30 nov 2015
Guerini: “Nessun calo di iscritti e più giovani alle iniziative Pd”
Guerini: “Nessun calo di iscritti e più giovani alle iniziative Pd”
Intervista al vicesegretario dem: parlano i numeri, in linea con l’anno scorso
«Visto
che parliamo di iscritti conta una sola cosa, i numeri. E parlano
molto chiaro. Nel 2014 la campagna del tesseramento si è chiusa con
quasi 370mila adesioni, e quest’anno siamo perfettamente in linea
con questa cifra». Il vicesegretario del Pd replica alle polemiche –
rilanciate sulla stampa – sui tesserati. Sottolinea la
partecipazione di tanti giovani alle iniziative del Pd e difende
dalle critiche anche il doppio ruolo di Renzi, segretario del partito
e premier: «È indispensabile a garantire il successo della nostra
politica di riforme. In Europa è la regola. Merkel guida governo e
partito in Germania, e lo stesso fa Cameron in Gran Bretagna. Nel
passato è accaduto lo stesso con esecutivi di sinistra come quelli
di Blair e Zapatero».
«Anche
l’anno scorso la stessa cosa, ormai è diventato una sorta di
appuntamento»… Chi conosce Lorenzo Guerini sa che il
vicesegretario del Partito democratico non ama le polemiche. «È
vero – conferma l’interessato -. Specie se poi le polemiche sono
basate su una cosa che semplicemente non esiste».
Che
poi sarebbe il calo degli iscritti al partito. Per qualcuno un
autentico crollo: “Stillicidio di addii», titola Repubblica.
«Torno
a ripetere: è una cosa che semplicemente non esiste. Visto che
parliamo di iscritti conta una sola cosa, i numeri. E parlano molto
chiaro. Nel 2014 la campagna del tesseramento si è chiusa con quasi
370mila adesioni, e quest’anno siamo perfettamente in linea con
questa cifra. Se poi vogliamo approfondire l’argomento, allora
bisogno inserirlo in un contesto temporale più ampio, però magari
questo non appassiona chi è interessato solo alla polemica».
E
che cosa emerge, andando indietro con gli anni?
«Se
si parte dal 2009 si vede che Walter Veltroni lasciò la poltrona di
segretario con il Pd che aveva 791mila iscritti. Tre anni dopo, con
Pierluigi Bersani alla guida del partito, i tesserati erano scesi a
477mila. Con questo, però, non voglio assolutamente accusarlo di
questo calo, perché ritengo che le ragioni risiedano altrove».
Quali
sono, quindi, le ragioni di quello che in sei anni è stato un
dimezzamento degli iscritti?
«In
Italia in molti sono tuttora abituati a misurare il “successo” di
un partito politico con l’andamento del numero degli iscritti. Io
invece credo che le cose stiano cambiando, che la militanza dentro
una forza politica in questo momento si esprime in modi diversi, che
non necessariamente comportano l’iscrizione».
L’adesione,
insomma, non passa per forza dal tesseramento…
«Esattamente,
e sono i fatti a dimostrarlo. Pensiamo a quello che è accaduto con
il due per mille. Con la segreteria Renzi, il Pd se lo è visto
devolvere da ben 550mila persone, un numero ben superiore a quello
degli iscritti. Si tratta di persone meno democratiche di quelle che
hanno la tessera del partito? Io non lo credo affatto, piuttosto
hanno scelto di manifestare la loro vicinanza al nostro progetto
politico in un altro modo».
Tessera,
due per mille, o c’è anche dell’altro?
«C’è
dell’altro, ed esistono indagini socio-politiche che lo evidenziano
molto bene. Un altro esempio è quello dei giovani: sbagliato pensare
che nel loro caso il calo del tesseramento indichi una disaffezione
verso la politica. Nella nostra esperienza, vediamo molti giovani
partecipare alle iniziative del Pd, con azioni di volontariato o
dando il loro contributo ad appuntamenti e dibattiti elettorali, e
questo pur non avendo la tessera del partito».
Resta
il fatto che a misurare con le tessere la forza del Pd ci sono ancora
dei suoi autorevoli esponenti.
