L’era
di Davide inizia male tra
incoerenze, flop e indagati
Tante
figuracce in pochi giorni non erano ragionevolmente prevedibili.
Altro che movimento senza leader: non funziona
L’era
di Davide Casaleggio non sta iniziando granché bene: un po’ troppi
i segnali di spaesamento – usiamo questo eufemismo – che
percorrono i pentastellati ora che l’enigmatico fondatore non c’è
più. Forse era inevitabile una fase così ma tante figuracce in
pochi giorni non erano ragionevolmente prevedibili. Altro che
movimento senza leader: non funziona. Ma mettiamo in fila i fatti.
Primo
fatto. La sberla di domenica al referendum – solo il 31% che va al
voto in quella che doveva essere la prova generale della spallata al
governo – è stata frettolosamente e furbescamente archiviata dal
quasi-leader Di Maio con la scusa che si è trattato di un episodio
della lotta interna al Pd (che in parte è pure vero ma in parte, e
piccola peraltro). Ovviamente questa tesi è una banalità. La verità
è che dalle analisi emerge che il M5S non è riuscito a portare al
voto nemmeno il suo elettorato, il che è uno smacco, ed è su questo
che dovrebbero riflettere, loro come gli altri compagni di questo
sfigatissimo viaggio. Altrimenti, come diceva quel personaggio di
Cechov, «stiamo zitti che è meglio».
Secondo
fatto. I grillini, contravvenendo al precetto di Casaleggio padre,
stanno occupando alla grande gli studi televisivi. Il che è
legittimo, intendiamoci. Ma ricordate quando, per mesi e mesi ci
avevano spiegato che la comunicazione globale non può avvenire che
in Rete, fondamento della «nuova democrazia digitale», strumento
unico per creare l’evento e comunicare col mondo? La tv è
superata, dicevano i grillini. Anzi, il miglior modo per far parlare
la tv di noi è non andarci, in tv. E in effetti per qualche tempo
questa strategia comunicativa del M5S – del “primo” M5S –
funzionò. Ma ora che è diventato un partito come tutti gli altri,
in tv ci corrono, i Di Battista, i Di Maio, i Fico e soci: tanto più
se identificano una rete tv pronta a ospitarli in tutte le
trasmissioni, come succede a una rete cui vogliamo sincero bene e non
da oggi, cioè La7 (un po’ imbarazzante Piazzapulita di lunedì
sera, con intervista a Di Maio, servizio su un comizio di Di Maio, Di
Battista e poi Fico in collegamento, il tutto introdotto da una
lezioncina del consigliere d’amministrazione Rai in quota grillina
Carlo Freccero).Va tutto bene, intendiamoci, ma impressiona un
tantinello che i grillini di questa primavera 2016 si comportino come
Forza Italia nel 1994.
Terzo,
l’esibizione del garantismo a corrente alternata in quel di
Livorno, con l’assessore Lemmetti che, indagato, non si dimette. Il
che sarebbe anche plausibile (vedi alla voce garantismo, appunto)
però quando viene indagato un esponente del Pd, apriti cielo,
«onestà-onestà», in galera e buttate la chiave. Ragazzi, datevi
una regolata.
Quarto,
le grandi manovre per la leadership che stanno innervosendo più di
un parlamentare M5S. Il quasi leader Di Maio appare ad alcuni
grillini troppo proteso a darsi le medagliette da solo, troppo
concentrato su se medesimo, troppo meticoloso nel costruirsi un clan
proprio. Non sappiamo se sia così, registriamo solo che questa è
una frizione tipica dei partiti (vedi alla voce, lotte di potere).
Ancora una volta: siete come gli altri.
Quinto,
un po’ a sorpresa l’avvocato Raggi è andata a Milano per
riferire alla Casaleggio Associati «quello che stiamo facendo a
Roma». E perché è andata «a riferire» a Milano – e a chi? –
e non ai suoi seguaci romani? Perché confermare così sfacciatamente
l’esistenza di un partito-azienda, alla faccia di cittadini, blog,
Rete, meet up et similia?
Sesto,
il quasi-leader Di Maio va in questi giorni a Londra per delle
«conferenze» di cui non conosciamo bene l’obiettivo. «Per
accreditarsi», dicono i giornali. Non solo: Di Battista, membro del
direttorio M5S e quindi certamente bene informato, ha dichiarato
apertis verbis: «Luigi va a Londra in qualità di esponente della
seconda forza politica del Paese, per altro in netta crescita».
Bene, bravo: un po’ di “conversation” fa sempre bene, e ancor
più imparare qualcosa di politica internazionale. Eppure risulta che
il viaggio di Di Maio a Londra sia interamente spesato dalla Camera
dei deputati e che peraltro non sarà il solo: in programma ci sono,
infatti, anche visite a Parigi e Berlino, sempre in conto paga della
Camera. Eh no, amici: o Di Maio smentisce Di Battista o paga i
viaggetti di accreditamento di tasca sua. Altro che scatolette di
tonno, cari miei.
di
Mario Lavia per L' Unità.TV
Invece di intralciare, raccontare frottole e falsità,
polemizzare su ogni cosa , decidetevi a fare
qualcosa di costruttivo
e date un segno che forse siete utili a
qualcosa a questo meraviglioso paese che vi
mantiene come dei signorotti medioevali.....Forza ragazzi fate qualcosa di utile per l' Italia e gli italiani le polemiche lasciatele a casa vostra....Saluti
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