Il sindaco leghista caccia dal campo la squadra dei calciatori profughi
di Andrea Galli per IL Corriere Della Sera.it
Minacciate sanzioni al Mortara che ha regalato ai rifugiati palloni e divise. I 130 rifugiati ospitati in totale dalla cooperativa Faber nelle sue quattro strutture
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il significato del termine: Girano temibili sovversivi, a Mortara,
sedicimila abitanti in Lomellina dove la sicurezza è un’ossessione
e non certo per colpa dell’invasione dei cinghiali nelle campagne.
I sovversivi sono ragazzi africani sui vent’anni, originari di
Gambia, Nigeria, Mali e Costa d’Avorio, male armati nel senso che
molti non hanno nemmeno le scarpette chiodate. Fin qui hanno ricevuto
in regalo una decina di palloni e pantaloncini. Manca tutto il resto
a cominciare dai campi dove allenarsi, in vista della partecipazione
a un campionato di calcio amatoriale che rimane il vero obiettivo nel
tempo. In realtà di campi ce n’erano, li aveva messi a
disposizione la società locale, il Mortara calcio, formazione
storica più nell’età (è nata nel 1920) che nei risultati
(apparizioni in serie C poi soltanto serie minori). Senonché il
sindaco o meglio il borgomastro ha detto di no.
Parliamo
del leghista Marco Facchinotti, nato a Milano nel 1954, in carica dal
giugno 2012, socio amministratore di una ditta di oreficeria, un
passato da assicuratore, appassionato di musica tanto da divertirsi
suonando in un gruppo «per serate a scopo benefico». Facchinotti,
accusano dalla cooperativa sociale Faber che ospita i migranti
sbarcati in Sicilia e che ha sostenuto l’idea del pallone, ha
minacciato di ritorsioni il Mortara calcio, paventando l’eventualità
di annullare la convenzione per l’utilizzo del terreno di gioco.
Sicché il Mortara calcio - come hanno ricostruito i cronisti della
Provincia pavese - s’è tirato fuori, anche su invito della Faber
il cui numero uno, Fabio Garavaglia, dice: «Non vogliamo creare
problemi agli altri. Troveremo una soluzione».
E
infatti dopo un pomeriggio alla Prefettura di Pavia, con cui nella
«gestione» degli stranieri Faber collabora attivamente («Mi hanno
invitato a proseguire»), Garavaglia avrà giorni di gran dinamismo.
Ci sono dei paesi attorno a Mortara che vogliono ascoltare il
progetto e dare un aiuto. Un campo salterà fuori e anche a breve.
Dopodiché, giova precisarlo, il campo individuato a Mortara non era
nello stadio da cinquecento posti, utilizzato dai padroni di casa
«titolari», bensì in periferia, dietro il cimitero, e sarebbe
stato utilizzato al massimo due volte alla settimana, e per di più
al mattino, quando proprio rimane vuoto e i pochi residenti attorno
sono al lavoro e, nel caso, non possono protestare contro il
«chiasso» provocato dalle urla di incitamento e dai palloni.
«Eppure niente, non c’è stato verso» dice Garavaglia che ricorda
come Facchinotti e i suoi chiamino i migranti «clandestini» a
prescindere siano essi regolari, rifugiati o prossimi a ottenere la
cittadinanza. Ma al di là dei termini, è abbastanza palese la
discriminazione e dunque il razzismo? Ascoltiamo Facchinotti e
procediamo passo per passo. Sindaco, che cosa combina? «Io non
lavoro per avere i “mi piace” su Facebook ma per governare il
paese in relazione alle richieste dei cittadini. Posso garantire che
appena uscita la notizia sono stato subissato di telefonate, specie
da parte dei genitori che portano i bambini al Mortara calcio e che
pagano annualmente la loro quota mentre gli africani avrebbero
giocato gratis, non versando un centesimo. Un’ingiustizia». Ma il
Mortara calcio aveva dato il proprio assenso... «Non mi risulta. Il
presidente della società era via. Appena è rientrato ci siamo
sentiti, ha chiesto scusa e ha ripetuto che non aveva responsabilità.
