Turchia e Grecia. All’ordine del giorno adesso c’è per prima cosa un controllo dei confini per porre fine all’immigrazione illegale. Dobbiamo prima parlare di come attuare un processo di pace in Siria e poi controllare anche i confini di mare e lavorare in questo caso con la Turchia. Siamo d’accordo sul fatto che il finanziamento alla Turchia di tre miliardi debba essere sbloccato, anche perché il contributo della Turchia è migliorato. Giovedì ci occuperemo di nuovo di questo. Coloro che vengono qui solo per motivi economici devono essere rimandati nel loro Paese.
Renzi: Siamo disponibili e volenterosi a fare la nostra parte. Non abbiamo nessun problema né con la Turchia né con la Germania per il finanziamento dei tre miliardi. L’Italia è disponibile, stiamo aspettando che le istituzioni europee ci diano delle risposte sul modo di intendere e concepire questo contributo e gli altri. Per mesi il problema dell’immigrazione sembrava essere solo italiano, adesso sappiamo che è un problema europeo. Speriamo che le risposte che abbiamo chiesto a Bruxelles sulla computazione di questi denari possano arrivare prima possibile. Se l’Europa perde Schengen, a mio giudizio perde se stessa. Lo sforzo che possiamo fare per salvarlo deve essere fatto insieme, vale per rimpatri, per i confini, per le procedure di identificazione. L’Italia ormai è al 100% non solo sulle impronte digitali, ma anche per il riconoscimento ufficiale, che sarà molto importante per la sicurezza.
 
Renzi: Noi facciamo parte di una coalizione di volenterosi (o di obbligati, visto il problema) da quando ancora l’immigrazione non era sui giornali europei. Voglio ringraziare Angela perché nel Consiglio europeo di giugno fu decisiva per affermare il principio che fosse un problema europeo, lo ha fatto prima che ci fosse il problema in Germania. Adesso vogliamo far parte di un lavoro comune sull’area balcanica, a condizione che non dimentichiamo mai qual è l’ideale che ci muove, cioè che l’Europa è nata abbattendo i muri, non costruendo i muri.
Merkel: Italia sin dall’inizio è stata in prima linea sulla crisi migratoria. Abbiamo bisogno di un sistema nuovo, di una migliore supervisione dei confini e con la missione nel Mediterraneo stiamo lavorando insieme per salvare le vite e combattere gli scafisti, soprattutto dalla rotta libica.
 
Renzi: La Commissione europea ha adottato il 13 gennaio 2015 una comunicazione sulla flessibilità, per noi è il punto di riferimento. L’Italia non sta chiedendo di cambiare le regole, ma che siano applicate. Non ci sono equivoci sul fatto che per noi la flessibilità è stata una condizione per l’elezione di Juncker. Io non ho cambiato idea, spero non l’abbia fatto anche Juncker. Ci sono idee diverse tra di noi, su alcune dinamiche di gestione delle politiche economiche non la pensiamo allo stesso modo, non è una novità. Ma l’Italia ha messo mano a riforme, senza sforare i parametri di Maastricht. Questo permette all’Italia di tornare ad avere il segno più. Nessuno ha dubbi sul fatto che il debito italiano, che pure è sostenibile, debba scendere. Non lo dico per fare un piacere ad Angela, ma per fare un piacere ai miei figli, ai miei nipoti. Per me le politiche di austerity da sole non funzionano, portano alla sconfitta dei governi, portano l’Europa a fallire. Non so se su questo la pensiamo allo stesso modo su tutto, ma ciò non toglie che possiamo dirci le cose con il sorriso.
Merkel: Una comunicazione sulla flessibilità può essere interpretata sempre in modo diverso. Ogni Paese può aprire un confronto con la Commissione e noi ne prendiamo atto.
 
Renzi: L’Italia ha detto sì al contributo in Turchia il 29 novembre e non abbiamo cambiato idea, stiamo aspettando che la Commissione ci dia alcune risposte, che per me sono dettagli. Alla Commissione sono molto impegnati, ma trovano spesso il tempo per fare conferenze stampa, quindi mi auguro che possano anche affrontare questo punto.
Da L' Unità.TV


La Matita di Staino & Scintilla


Migranti, il piano del Viminale: un charter alla settimana per i rimpatri

Migranti, il piano del Viminale: un charter alla settimana per i rimpatri

Ma non ci sono gli accordi bilaterali. Sono 5.902 i minori stranieri soli scomparsi dai centri di accoglienza. Il rischio di arrivi via mare anche dal Montenegro

