29 gen 2016

Migranti, il piano del Viminale: un charter alla settimana per i rimpatri

Migranti, il piano del Viminale: un charter alla settimana per i rimpatri

Ma non ci sono gli accordi bilaterali. Sono 5.902 i minori stranieri soli scomparsi dai centri di accoglienza. Il rischio di arrivi via mare anche dal Montenegro

Di Fiorenza Sarzanini fsarzanini@corriere.it



ROMA È il problema più difficile da risolvere, l’ostacolo che non si riesce a superare. Perché oltre il 53 per cento dei migranti irregolari rimangono in Italia, nonostante i provvedimenti di espulsione e questo vanifica ogni tentativo di rimpatrio. I dati relativi al 2015 forniscono un quadro confermato anche in questo primo mese del 2016. E dicono che lo scorso anno su 34.107 stranieri ben 18.128 sono rimasti nonostante non avessero i requisiti per ottenere il permesso di soggiorno. E meno della metà, esattamente 15.979, risultano andati fuori dal nostro Paese, anche se pure su questo numeri non c’è certezza visto che molti di loro riescono a sottrarsi alla cattura dopo l’ordine emesso dal questore o dal giudice. Una situazione di caos che riguarda pure i minori. Secondo quanto denunciato dalla deputata di Alternativa Libera, Eleonora Bechis, «esaminando le cifre aggiornate al 30 novembre scorso 2015 si scopre che sono 5.902 i minori stranieri non accompagnati scomparsi dai centri di accoglienza italiani (in prevalenza Sicilia, Calabria, Puglia e Marche)». Le autorità li definiscono “irreperibili”. «Tuttavia - sottolinea la parlamentare - non c’è un dato che certifichi se abbiano o meno varcato nuovamente la frontiera italiana e non sono stati registrati ricongiungimenti familiari. Inoltre, dei 63 mila migranti non identificati, secondo la Commissione europea, 5 mila erano minori non accompagnati. In totale, dunque, mancano all’appello circa 11 mila minori migranti non accompagnati, giunti in Italia nel corso dell’anno 2015».
La missione in Albania
Ieri una delegazione della polizia è volata in Albania per prendere contatti con le autorità di Tirana. Dopo la scelta di numerosi Paesi Ue di sospendere il trattato di Schengen ripristinando i controlli alle frontiere, il rischio forte è che si apra la rotta balcanica con arrivi via mare anche dal Montenegro. Qualche passaggio è già stato registrato, anche dalla Libia si sono intensificate le partenze e il dipartimento guidato dal prefetto Mario Morcone ricomincia a fare i conti con le difficoltà legate all’accoglienza, a cercare strutture dove sistemare chi ha richiesta di ottenere lo status di rifugiato. Il piano messo a punto dal Viminale per far tornare negli Stati d’origine i migranti che non hanno diritto all’asilo prevede la partenza di un charter a settimana con 50 persone a bordo. Ma è una tabella di marcia difficile da rispettare. Anche perché gli accordi bilaterali che consentono il rimpatrio sono stati siglati soltanto con quattro governi: Egitto, Tunisia, Algeria e Marocco. I partner europei stanno facendo tornare a casa gli afghani, l’Italia al momento non ha alcun patto con Kabul e in ogni caso si era deciso di attendere che la situazione tornasse meno critica ritenendo che in alcuni casi sia possibile concedere l’asilo agli stranieri provenienti da un’area tuttora di massimo rischio.
L’Europa e i rifugiati: i nodi

I respingimenti
Nelle prossime settimane si cercherà di siglare nuovi patti, soprattutto si è deciso di intensificare le partenze verso i quattro Paesi che già collaborano. Perché le previsioni dicono che l’Italia rischia di dover affrontare un flusso ben superiore a quello dello scorso anno e dunque bisogna privilegiare i richiedenti asilo rispetto a chi non ha titolo per rimanere qui. Secondo i numeri relativi al 2015 dei 15.979 rimpatriati, in realtà 8.736 sono stati respinti alla frontiera e soltanto 1.738 risultano riammessi nei Paesi di provenienza. Una tendenza confermata nel gennaio del 2016 stando almeno agli ultimi dati secondo cui nei primi tre giorni sono stati rintracciati 925 stranieri irregolari, 325 sono stati rimpatriati alla frontiera mentre 543 sono ancora in Italia. Anche per questo si sta valutando se ampliare il numero dei posti nei Centri di espulsione che sono meno di mille. ROMA È il problema più difficile da risolvere, l’ostacolo che non si riesce a superare. Perché oltre il 53 per cento dei migranti irregolari rimangono in Italia, nonostante i provvedimenti di espulsione e questo vanifica ogni tentativo di rimpatrio. I dati relativi al 2015 forniscono un quadro confermato anche in questo primo mese del 2016. E dicono che lo scorso anno su 34.107 stranieri ben 18.128 sono rimasti nonostante non avessero i requisiti per ottenere il permesso di soggiorno. E meno della metà, esattamente 15.979, risultano andati fuori dal nostro Paese, anche se pure su questo numeri non c’è certezza visto che molti di loro riescono a sottrarsi alla cattura dopo l’ordine emesso dal questore o dal giudice. Una situazione di caos che riguarda pure i minori. Secondo quanto denunciato dalla deputata di Alternativa Libera, Eleonora Bechis, «esaminando le cifre aggiornate al 30 novembre scorso 2015 si scopre che sono 5.902 i minori stranieri non accompagnati scomparsi dai centri di accoglienza italiani (in prevalenza Sicilia, Calabria, Puglia e Marche)». Le autorità li definiscono “irreperibili”. «Tuttavia - sottolinea la parlamentare - non c’è un dato che certifichi se abbiano o meno varcato nuovamente la frontiera italiana e non sono stati registrati ricongiungimenti familiari. Inoltre, dei 63 mila migranti non identificati, secondo la Commissione europea, 5 mila erano minori non accompagnati. In totale, dunque, mancano all’appello circa 11 mila minori migranti non accompagnati, giunti in Italia nel corso dell’anno 2015».


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