Le
25 risposte di Renzi alle critiche
sulla riforma della Costituzione
Dalle
obiezioni politiche a quelle più tecniche, così il
premier ha
ribattuto alla Camera
Nel
corso del suo intervento di ieri alla Camera (video), il presidente
del Consiglio ha elencato le 25 critiche più comuni che secondo lui
sono state mosse alla riforma costituzionale, ribattendo punto per
punto, con le proprie obiezioni, con i numeri, ma anche con citazioni
dei padri costituenti.
Ecco
il virtuale botta e risposta (come si legge nei suoi appunti) tra
Renzi e gli oppositori della riforma.
1.
La riforma non doveva essere proposta dal governo. Renzi cita Umberto
Terracini, che già nel gennaio del 1947 “mise ai voti la
possibilità che il governo avesse l’iniziativa anche sui temi
della revisione costituzionale. La seconda sottocommissione votò
approvandola”.
2.
Le riforme costituzionali si fanno tutti insieme. “Noi non abbiamo
cambiato idea su questo testo. Chi ha cambiato idea lo ha fatto
perché questo parlamento in seduta comune ha eletto presidente della
Repubblica quel galantuomo che è Sergio Mattarella contro i
desiderata del leader di quel partito”. Il riferimento,
naturalmente è a Silvio Berlusconi e a Forza Italia, che votò in
gran parte il testo che si avvia a essere approvato nei precedenti
passaggi parlamentari, salvo tirarsi indietro dopo non essere
riuscita a essere determinante, come avrebbe voluto, nella scelta del
capo dello Stato.
3.
Sono state compiute forzature inaccettabili. Renzi ha buon gioco nel
ricordare gli oltre 83 milioni di emendamenti che sono stati
presentati dalle opposizioni e, più in generale, l’ostruzionismo
che ha contraddistinto i passaggi parlamentari della riforma. Quelle
– a detta del premier – sono state le vere forzature, alle quali
la maggioranza ha reagito.
4.
La riforma è stata fatta in modo affrettato. In realtà,
l’approvazione arriva dopo un numero di sedute perfino superiore a
quelle che sono state necessarie all’Assemblea costituente per
scrivere l’intera Carta. “Non si ricorda nella storia
parlamentare un dibattito così lungo”, ha detto il premier.
5.
Il parlamento che sta riscrivendo la Costituzione è stato eletto con
una legge elettorale dichiarata illegittima dalla Consulta. Ma la
sentenza spiega esplicitamente che gli effetti di quella
illegittimità non riguardano la legislatura in corso.
6.
Non spetterebbe al governo e alla maggioranza chiedere il referendum
confermativo. Ma nulla lo impedisce. Inoltre, Renzi ricorda che
questa scelta è “frutto di un accordo politico preso con le altre
forze della maggioranza”.
7.
Legare la vita del governo al referendum è una strumentalizzazione
politica. Per Renzi, invece, risponde a “un principio di serietà
politica”, visto che la nascita dell’esecutivo che presiede è
seguita alla “stagnazione” di quello precedente proprio sul tema
delle riforme, sul quale lui stesso ha preso un impegno con il
presidente della Repubblica e con il parlamento nel momento in cui ha
accettato l’incarico.
8.
La Costituzione più bella del mondo non si tocca. Ma già in passato
è stata modificata.
9.
La riforma aprirà dei contenziosi. Renzi ammette che “alcuni punti
dovranno essere chiariti”, ma rivendica che questo testo “rende
più chiaro” il rapporto tra i diversi organi costituzionali
(soprattutto tra regioni e Stato centrale) rispetto a quanto avviene
adesso.
10.
La riforma è stata fatta per risparmiare. “Non è il punto da cui
abbiamo preso le mosse”, spiega il premier, che comunque conferma
che le nuove norme della Costituzione faranno risparmiare i
cittadini, “ma non lo giudico un elemento negativo”.
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11.
Si consegnano tutte le istituzioni in mano a una sola forza politica,
grazie alla combinazione con l’Italicum. Qui il premier ricorda che
la maggioranza assegnata dalla nuova legge elettorale non è comunque
sufficiente a consentire l’elezione del presidente della
Repubblica. “Ci accingiamo ad andare verso un modello di democrazia
decidente”, rivendica però Renzi, che cita Calamandrei: “Una
democrazia che non decide è l’anticamera della dittatura”.