«Il
che è perfettamente legittimo, anche se personalmente lo reputo
sbagliato, specie se in questo modo si finisce con il mettere in
dubbio quello che rappresenta un caposaldo dell’azione riformista
che viene condotta dal governo Renzi».
A
che cosa si riferisce?
«Alla
coincidenza fra la leadership del partito e la premiership, che
reputo indispensabile a garantire il successo della nostra politica
di riforme. Prima di Matteo Renzi nel partito Democratico questa
coincidenza non c’è mai stata, ma a ben vedere si è trattato di
un’autentica anomalia. In Europa è invece la regola, a prescindere
dalla collocazione delle forze politiche. Pensiamo ad Angela Merkel
guida governo e partito in Germania, e lo stesso fa David Cameron in
Gran Bretagna. Nel passato è accaduto lo stesso con esecutivi
collocati a sinistra, come quelli che sono stati guidati da Blair e
Zapatero».
Intercettare
i nuovi modi di esprimere la militanza politica rappresenta una sfida
significativa per i partiti. Il Pd che cosa fa?
«Già
nel prossimo fine settimmana forniamo una risposta importante, con il
partito Democratico che scenderà in piazza con i suoi banchetti per
mostrarsi ai cittadini in tante piazze italiane. Quante non sono
nemmeno in grado di dirlo, perché le mille piazze di cui si è
parlato all’inizio saranno sicuramente molte di più, visto che
abbiamo già ricevuto una pioggia di adesioni entusiaste a questa
iniziativa».
Ma
che cosa accadrà intorno a questi banchetti?
«Vedremo
un partito che dal Trentino alla Sicilia sarà impegnato a dialogare
con gli italiani. Saranno presenti i nostri parlamentari, i nostri
sindaci, chi è impegnato nel governo delle regioni, i nostri
militanti e coordinatori di circolo, tutti nelle piazze per
illustrare alla gente l’azione che sta facendo il governo, ed allo
stesso tempo per spiegare che cos’è il Partito democratico. E
naturalmente la nostra iniziativa rappresenterà anche una risposta
ai gravissimi fatti di Parigi, con il rifiuto della follia del
terrorismo e l’affermazione della volontà di non chiuderci in noi
stessi ma di riaffermare i valori della democrazia ritrovandosi
insieme nelle piazze del nostro Paese».
Da
l' Unità.TV
Jet russo abbattuto, parla il pilota sopravvissuto: «Nessun avvertimento dalla Turchia»
Jet russo abbattuto, parla il pilota sopravvissuto: «Nessun avvertimento dalla Turchia»
'ufficiale
di Mosca smentisce la versione di Ankara: «Non abbiamo nemmeno avuto
il tempo di compiere una manovra evasiva» | LaPresse
- CorriereTv
Come mai l' avvertimento radio non lo ha
captato nessuno, come mai nessuno si
degna di verificare anche con i satelliti se
l' aereo era sconfinato ....forza Obama fai
uno sforzo e controlla !!!
Lavoro, da Ducati a Telecom, dove il tabù orario non esiste
Lavoro,
da Ducati a Telecom, dove il tabù orario non esiste
Non
solo Ducati. Il caso indicato dal ministro del Lavoro Poletti («Una
azienda dove l’operaio lavora in uno spazio e con dei tempi che non
sono dettati da una macchina per cui ogni 30 secondi deve mettere un
pezzo, ma si organizza e si gestisce da solo») come esempio in cui
il “fattore ora”, in senso rigido, è stato superato per
stabilire la misura di quantificazione del salario non è affatto
isolato.