Sa quale idea mi sono fatto? Che il signor Garavaglia sia andato allo
stadio e abbia parlato col primo che passava...». Garavaglia
sostiene di aver avuto il nulla osta dal Mortara calcio che ha subìto
da lei intimidazioni se non ricatti... «Io vivo in pace, ma quali
intimidazioni, quali ricatti! La società è in affitto, siamo noi
del Comune che paghiamo la luce, l’acqua, e come tutti quelli in
affitto mica possono subaffittare a chi gli pare e piace».
Facchinotti: lei è della Lega, che comanda a Mortara; tra due anni
si rinnova il consiglio comunale; il tema dei migranti ha facile
«presa» sulla gente... «Uff... Sono stato volontario per quindici
anni con i vigili del fuoco e sulle ambulanze... Al mattino non mi
alzo mica per far la guerra al prossimo. Ripeto, debbo ascoltare i
residenti». Sempre Garavaglia sostiene che il campo d’allenamento
individuato per i ragazzi africani non era nello stadio ma lontano,
dietro il cimitero. «Anche quel campo è di nostra proprietà e
sopra giocano le formazioni giovanili. Siamo punto a capo. Senta, la
vuole la verità? Al netto dei finti moralisti, la gente ne ha piene
le scatole, è stufa».
A
Mortara le reciproche accuse vedono lo scontro tra buonismo e
cinismo, accoglienza e «real politik»: entrambe le parti sono a
distanza siderale. Garavaglia dice che «l’ospitalità ai migranti
non può contemplare unicamente il vitto e l’alloggio» perché
«abbiamo il dovere di inserirli». E niente come il calcio «permette
di creare un gruppo, darsi delle regole e rispettarle insieme».
Facchinotti ribatte che davanti alla palazzina dove dormono molti
degli africani esiste un campo, con tanto di pali e traverse, ancora
una volta di proprietà del Comune, frequentato dai migranti per
giocare a calcio «senza che in paese nessuno si sia mai lamentato. E
allora, su, siamo onesti, non montiamo inutili polemiche...». Senta,
sindaco, bisognerà uscirne, non trova? «Ci sono in corso delle
trattative e mi risulta che ci sia disponibilità per uno, due campi,
forse più». Ah, sta per cedere? «Non scherziamo: i campi sono
fuori Mortara. Vorrà dire che esistono sindaci meno cattivi di me. O
meno leghisti».Girano temibili sovversivi, a Mortara, sedicimila
abitanti in Lomellina dove la sicurezza è un’ossessione e non
certo per colpa dell’invasione dei cinghiali nelle campagne. I
sovversivi sono ragazzi africani sui vent’anni, originari di
Gambia, Nigeria, Mali e Costa d’Avorio, male armati nel senso che
molti non hanno nemmeno le scarpette chiodate. Fin qui hanno ricevuto
in regalo una decina di palloni e pantaloncini. Manca tutto il resto
a cominciare dai campi dove allenarsi, in vista della partecipazione
a un campionato di calcio amatoriale che rimane il vero obiettivo nel
tempo. In realtà di campi ce n’erano, li aveva messi a
disposizione la società locale, il Mortara calcio, formazione
storica più nell’età (è nata nel 1920) che nei risultati
(apparizioni in serie C poi soltanto serie minori). Senonché il
sindaco o meglio il borgomastro ha detto di no.
Parliamo
del leghista Marco Facchinotti, nato a Milano nel 1954, in carica dal
giugno 2012, socio amministratore di una ditta di oreficeria, un
passato da assicuratore, appassionato di musica tanto da divertirsi
suonando in un gruppo «per serate a scopo benefico». Facchinotti,
accusano dalla cooperativa sociale Faber che ospita i migranti
sbarcati in Sicilia e che ha sostenuto l’idea del pallone, ha
minacciato di ritorsioni il Mortara calcio, paventando l’eventualità
di annullare la convenzione per l’utilizzo del terreno di gioco.
Sicché il Mortara calcio - come hanno ricostruito i cronisti della
Provincia pavese - s’è tirato fuori, anche su invito della Faber
il cui numero uno, Fabio Garavaglia, dice: «Non vogliamo creare
problemi agli altri. Troveremo una soluzione».
