Panama
Papers, l’inchiesta è
stata fatta così
Ai
collaboratori è stata concessa la possibilità di accedere a un sito
protetto che permetteva la ricerca all’interno dei file
Sui
Panama Papers a incuriosire chi si occupa di giornalismo e media è
la verifica del lavoro svolto dagli oltre 370 giornalisti che vi
hanno partecipato. Cioè i Panama Papers visti dalla parte di chi
vuole capire i meccanismi con i quali si è sviluppata questa
straordinaria inchiesta giornalista, compiuta con la regia
dell’International Consortium of Investigative Journalists (ICIJ),
organizzazione no-profit, composta da più di 190 giornalisti,
disseminati in 65 paesi. Già Leo Sisti, corrispondente italiano
dell’ICIJ, nell’Espresso, ha raccontato come sia avvenuta
l’integrazione tra i giornalisti delle diverse testate e i diversi
paesi.
«C’è
una nuova storia per te e per l’Espresso»: gli dissero a
Washington. Da allora, bocche cucite. Ora ulteriori dettagli su come
hanno lavorato i reporter sono stati forniti da un giornalista
israeliano, Uri Blau, sul sito Nieman Report. Il giornalista aveva
già collaborato con l’ICIJ in altre due grandi operazioni, come
Swiss Leaks e Luxembourg Leaks. È è interessante conoscere i
dettagli, dall’iniziale spinta del giornale tedesco Süddeutsche
Zeitung, che, ricevuto il file di Panama da una propria fonte, l’ha
subito condiviso con il Consorzio. Dopo i contatti preliminari, più
di 10 mesi fa, racconta Blau, si è svolto il primo incontro tra una
dozzina di organizzazioni media che hanno discusso alcuni aspetti del
«nuovo progetto».
Era
decisivo decidere come condurre la ricerca dal momento che c’erano
da visionare circa 2.6 terabytes di dati, che risalivano anche a 40
anni. Poi gli incontri a ripetizione con il numero dei giornalisti
coinvolti che andava crescendo di tappa in tappa. Ai collaboratori è
stata concessa la possibilità di accedere a un sito protetto che
permetteva la ricerca all’interno dei file. Attraverso l’ocr
(riconoscimento ottico dei caratteri), è stata resa possibile la
ricerca di immagini e file generalmente non individuabili.
Poi
sono state aggiunte nuove opzioni come la ricerca interna basandosi
sulla data di un documento, sul nome del suo creatore o destinatario,
la possibilità di scaricare i documenti stessi, o con la visual
research consentire ai giornalisti di riconoscere facilmente le
connessioni tra le compagnie e i clienti. Così sono state costruite
le liste, attraverso un sistematico contatto e una verifica costante,
fatta anche attraverso l’uso di Facebook.
Di
Maurizio Boldrini per L' Unità.TV
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