Meglio puntare, a ribadito ieri il ministro, sui risultati, sulla produttività e gli obiettivi da raggiungere invece che sulle rigidità legate all’orario. A decine di migliaia, in tutta Italia, si contano imprese nelle quali il contratti di lavoro è stato modificato da elementi integrativi carichi di innovazioni. E’ l’era del dipendente «smart worker»: un lavoratore che esegue la prestazione fuori dai locali aziendali, anche per un solo giorno a settimana o per sempre, utilizzando strumenti tecnologici per lavorare da accesso remoto (pc, smartphone o tablet ) senza postazione fissa in ufficio . E senza vincoli specifici ma solo obiettivi aziendali condivisi e accettati....CONTINUA A LEGGERE L'ARTICOLO: Su IL Messaggero.it
Meglio puntare, a ribadito ieri il ministro, sui risultati, sulla produttività e gli obiettivi da raggiungere invece che sulle rigidità legate all’orario. A decine di migliaia, in tutta Italia, si contano imprese nelle quali il contratti di lavoro è stato modificato da elementi integrativi carichi di innovazioni. E’ l’era del dipendente «smart worker»: un lavoratore che esegue la prestazione fuori dai locali aziendali, anche per un solo giorno a settimana o per sempre, utilizzando strumenti tecnologici per lavorare da accesso remoto (pc, smartphone o tablet ) senza postazione fissa in ufficio . E senza vincoli specifici ma solo obiettivi aziendali condivisi e accettati....CONTINUA A LEGGERE L'ARTICOLO: Su IL Messaggero.it
Fischio all’orecchio? È il cervello che non controlla gli stimoli rumorosi
Fischio all’orecchio? È il cervello che non controlla gli stimoli rumorosi
Di
NICLA
PANCIERA per La StampaSalute.it
I
cosiddetti acufeni hanno le stesse origini del dolore cronico. È
un’alterazione dei meccanismi cerebrali deputati alla regolazione
delle sensazioni. Accade anche per gli arti amputati
Sono
fischi, ronzii, fruscii o addirittura pulsazioni quei rumori
percepiti costantemente in una o entrambe le orecchie che vanno sotto
il nome di acufeni. Questi rumori fantasma, che non passano mai e
possono rendere la vita impossibile, sono molto diffusi eppure
alquanto difficili da risolvere alla radice. Un passo avanti verso
l’identificazione di nuove terapie viene da uno studio appena
apparso sulla rivista Trends
and Cognitive Sciences secondo
il quale l’acufene avrebbe la stessa origine neurologica del dolore
cronico. Si tratterebbe di un’alterazione dei meccanismi cerebrali
di controllo degli stimoli dolorosi e rumorosi. L’identificazione
di tale anomalo funzionamento e delle aree interessate è avvenuta
grazie al lavoro degli scienziati della Georgetown University Medical
Center (GUMC) di Washington e dalla Technische Universität München
(TUM) in Germania.
Quando
la percezione del rumore persiste anche quando lo stimolo è cessato
(acufene) e quando il dolore continua a farsi sentire anche a
distanza di tempo dall’infortunio (dolore cronico), addirittura in
caso di amputazione di un arto, significa che alcune aree cerebrali,
come il nucleo accumbens e diverse aree della corteccia prefrontale e
della corteccia cingolata anteriore, non riescono più a bloccare i
segnali in arrivo. «Queste sono aree sono coinvolte nella
valutazione e nella modulazione delle esperienze emotive» ha
spiegato il professor Josef Rauschecker, Direttore del Laboratory for
Integrative Neuroscience and Cognition della Georgetown University.
«Agiscono come un cancello, un sistema di controllo per le
sensazioni percettive, che valuta il significato affettivo degli
stimoli sensoriali, sia interni che esterni, e modula il flusso di
informazioni nel cervello. L’acufene e il dolore cronico si
manifestano quando questo sistema è compromesso».
Secondo
l’ATA, associazione americana acufene, sono 45milioni gli
americani che ne soffrono, soprattutto over 60, veterani, lavoratori
esposti ad un ambiente molto rumoroso, musicisti o pazienti per i
quali l’acufene dipende dalla malattia.
Gli
autori sottolineano che ci sono ancora una serie di questioni aperte,
in particolare in relazione a potenziali interventi clinici. Eppure
vedono motivi per essere cautamente ottimisti. Una migliore
comprensione di come le diverse aree del cervello modulano gli
stimoli percettivi potrebbe portare alla valutazione standardizzata
del rischio degli individui di sviluppare l’acufene cronico e il
dolore cronico per un intervento precoce e mirato.