Di Fiorenza Sarzanini fsarzanini@corriere.it



ROMA È il problema più difficile da risolvere, l’ostacolo che non si riesce a superare. Perché oltre il 53 per cento dei migranti irregolari rimangono in Italia, nonostante i provvedimenti di espulsione e questo vanifica ogni tentativo di rimpatrio. I dati relativi al 2015 forniscono un quadro confermato anche in questo primo mese del 2016. E dicono che lo scorso anno su 34.107 stranieri ben 18.128 sono rimasti nonostante non avessero i requisiti per ottenere il permesso di soggiorno. E meno della metà, esattamente 15.979, risultano andati fuori dal nostro Paese, anche se pure su questo numeri non c’è certezza visto che molti di loro riescono a sottrarsi alla cattura dopo l’ordine emesso dal questore o dal giudice. Una situazione di caos che riguarda pure i minori. Secondo quanto denunciato dalla deputata di Alternativa Libera, Eleonora Bechis, «esaminando le cifre aggiornate al 30 novembre scorso 2015 si scopre che sono 5.902 i minori stranieri non accompagnati scomparsi dai centri di accoglienza italiani (in prevalenza Sicilia, Calabria, Puglia e Marche)». Le autorità li definiscono “irreperibili”. «Tuttavia - sottolinea la parlamentare - non c’è un dato che certifichi se abbiano o meno varcato nuovamente la frontiera italiana e non sono stati registrati ricongiungimenti familiari. Inoltre, dei 63 mila migranti non identificati, secondo la Commissione europea, 5 mila erano minori non accompagnati. In totale, dunque, mancano all’appello circa 11 mila minori migranti non accompagnati, giunti in Italia nel corso dell’anno 2015».
La missione in Albania
Ieri una delegazione della polizia è volata in Albania per prendere contatti con le autorità di Tirana. Dopo la scelta di numerosi Paesi Ue di sospendere il trattato di Schengen ripristinando i controlli alle frontiere, il rischio forte è che si apra la rotta balcanica con arrivi via mare anche dal Montenegro. Qualche passaggio è già stato registrato, anche dalla Libia si sono intensificate le partenze e il dipartimento guidato dal prefetto Mario Morcone ricomincia a fare i conti con le difficoltà legate all’accoglienza, a cercare strutture dove sistemare chi ha richiesta di ottenere lo status di rifugiato. Il piano messo a punto dal Viminale per far tornare negli Stati d’origine i migranti che non hanno diritto all’asilo prevede la partenza di un charter a settimana con 50 persone a bordo. Ma è una tabella di marcia difficile da rispettare. Anche perché gli accordi bilaterali che consentono il rimpatrio sono stati siglati soltanto con quattro governi: Egitto, Tunisia, Algeria e Marocco. I partner europei stanno facendo tornare a casa gli afghani, l’Italia al momento non ha alcun patto con Kabul e in ogni caso si era deciso di attendere che la situazione tornasse meno critica ritenendo che in alcuni casi sia possibile concedere l’asilo agli stranieri provenienti da un’area tuttora di massimo rischio.
L’Europa e i rifugiati: i nodi

I respingimenti
Nelle prossime settimane si cercherà di siglare nuovi patti, soprattutto si è deciso di intensificare le partenze verso i quattro Paesi che già collaborano. Perché le previsioni dicono che l’Italia rischia di dover affrontare un flusso ben superiore a quello dello scorso anno e dunque bisogna privilegiare i richiedenti asilo rispetto a chi non ha titolo per rimanere qui. Secondo i numeri relativi al 2015 dei 15.979 rimpatriati, in realtà 8.736 sono stati respinti alla frontiera e soltanto 1.738 risultano riammessi nei Paesi di provenienza. Una tendenza confermata nel gennaio del 2016 stando almeno agli ultimi dati secondo cui nei primi tre giorni sono stati rintracciati 925 stranieri irregolari, 325 sono stati rimpatriati alla frontiera mentre 543 sono ancora in Italia. Anche per questo si sta valutando se ampliare il numero dei posti nei Centri di espulsione che sono meno di mille. ROMA È il problema più difficile da risolvere, l’ostacolo che non si riesce a superare. Perché oltre il 53 per cento dei migranti irregolari rimangono in Italia, nonostante i provvedimenti di espulsione e questo vanifica ogni tentativo di rimpatrio. I dati relativi al 2015 forniscono un quadro confermato anche in questo primo mese del 2016. E dicono che lo scorso anno su 34.107 stranieri ben 18.128 sono rimasti nonostante non avessero i requisiti per ottenere il permesso di soggiorno. E meno della metà, esattamente 15.979, risultano andati fuori dal nostro Paese, anche se pure su questo numeri non c’è certezza visto che molti di loro riescono a sottrarsi alla cattura dopo l’ordine emesso dal questore o dal giudice. Una situazione di caos che riguarda pure i minori. Secondo quanto denunciato dalla deputata di Alternativa Libera, Eleonora Bechis, «esaminando le cifre aggiornate al 30 novembre scorso 2015 si scopre che sono 5.902 i minori stranieri non accompagnati scomparsi dai centri di accoglienza italiani (in prevalenza Sicilia, Calabria, Puglia e Marche)». Le autorità li definiscono “irreperibili”. «Tuttavia - sottolinea la parlamentare - non c’è un dato che certifichi se abbiano o meno varcato nuovamente la frontiera italiana e non sono stati registrati ricongiungimenti familiari. Inoltre, dei 63 mila migranti non identificati, secondo la Commissione europea, 5 mila erano minori non accompagnati. In totale, dunque, mancano all’appello circa 11 mila minori migranti non accompagnati, giunti in Italia nel corso dell’anno 2015».