Gozi:
“In Europa siamo entrati in
una nuova fase. Vi spiego perché”
Il
sottosegretario con delega agli Affari europei: “Il nostro Paese
sta portando avanti politiche nuove su crescita, immigrazione e
asilo: è interesse della Commissione europea avere un’Italia con
un ruolo così innovativo”
Le
difficoltà economiche e sociali che l’Europa ha attraversato
nell’ultimo periodo sta portando a dei profondi cambiamenti nei
rapporti tra Stati e creando di volta in volta alleanze nuove anche a
seconda dei temi da affrontare. È un’Europa in profonda
trasformazione quella in cui l’Italia può giocare un ruolo da
protagonista su temi centrali e attuali come la crescita,
l’immigrazione e l’asilo: “un ruolo attivo e innovativo a
livello europeo” fondamentale per “passare a nuove politiche a
livello europeo”, come spiega il sottosegretario alla Presidenza
del Consiglio con delega agli Affari europei Sandro Gozi. Centrale è
la gestione dei flussi migratori partendo dalla collaborazione con
l’Austria fino ad arrivare a una cooperazione europea che punti
alla stabilizzazione della Libia, lavorando “insieme per bloccare
sin dall’inizio – spiega Gozi – i trafficanti di esseri umani”.
Sottosegretario
Gozi, cosa è cambiato in questi giorni nel rapporto tra Austria e
Italia, soprattutto dopo gli ultimi incontri tra i due governi?
Intanto
è stata fatta chiarezza: non ci saranno muri o barriere; queste
misure saranno applicate solo in caso di flussi che riteniamo non
verranno mai. E questo è un primo dato di chiarezza molto importante
e positivo. È ovvio che noi comunque continueremo sia a lavorare a
livello politico bilaterale sia a livello politico con la Commissione
europea perché qualsiasi misura su cui l’Austria sta lavorando
deve essere non solo annunciata ma anche indicata in maniera precisa
e su questo occorre che la Commissione europea faccia il suo lavoro,
cioè valuti il pieno rispetto delle regole di Schengen. Noi
chiediamo – e questo è anche il senso dell’incontro che Renzi
avrà con Junker – che la Commissione europea vigili sul pieno
rispetto delle regole di Schengen. Noi a livello bilaterale
continueremo a fare la nostra parte; oggi negli hotspot si
identificano il 100% degli arrivi e stiamo rafforzando anche i centri
per l’identificazione e le misure per i rimpatri. Per questo, le
ipotesi e le misure di prevenzione alle quali l’Austria sta
pensando non saranno mai necessarie.
Ma
se l’Austria dovesse insistere?
In
ogni caso, siamo in uno Stato di diritto, in prospettiva se l’Austria
dovesse andare in direzioni diverse c’è sempre la possibilità di
ricorrere alla Corte di giustizia. Gli strumenti in uno Stato di
diritto come l’Unione europea ci sono ed è evidente che bisogna
evitare qualsiasi atto unilaterale e occorre la Commissione valuti in
maniera molto specifica anche perché le misure di chiusura non
sarebbero legittime perché non sussiste un pericolo reale di
incremento dei flussi tra Italia e Austria e non sarebbero necessarie
né proporzionate. Le regole di Schengen prevedono che in certi casi
di flussi eccezionali, si può comunicare e lavorare in maniera
collegiale per prendere delle misure di emergenza, questo non è il
caso. Riteniamo che un’eventuale chiusura del Brennero non sarebbe
legittima.
E
quindi cosa dice oggi Roma a Vienna?
All’Austria
e agli altri diciamo “non sbagliamoci di frontiera”; quella su
cui dobbiamo lavorare non è quella tra Italia e Austria, ma la
frontiera esterna. L’Austria ci aiuti a definire in maniera rapida
la decisione di creare il corpo di polizia europeo delle frontiere
esterne che è la vera risposta se vogliamo cominciare a governare
insieme anziché subire i flussi migratori e di rifugiati.
Parlando
di Europa, la Germania è ancora la leader incontrastata o in questo
momento ha delle difficoltà di leadership?
Oggi
c’è un nuovo contesto politico in Europa perché ci sono diversi
governi che chiedono una svolta sia in materia di politica economica
che di politica delle migrazioni. Intorno al tavolo c’è l’Italia
di Renzi, c’è Antonio Costa, nostro alleato portoghese e non c’è
più il leader conservatore, c’è Alexis Tsipras con tutte le
difficoltà della Grecia e non c’è più Samaras e quindi gli
equilibri di forza tra conservatori e progressisti stanno cambiando e
questo incide anche nelle dinamiche del Consiglio europeo. Credo che
Angela Merkel continui ad avere una posizione centrale, ma siamo in
una nuova fase politica ed è necessario che anche l’Europa cambi
rapidamente e sta cominciando a farlo.
In
cosa si sostanzia questa nuova fase?