COME
RIDURRE I SINTOMI
Le
terapie dell’acufene dipendono dalla causa scatenante, molto spesso
una combinazione di fattori. Individuarli permetterebbe dei passi
avanti nel trattamento di questo disturbo che può diventare
invalidante. Quando l’acufene è dovuto ad una condizione di
salute, il medico può essere in grado di adottare misure che
potrebbero ridurre il rumore. In altri casi, si tenta di indurre una
sorta di abitudine nel soggetto, «educandolo» a non sentire più i
fastidiosi rumori, in altre casi si ricorre al mascheramento sonoro
tramite altri suoni ambientali o dispositivi che emettono rumore a
frequenza costante; in altri casi il medico potrebbe prescrivere dei
farmaci che inibiscono la percezione del rumore o degli ansiolitici
per alleviare i sintomi.
A marzo il Giappone riprenderà a cacciare le balene "a scopi scientifici"
A marzo il Giappone riprenderà a cacciare le balene "a scopi scientifici"
La
flotta giapponese potrebbe salpare già tra poche settimane. Il piano
prevede la riduzione del numero delle balenottere minori che vengono
cacciate ogni anno da mille a 333
TOKYO -
Il Giappone ha annunciato che entro marzo riprenderà la
caccia alle balene "per
scopi scientifici" nell'Oceano Antartico. Lo riferiscono i media
locali. La decisione arriva, dopo una pausa di oltre un anno e
nonostante la sentenza della Corte internazionale di Giustizia
dell'Aja che nel 2004 dimostrò che il termine "caccia
scientifica" era solo per aggirare la moratoria della
Commissione Baleniera Internazionale (IWC) in vigore dal 1986 e vietò
quindi al Paese del Sol Levante di continuare questa
pratica.
Incurante delle proteste delle assocuiaioni ambientaliste Tokyo ha fatto sapere che la caccia si svolgerà in scala ridotta. La flotta giapponese potrebbe salpare già tra poche settimane. Il piano prevede la riduzione del numero delle balenottere minori che vengono cacciate ogni anno da mille a 333.
Contro la decisione del Giappone, si è schierata l'Australia (che vinse la causa del 2014 davanti alla Corte internazionale di giustizia dell'Aja) e la Gran Bretagna. "Non accettiamo in nessun modo il concetto di uccidere balene per la cosiddetta 'ricerca scientifica'",
Incurante delle proteste delle assocuiaioni ambientaliste Tokyo ha fatto sapere che la caccia si svolgerà in scala ridotta. La flotta giapponese potrebbe salpare già tra poche settimane. Il piano prevede la riduzione del numero delle balenottere minori che vengono cacciate ogni anno da mille a 333.
Contro la decisione del Giappone, si è schierata l'Australia (che vinse la causa del 2014 davanti alla Corte internazionale di giustizia dell'Aja) e la Gran Bretagna. "Non accettiamo in nessun modo il concetto di uccidere balene per la cosiddetta 'ricerca scientifica'",
ha
detto il ministro dell'Ambiente australiano Greg Hunt, "il
Giappone non può decidere unilateralmente". Nel 1987 il governo
nipponico iniziò quella che chiama caccia per motivi scientifici, un
anno dopo l'entrata in vigore della moratoria dell'Iwc.
Da
RepubblicaAmbiente.it
Ogni giorno che passa capisco, perché il genere
umano è destinato alla estinzione !
Il nostro nuovo amico iCub Primo robot umanoide al mondo
Il
nostro nuovo amico iCub
Primo
robot umanoide al mondo
Cos’è
l’IIT: speciale multimediale
Dove cresce iCub, il primo robot umanoide cognitivo del mondo
Dentro la sezione Advanced Robotics dell’Istituto italiano di Tecnologia di Genova dove è stato sviluppato il progetto iCub: il robot più diffuso al mondo - Cos’è l’IIT: SPECIALE MULTIMEDIALE - di Iacopo Gori - Riprese e montaggio di Alessandro Papa /Corriere TV
L’offensiva su Raqqa rischia di “trasferire” il Califfato in Libia
L’offensiva su Raqqa rischia di “trasferire” il Califfato in Libia
MAURIZIO
MOLINARI per LA STAMPA.it
CORRISPONDENTE
DA GERUSALEMME
Sbarcato
a Sirte un gruppo di colonnelli fedelissimi di al-Baghdadi
Duecentoquaranta
km di costa, oltre duemila uomini armati, i colonnelli del Califfo
arrivati via mare, tribunali islamici, decapitazioni pubbliche, pane
gratis e lo slogan «non saremo meno di Raqqa»: lo Stato Islamico
rafforza il controllo di Sirte, in Libia, facendo temere all’Egitto
che Abu Bakr al-Baghdadi abbia deciso di trasferire qui il proprio
quartier generale se dovesse trovarsi obbligato a lasciare la propria
«capitale» in Siria.