12.
Si introduce un premierato assoluto. In realtà, a differenza delle
precedenti proposte avanzate da D’Alema e dal centrodestra, i
poteri del presidente del Consiglio non sono toccati dalla riforma
Boschi, nonostante il premier italiano sia “l’unico in Europa che
non è in grado di nominare e revocare i ministri”.
13.
Si concedono poteri eccessivi al governo. Per Renzi, però, questa è
“una risposta all’abuso della decretazione d’urgenza”.
14.
La riforma attenta alla democrazia e non assicura le necessarie
garanzie. Ma aumentano gli istituti di partecipazione e aumentano le
garanzie per le minoranze e le opposizioni (per le quali sarà ancora
necessario modificare i regolamenti parlamentari). “La riforma –
ha spiegato Renzi – responsabilizza davanti agli elettori chi
governa”.
15.
Composizione del Senato e procedimento legislativo. La funzione del
secondo ramo del Parlamento è molto chiara, senza essere più un
doppione della Camera.
16.
Introdurre il voto per delegazione al Senato. È il modello del
Bundesrat, con le delegazioni dei singoli Lander che votano in
blocco. Ma “la sensibilità politica italiana è diversa”, ha
sottolineato Renzi, così nella riforma è stato mantenuto il
rispetto per i criteri attualmente prevalenti, come l’appartenenza
politica e la valutazione personale.
17.
Ci sono troppi procedimenti legislativi. Il Senato potrà decidere su
quali argomenti chiedere un supplemento di attenzione, ma la
centralità del procedimento legislativo rimane saldamente in mano
alla Camera.
18.
La ratifica dei trattati internazionali non coinvolge il Senato.
Quella posta dal nuovo articolo 80 è una “questione tecnica non
irrilevante”, ammette Renzi. La ratifica dei trattati, infatti, è
appannaggio della sola Camera e, siccome essa è associata spesso
anche alle norme che ne danno attuazione, potrebbe toccare materie di
competenza bicamerale. Il premier però rivendica, sotto questo
aspetto, un ritorno alla Carta così come immaginata dai costituenti.
19.
Il nuovo Titolo V rappresenta una “controriforma” rispetto a
quella del 2001. Per Renzi, quella decisione maturò più come “un
riflesso politico ad una situazione che si stava vivendo che non come
maturata valutazione e scelta”. Per questo, rivendica la decisione
di tornare indietro su alcune di quelle questioni, riportando temi
come il turismo e la politica energetica sotto la competenza statale.
20.
La clausola di supremazia avvilisce l’autonomia regionale. È,
invece, un elemento di garanzia.
21.
I limiti ai costi della politica imposti alle regioni sono umilianti.
Renzi richiama invece gli scandali degli ultimi anni, per affermare
che le nuove norme, che impongono che l’indennità dei consiglieri
regionali non possa superare quella dei sindaci dei comuni capoluogo,
esaltano “la dignità” di quel ruolo.
22.
È un errore abolire la legislazione concorrente. “Io credo che sia
stato un clamoroso errore aver impostato la concorrente come è stato
fatto con la riforma del 2001″.
23.
La riforma non tocca le regioni a Statuto speciale. Renzi giustifica
la decisione con il fatto che non ci fosse una maggioranza
parlamentare in grado di intervenire su questo punto, a causa delle
opinioni diverse tra le forze politiche.
24.
Non è opportuno che il Senato elegga due giudici della Corte
costituzionale. A giudizio del premier, è stato raggiunto tra Camera
e Senato un compromesso sulla composizione della Consulta, che ne
assicura “un livello di qualità indiscutibile”.
25.
L’elezione del presidente della Repubblica non è ben disciplinata.
La decisione di porre un quorum minimo pari ai tre quinti dei votanti
è un elemento di garanzia rispetto al fatto che una forza politica
da sola possa eleggere il capo dello Stato.
di
Rudy Francesco Calvo per L' Unità.TV
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