E
infatti dopo un pomeriggio alla Prefettura di Pavia, con cui nella
«gestione» degli stranieri Faber collabora attivamente («Mi hanno
invitato a proseguire»), Garavaglia avrà giorni di gran dinamismo.
Ci sono dei paesi attorno a Mortara che vogliono ascoltare il
progetto e dare un aiuto. Un campo salterà fuori e anche a breve.
Dopodiché, giova precisarlo, il campo individuato a Mortara non era
nello stadio da cinquecento posti, utilizzato dai padroni di casa
«titolari», bensì in periferia, dietro il cimitero, e sarebbe
stato utilizzato al massimo due volte alla settimana, e per di più
al mattino, quando proprio rimane vuoto e i pochi residenti attorno
sono al lavoro e, nel caso, non possono protestare contro il
«chiasso» provocato dalle urla di incitamento e dai palloni.
«Eppure niente, non c’è stato verso» dice Garavaglia che ricorda
come Facchinotti e i suoi chiamino i migranti «clandestini» a
prescindere siano essi regolari, rifugiati o prossimi a ottenere la
cittadinanza. Ma al di là dei termini, è abbastanza palese la
discriminazione e dunque il razzismo? Ascoltiamo Facchinotti e
procediamo passo per passo. Sindaco, che cosa combina? «Io non
lavoro per avere i “mi piace” su Facebook ma per governare il
paese in relazione alle richieste dei cittadini. Posso garantire che
appena uscita la notizia sono stato subissato di telefonate, specie
da parte dei genitori che portano i bambini al Mortara calcio e che
pagano annualmente la loro quota mentre gli africani avrebbero
giocato gratis, non versando un centesimo. Un’ingiustizia». Ma il
Mortara calcio aveva dato il proprio assenso... «Non mi risulta. Il
presidente della società era via. Appena è rientrato ci siamo
sentiti, ha chiesto scusa e ha ripetuto che non aveva responsabilità.
Sa quale idea mi sono fatto? Che il signor Garavaglia sia andato allo
stadio e abbia parlato col primo che passava...». Garavaglia
sostiene di aver avuto il nulla osta dal Mortara calcio che ha subìto
da lei intimidazioni se non ricatti... «Io vivo in pace, ma quali
intimidazioni, quali ricatti! La società è in affitto, siamo noi
del Comune che paghiamo la luce, l’acqua, e come tutti quelli in
affitto mica possono subaffittare a chi gli pare e piace».
Facchinotti: lei è della Lega, che comanda a Mortara; tra due anni
si rinnova il consiglio comunale; il tema dei migranti ha facile
«presa» sulla gente... «Uff... Sono stato volontario per quindici
anni con i vigili del fuoco e sulle ambulanze... Al mattino non mi
alzo mica per far la guerra al prossimo. Ripeto, debbo ascoltare i
residenti». Sempre Garavaglia sostiene che il campo d’allenamento
individuato per i ragazzi africani non era nello stadio ma lontano,
dietro il cimitero. «Anche quel campo è di nostra proprietà e
sopra giocano le formazioni giovanili. Siamo punto a capo. Senta, la
vuole la verità? Al netto dei finti moralisti, la gente ne ha piene
le scatole, è stufa».
A
Mortara le reciproche accuse vedono lo scontro tra buonismo e
cinismo, accoglienza e «real politik»: entrambe le parti sono a
distanza siderale. Garavaglia dice che «l’ospitalità ai migranti
non può contemplare unicamente il vitto e l’alloggio» perché
«abbiamo il dovere di inserirli». E niente come il calcio «permette
di creare un gruppo, darsi delle regole e rispettarle insieme».
Facchinotti ribatte che davanti alla palazzina dove dormono molti
degli africani esiste un campo, con tanto di pali e traverse, ancora
una volta di proprietà del Comune, frequentato dai migranti per
giocare a calcio «senza che in paese nessuno si sia mai lamentato. E
allora, su, siamo onesti, non montiamo inutili polemiche...». Senta,
sindaco, bisognerà uscirne, non trova? «Ci sono in corso delle
trattative e mi risulta che ci sia disponibilità per uno, due campi,
forse più». Ah, sta per cedere? «Non scherziamo: i campi sono
fuori Mortara. Vorrà dire che esistono sindaci meno cattivi di me. O
meno leghisti».
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