A
cambiare devono essere le sue politiche economiche e andare molto di
più nella politica degli investimenti, della crescita e di norme che
favoriscano le riforme e che acceleri anche una vera politica comune
dell’immigrazione, un sistema d’asilo comune. Basta austerity e
più Europa per rispondere ai problemi che solo l’Europa può
risolvere come l’asilo e l’immigrazione. Poi è chiaro che in
questo contesto anche le convergenze cambiano: sull’economia
abbiamo una visione diversa da quella tradizionale della Germania.
L’altro
nodo è l’immigrazione.
Anche
grazie al lavoro che l’Italia ha svolto in questi due anni, abbiamo
stabilito un’alleanza molto importante con Berlino e con Stoccolma.
Mentre prima l’Italia era da una parte e la Germania e la Svezia
dall’altra, noi parlavamo di politiche comuni mentre in altre
capitali si pensava che il Mediterraneo fosse un problema italiano,
oggi Roma, Stoccolma e Berlino sono quelle che spingono di più per
andare nella direzione di un controllo europeo delle frontiere, di
una revisione degli accordi di Dublino di un sistema di asilo comune,
di un forte e nuovo partenariato tra Europa e Africa con il Migration
compact. Non solo è cambiato il contesto politico, ma siamo in una
situazione particolare per la quale le alleanze sono di tipo diverso
a seconda dei temi. Il rapporto tra Italia e Germania è importante
ma credo anche che in questa nuova dinamica l’Italia possa giocare
un ruolo centrale, di leadership che non esercitava da tantissimo
tempo.
La
settimana prossima si terrà l’incontro tra Renzi e Junker, un
incontro fondamentale che avviene durante un periodo di particolare
difficoltà. Quali possibilità ci sono di far avanzare le richieste
italiane e aumentare il peso dell’Italia in Europa?
Nei
rapporti tra Italia e Commissione europea siamo entrati in una nuova
fase: vogliamo che sia molto costruttiva e proficua. Certamente sono
molto importanti le proposte che la Commissione europea ha fatto in
materia di asilo, di immigrazione, di controllo delle frontiere
esterne che vanno esattamente nella direzione auspicata dall’Italia.
Sono lontani i tempi in cui la Commissione apriva le procedure di
infrazione su Eurodac proprio nei confronti dell’Italia. Siamo in
una fase positiva e anche il dialogo in materia di politica economica
sta procedendo bene. Quindi credo che sia interesse della Commissione
europea stessa ad avere un’Italia che svolga un ruolo attivo e
innovativo a livello europeo perché su temi come la crescita,
l’immigrazione e l’asilo bisogna passare a nuove politiche e
l’Italia questo ruolo lo sta svolgendo. Ora bisogna andare avanti e
serve che a queste premesse seguano poi dei risultati concreti.
Tra
le proposte, sul tema dell’immigrazione c’è quella italiana per
gli eurobond: pur non convincendo la Germania potrebbe passare in
Europa?
Credo
che la cosa importante ora sia registrare un ampio consenso e un
forte interesse delle istituzioni europee e di tutti i governi per
gli obiettivi del Migration compact e per la volontà di realizzare
veramente quello scambio virtuoso tra europei e africani con l’Europa
che da una parte che si impegni con più investimenti per lo sviluppo
dell’Africa, e con l’Africa che dall’altra si assuma maggiori
responsabilità assieme a noi nella gestione dei flussi migratori e
contro i trafficanti di esseri umani. È chiaro che questo richiede
anche nuovi strumenti finanziari e nuove risorse a quelli già
esistenti nel bilancio europeo. Il dibattito è aperto, non so se
arriveremo a creare degli eurobond, sono convinto però che questo
dibattito ci permetterà di arrivare a identificare dei nuovi
strumenti finanziari aggiuntivi rispetto a quelli che abbiamo e se
altri partner europei hanno altre idee su come reperire le risorse
noi siamo certamente interessati ad ascoltarle.
Gozi,
l’ultima domanda: come si sta preparando l’Italia a fronteggiare
gli arrivi massicci di questa estate?
L’Italia
ha già preso delle misure importanti. Negli hotspot che abbiamo
creato ora le identificazioni sono al 100% e abbiamo raddoppiato il
numero delle commissioni territoriali che esaminano le richieste
d’asilo. Prima ci volevano fino a due anni per le richieste ora in
qualche mese, in alcuni casi anche in un paio di mesi, le procedure
vengono espletate; abbiamo anche rafforzato il sistema Strar, cioè
la cooperazione tra governo e Comuni per assicurare una gestione
capillare su tutto il territorio degli arrivi dei potenziali
richiedenti asilo; proprio giovedì il ministro Alfano ha proposto
anche assieme ai nostri partner europei di lavorare nelle
identificazioni direttamente sulle navi che monitorano il
Mediterraneo. Credo che queste siano delle misure importanti che
erano spesso invocate in passato e che siamo riusciti a introdurre.
La soluzione politica di fondo, però, passa attraverso una
stabilizzazione della Libia, e l’Italia, con gli altri partner, è
interessata e pronta a collaborare con il governo libico perché la
vera svolta nel controllo delle partenze è poter lavorare insieme
per bloccare sin dall’inizio i trafficanti di esseri umani.
di
Silvia Gernini per L' Unità.TV