La resilienza degli aquilani di fronte alla tragedia e agli sciacalli
Oggi
la città guarda con più speranza al futuro, a quella vita cambiata
per sempre sette anni fa
Per
molti il 6 aprile non è una data come le altre, per molti il 6
aprile rappresenta l’inizio di una nuova vita.
Sono
passati sette anni da quella terribile notte che in una manciata di
secondi ha cambiato la vita di molti aquilani. Il forte boato e la
successiva scossa sono ancora nitidi nella mente di chi, dopo
quell’aprile 2009, ha imparato a guardare L’Aquila con un occhio
diverso, più attento. Oggi se passeggi per le vie della città,
alcuni edifici sembrano essere rimasti intrappolati nel tempo, fermi
alle 3 e 32 del 6 aprile 2009, altri invece stanno riemergendo dalla
polvere che fino a qualche anno fa opprimeva il cuore e l’anima di
questa perla d’Abruzzo. Da lontano, le gru hanno ridisegnato il
profilo della città, ed è chiaro a tutti che ci si dovrà abituare
a questa nuova immagine per molto tempo ancora.
Se
dovessi descrivere L’Aquila con una sola parola, sceglierei
resilienza. Sembra paradossale, la resilienza in ingegneria indica la
capacità di un materiale di assorbire un’energia di deformazione,
per intenderci, ciò che è mancato a molte strutture sbriciolatesi
sotto la forza imprevedibile del terremoto. Gli
aquilani al contrario degli edifici, di resilienza ne hanno mostrata
invece tanta:
già dalla mattina successiva alla notte del 6 aprile, molti si
rimboccarono le maniche, raggiunsero i luoghi dei crolli più
importanti e al fianco dei Vigili del fuoco iniziarono a scavare tra
le macerie.
Quegli
stessi cittadini, qualche anno più tardi, di fronte all’inerzia
delle istituzioni, decisero di “armarsi” di carriole e secchielli
per liberare il centro storico dalle macerie. La volontà di
resistere e di reagire unite a tenacia e un pizzico di rabbia, hanno
accompagnato la storia degli aquilani in questi sette anni ed è
anche per questo che L’Aquila è riuscita a rialzarsi malgrado
tutto, malgrado le promesse disattese, malgrado gli spettacoli
indecenti di Berlusconi e Bertolaso, malgrado chi rideva mentre la
città contava i suoi morti.
Oggi
si può guardare con maggiore speranza verso il futuro, la
ricostruzione è con fatica ripartita, molti studenti hanno deciso di
ritornare in quello che da sempre è stato un importante polo
universitario italiano, in periferia la maggior parte degli aquilani
è rientrata nelle proprie abitazioni e l’attuale governo ha
dimostrato un maggiore impegno per restituire al più presto
all’Abruzzo il suo bellissimo capoluogo. Lo si doveva agli
aquilani, lo si doveva a chi oggi non c’è più.
Di
Luca Forcini per L' Unità.TV
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