L’allarme
egiziano
È
stato il presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi, ad esprimere
questi timori in conversazioni telefoniche con più leader europei
avvenute negli ultimi giorni, illustrando gli elementi raccolti dalla
propria intelligence. Il campanello d’allarme è stato l’arrivo a
Sirte di Abu Nabil al-Anbari, l’ex colonnello delle forze irachene
di Saddam Hussein divenuto uno dei leader di «Al Qaeda in Iraq»,
veterano delle battaglia di Falluja e Ramadi contro gli americani, a
cui il Califfo ha affidato il potenziamento dell’enclave di Sirte.
Il Pentagono assicura di averlo ucciso con un blitz dei droni lo
scorso 13 novembre ma Isis non ne ha confermato la morte, Il Cairo
non esclude che sia ancora in circolazione e comunque assieme a lui
sono arrivati - sempre via nave - altri colonnelli di Isis.
L’insediamento
a Sirte di questo gruppo di iracheni ha coinciso con una maggiore
efficacia delle unità di Isis nel Golfo della Sirte, riuscendo a
estendere il controllo dalla città di Abugrein a quella di Nawfaliya
con il conseguente ritiro delle tribù di Misurata che finora avevano
ostacolato i jihadisti, fino a tentare di cacciarli da Sirte. Il
Pentagono ritiene che Isis abbia come obiettivo Ajdabiya, più a Est,
per controllare un crocevia strategico per l’export di petrolio dai
pozzi a Sud della città.
Le
informazioni raccolte dagli egiziani descrivono inoltre un
consolidamento di Isis dentro Sirte con tribunali islamici,
curriculum scolastici scelti dal Califfato, pattugliamenti religiosi,
distribuzione del cibo, imposizione del chador alle donne, del
divieto del fumo e della musica come dell’obbligo di chiudere i
negozi durante le preghiere. Vi sarebbero state almeno quattro
crocefissioni e due decapitazioni - in ottobre - di uomini accusati
di stregoneria. Senza contare l’insediamento di un Emiro,
espressione del Califfo, e di un Wali, amministratore di origine
saudita.
«La
determinazione con cui Isis controlla Sirte ricorda quanto fatto a
Tikrit in Iraq - spiega Aymenn Jawad Al-Tamimi, l’arabista
dell’Università di Oxford che segue da vicino il Califfato -
perché impossessandosi delle ex aree natali dei dittatori, Gheddafi
come Saddam, punta a legittimarsi come erede naturale nell’esercizio
del potere». Da Tikrit i jihadisti hanno dovuto fuggire in maggio a
causa di un’offensiva irachena sostenuta dai raid Usa e poiché ora
la pressione della coalizione occidentale si concentra su Raqqa si
apre lo scenario di un possibile trasferimento della sede del
Califfato a Sirte.
L’intelligence
americana
Patrick
Prior, capo analista del contro-terrorismo della «Defense
Intelligence Agency» americana, spiega al «New York Times» che «le
cellule di Isis in Libia sono quelle che ci preoccupano di più
perché sono il loro hub nel Nord Africa». «Isis vuole insediarsi a
Sirte - aggiunge Ismail Shukry, capo dell’intelligence libica al
“Wall Street Journal” - perché l’intento è attaccare Roma».
