Lo
scatto di Draghi: “Lavoriamo
per l’Europa, non per la Germania”
Il
capo della Bce: “Pronti a fare tutto ciò che è necessario per la
stabilità dell’Eurozona, rispondiamo alla legge non ai politici”.
I tassi rimangono ai minimi storici e sul quantitative easing si va
avanti
Mario
Draghi punta i piedi, risponde a muso duro alla Germania e rivendica
i risultati ottenuti grazie all’operato della Bce. “Lavoriamo per
mantenere la stabilità dell’Eurozona, non di Berlino. Noi
obbediamo alla legge, non ai politici. E negli ultimi quattro anni la
Bce è stata l’unica istituzione che ha sostenuto la crescita in
Europa”. Dalle parole ai fatti: il costo del denaro rimane fermo,
il tasso principale resta al minimo storico dello 0,00%, quello sui
depositi bancati a -0,40% e quello del rifinanziamento marginale a
0,25%. “E a questi livelli o più bassi ancora – assicura Draghi
– ci resteremo a lungo, sicuramente oltre la fine del piano di
acquisti nel settembre 2017″. Inoltre, chiarisce, “se fosse
necessario, di fronte a una stretta finanziaria non desiderata che
alterasse le prospettive d’inflazione di medio termine, la Bce è
pronta ad agire usando tutti gli strumenti concessi dal suo mandato“.
Stoccata
alla Germania e ai politici tedeschi
Il
capo dell’Eurotower tira dritto e non si fa intimidire dalle
critiche che arrivano da Berlino, in particolare dal potente ministro
della Finanze Wolfgang Schaeuble. “Abbiamo un mandato per
perseguire la stabilità dei prezzi in tutta l’Eurozona e non per
la sola Germania. Questo mandato è stabilito dalla legge europea,
noi obbediamo alla legge e non ai politici, perché siamo
indipendenti”. Il Consiglio direttivo si è ritrovato unanime, ha
precisato, nel difendere l’indipendenza dell’istituzione e
l’adeguatezza dell’attuale linea espansiva della politica
monetaria. Le sfuriate tedesche sembrano esser state innescate dalle
discussioni sull’ipotesi di “helicopter money”, ovvero la
distribuzione a pioggia di denaro da parte dell’istituzione
monetaria. Su questo Draghi ha cercato di disinnescare la polemica
puntualizzando che una ipotesi simile “non è stata mai discussa”
dal Consiglio. E poi una battuta, rivolta a chi, in Germania,
sostiene che il presidente della Bce dovrebbe essere tedesco: “Un
presidente della Bce non italiano sceglierebbe politiche diverse? La
risposta che darei è naturalmente sì”.
Sul
quantitative easing si tira dritto
Intanto
il programma di acquisto di bond del settore privato (Cspp), il nuovo
braccio del quantitative easing introdotto lo scorso marzo dalla Bce,
entrerà ufficialmente in effetto a partire da giugno. “Gli
acquisti di bond di livello di investimento emessi da aziende non
finanziarie dell’eurozona – si legge nel comunicato – saranno
effettuati da sei banche centrali dell’eurozona, nello specifico
dagli istituti centrali di Italia, Belgio, Germania, Spagna, Francia
e Finlandia”. Ognuna di queste banche sarà responsabile per gli
acquisti da emittenti di un’area particolare dell’eurozona e la
Bce coordinerà gli acquisti. “Gli acquisti saranno effettuati sul
mercato primario e secondario ma nessun acquisto sul mercato primario
riguarderà titoli di debito emessi da aziende qualificabili come
Public undertakings, cioè aziende su cui il settore pubblico possa
esercitare la propria influenza o attraverso quote o partecipazioni
finanziarie”.
Brexit?
Rischi su crescita Eurozona sarebbero limitati
Secondo
Draghi la presenza della Gran Bretagna nell’Unione europea
rappresenta “un beneficio reciproco” dell’Unione e del Regno.
Non ha voluto invece pronunciarsi sugli esiti del referendum, salvo
notare che la stessa consultazione ha già causato fluttuazioni sui
mercati, in particolare un netto calo della sterlina. Quanto ai
rischi che l’uscita possa ripercuotersi sulla crescita dell’area
euro sono “limitati”, secondo la Bce.
di
Stefano Cagelli per L' Unità.TV
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