Washington e Londra hanno inviato truppe speciali per raccogliere
informazioni e selezionare obiettivi, preparandosi a una possibile
campagna aerea, assieme ad Egitto ed Emirati. D’altra parte nella
Storia dell’Islam a cui al-Baghdadi fa riferimento il trasferimento
del Califfato è già avvenuto in passato: basta guardare la carta
geografica delle operazioni di Isis per accorgersi del cambiamento di
equilibrio i atto.
Nel
teatro siriano-iracheno gli ultimi successi risalgono alla primavera
con la cattura di Ramadi e Palmira, mentre di recente hanno perso Tal
Abyad e Sinjar, a fronte di rafforzamento in Egitto, soprattutto nel
Sinai, a Sirte e nel triangolo a Sud della Tunisia. È proprio il
timore della genesi di un Califfato maghrebino che ha spinto la
Tunisia a reagire all’attacco al bus di guardie presidenziali
ordinando la chiusura delle frontiere con la Libia per 15 giorni.
Sono tutte carte che Al-Sisi ha giocato, in privato, con i leader
europei per far percepire alla Nato la necessità di procedere contro
Isis considerando il rischio che una massiccia offensiva su Raqqa
anziché sconfiggere il Califfato si limiti a causarne il trasloco.
Domanda di rito : Chissà chi ha regalato tutti i Toyota ai terroristi ? Proviamo a rispondere ?
Le auto blu resistono (quasi) solo al Sud: in Sicilia sono il doppio che in Lombardia
Le auto blu resistono (quasi) solo al Sud: in Sicilia sono il doppio che in Lombardia
Di
Diodato Pirone per IL Messaggero.it
La
battaglia per la riduzione delle auto blu ora si sposta dai ministeri
a Regioni e Comuni, da Roma alle mille province italiane della
pubblica amministrazione. Lo prevede una bozza di accordo che il
ministero della Funzione Pubblica tenterà di far firmare ai
rappresentanti delle amministrazioni locali fra qualche giorno quando
sarà convocata la cosiddetta Conferenza...............CONTINUA A
LEGGERE L'ARTICOLO: su IL Messaggero.it
Le mani dell’Isis sulla costa libica: i volontari del Califfo estendono il potere
Le mani dell’Isis sulla costa libica: i volontari del Califfo estendono il potere
di Lorenzo
Cremonesi per IL Corriere Della
Sera.it
Qui
potrebbero trovare riparo i terroristi in fuga dalla Siria. Gruppi di
teste di cuoio americani e britannici sarebbero già stati mandati
nel Paese per esaminare la minaccia
L’Isis
si fa sempre più forte e aggressivo in Libia. Tanto che dal suo
quartier generale a Sirte minaccia ora la città di Misurata, si
allarga verso Bengasi e dalla costa guarda all’Italia, poche
centinaia di chilometri di mare aperto più a nord. I suoi militanti
si sentono talmente sicuri nelle nuove basi libiche che potrebbero
persino attirare alcune delle loro formazioni in questo momento in
gravi difficoltà sotto i bombardamenti russi e della coalizione a
guida Usa sulla zona di Raqqa in Siria e nelle province irachene
sunnite. L’informazione in realtà non è del tutto nuova.
Da
tempo i tagliagole del Califfato approfittano del caos imperante in
Libia per allargare la loro presenza. Un caos che è persino
peggiorato con il recente fallimento della missione pacificatrice
volta alla creazione di un governo di unità nazionale tra le milizie
rivali basate a Tobruk e Tripoli del mediatore dell’Onu Bernardino
Leon, che il 16 novembre ha dovuto lasciare l’incarico al tedesco
Martin Kobler. Ma ora l’incubo minaccioso e violento dell’Isis
torna all’ordine del giorno dopo che due quotidiani rilevanti come
il New York Times e il Wall Street Journal , citando per lo più
fonti dell’intelligence Usa e testimoni in Libia, segnalano con
preoccupazione il suo nuovo radicamento nelle stesse regioni che sino
alle rivolte del 2011 erano le più fedeli all’ex colonnello
Gheddafi. Già un anno fa gli abitanti di Sirte avevano segnalato con
paura l’arrivo dei volontari stranieri dell’Isis, sempre più
forti, più numerosi, più aggressivi. «Questa mattina sono venuti
nelle nostre case, hanno effettuato alcuni arresti arbitrari e adesso
quattro nostri concittadini pendono crocefissi a una struttura di
legno e ferro alle porte della città», ci aveva detto al telefono
allora una 34enne della famiglia di Gheddafi, intrappolata nei
quartieri del centro. Quindi era giunto l’obbligo per le donne di
indossare il velo fuori dalle loro case assieme a nuovi programmi
integralisti per gli studenti nelle scuole. Sembrava più che altro
il tentativo maldestro di piccoli gruppi di esaltati desiderosi di
apparire più potenti di quanto fossero in realtà presentandosi come
rappresentanti locali del Califfato trionfante allora a Mosul e nel
Nordest siriano.
Ma
poi erano stati diffusi i video delle decapitazioni degli ostaggi
copti, le brigate con la bandiera nera si erano fatte vedere verso i
terminali e i centri petroliferi di Ajdabia (solo 100 chilometri a
ovest di Bengasi), le loro pattuglie si erano aggiunte al fronte
delle milizie islamiche che verso le Montagne Verdi, specie nelle
cittadine di Al Badya e Derna, dettano legge e lasciano spazio ai
miliziani islamici più oltranzisti. Ora stanno dando filo da torcere
ai soldati legati al generale Khalifa Haftar, l’ex generale del
corpo di spedizione di Gheddafi nella guerra del Ciad, una trentina
d’anni fa, che adesso è ministro della Difesa del governo di
Tobruk. È da aprile che Haftar proclama la vittoria sulle milizie
fondamentaliste a Bengasi, ma ogni volta viene smentito dai fatti sul
campo di battaglia.
«L’intero
gruppo dirigente dell’Isis a Sirte viene dall’estero», dice al
New York Times il responsabile di una nota compagnia di traporti a
Misurata. Si chiama Nuri al Mangush, ammette che ormai le strade sono
controllate dai «barbuti in nero», il Paese è diviso in due, con
le grandi arterie di comunicazione che attraverso il deserto portano
all’Africa sub sahariana a rischio rapimenti e attacchi di ogni
tipo. Si calcola siano almeno 2.000 i volontari dell’Isis oggi
presenti in Libia. Un numero destinato a crescere. A Mosul sin dal
giugno 2014 una delle brigate più note che si occupò di
perseguitare la popolazione cristiana è appunto di origine libica: i
suoi militanti tengono contatti e scambi continui con Sirte. Pare
inoltre che uno degli ex ufficiali dell’esercito di Saddam Hussein,
noto ora come Abu Ali al Anbari e attivo tra i leader militari di
Isis, sia di recente giunto a Sirte via mare con il compito di
studiare nuove strategie operative. A Washington gli esperti
dell’antiterrorismo non nascondono più l’opinione per cui
l’Isis, oggi sotto assedio e in difficoltà in Siria e Iraq,
potrebbe rilanciare proprio la Libia quale centro di irradiazione
verso l’Africa e l’Europa. Piccoli gruppi di teste di cuoio
americani e britannici sarebbero già stati mandati nel Paese per
esaminare la minaccia e i primi rapporti si rivelerebbero tutt’altro
che rassicuranti .
Non scandalizziamoci se poi Inglesi , Americani e Francesi fanno man bassa dei prodotti petroliferi e altre materie prime in certi momenti ci vogliono gli attributi .....o sbaglio ?
Visa, spesi in Italia da stranieri 10 mld
Visa, spesi in Italia da stranieri 10 mld
Volume di spesa cresciuto del 12,5% rispetto al 2014
(ANSA)
- MILANO, 19 NOV - In tutta Italia la spesa dei consumatori esteri su
carte Visa nel periodo maggio-ottobre 2015 è stata di 10 miliardi di
euro, il 12,5% in più rispetto al 2014. Lo ha reso noto Visa Europe,
precisando che nei sei mesi di Expo le transazioni Visa registrate a
Milano riportano volumi di spesa dei consumatori esteri pari a 619,4
milioni di euro, in crescita del 27% rispetto allo stesso periodo
2014. Visa Europe precisa che i mesi in cui sono stati
registrati i maggiori volumi di spesa sono stati quelli di settembre
e ottobre: 231 milioni di euro, in crescita del 22% rispetto al
bimestre inaugurale dell'Esposizione Universale (189,7 milioni di
euro di spesa, 198,6 milioni nei due mesi successivi). Cina,
Francia, USA, UK e Russia i Paesi "top spender" a Milano
lungo tutto il periodo di EXPO, con una spesa pari a 401,8 milioni di
euro ,che corrisponde al 65% dei volumi complessivi totali esteri. I
consumatori cinesi sono primi in termini di spesa nella città
meneghina con €63,9 milioni, davanti ai francesi (63 milioni). Fra
le categorie merceologiche, il settore moda/abbigliamento detiene la
leadership nella spesa dei visitatori stranieri con ben 179 milioni
di euro, categoria preferita da cinesi e russi. Al secondo posto
alberghi e strutture ricettive con una spesa nel periodo
maggio-ottobre di €136,7 milioni.(ANSA).
Turchia, la rabbia curda al funerale di Elci inni pro Pkk e slogan contro Erdogan ( Foto )
Turchia,
la rabbia curda al funerale di Elci
inni pro Pkk e slogan contro
Erdogan
Slogan
contro il presidente Erdogan, accuse al governo, inni al Pkk: i
funerali di Tahir Elci, l'avvocato curdo ucciso a Diyarbakir nel
corso di una misteriosa sparatoria, si sono trasformati in una grande
manifestazione di popolo antigovernativa. Decine di migliaia di
persone hanno accompagnato il feretro coperto dalla bandiera rossa,
verde e gialla per i viali di Diyarbakir dove sono arrivate anche
delegazioni di avvocati da tutta la Turchia. I leader del partito
filocurdo in parlamento hanno ribadito di ritenere la morte di Elci
un omicidio politico e di nutrire poche speranze che le indagini
facciano luce sui colpevoli. Sabato, a poche ora dall'uccisione di
Elci, in diverse città turche, da Istanbul ad Ankara, i cittadini
curdi erano scesi in piazza e ci sono stati incidenti e cariche della
polizia
da
Repubblica.it
Attenzione Erdogan tu si, che stai giocando con il fuoco....e noi Europei dove abbiamo messo il senso della giustizia ???
29 nov 2015
Spese pazze per feste e tornei Ue: la Sicilia ridia 70 milioni
Spese pazze per feste e tornei Ue: la Sicilia ridia 70 milioni
Nella
Regione Sicilia sempre a un passo dal default, spunta un nuovo buco
in bilancio per i contributi pazzi dati al turismo. Che per ora
ammonta a 70 milioni di fondi, contestati da Bruxelles ma già pagati
per attività che non verranno riconosciute. E che, se non saranno
restituiti da chi li ha ricevuti, toccherà alla Regione ripagare
all'Unione Europea. Ma questo è solo l'inizio di quella che potrebbe
essere una voragine miliardaria visto che si tratta di una piccola
parte di quanto speso e che potrebbe moltiplicarsi a tutte le
regioni, in vista della rendicontazione dei contributi 2006-2013 per
la coesione e lo sviluppo regionale che verrà presentata da ogni
regione entro marzo 2017.
LA VORAGINE Intanto è scoppiato il caso della Sicilia, regione con il bilancio sempre sul filo del default e che ora dovrà inserire 70 milioni di fondi da restituire all'Europa. Di cosa si tratta? La misura "turismo" dei fondi europei è nata per dotare di infrastrutture e iniziative stabili territori come il Mezzogiorno d'Italia. Tra i contributi elargiti dalla regione però, una fetta consistente è andata ai grandi eventi come i Mondiali di scherma di Catania, che hanno ricevuto un contributo di cinque milioni di euro, i Sicilian Open di golf ma anche il Cous Cous Fest di San Vito Lo Capo. In particolare l'edizione sicuramente contestata, per un contributo di 1,3 milioni di euro sarebbe quella del 2010 che ha visto tra i principali protagonisti Vladimir Luxuria, protagonista anche l'anno successivo alla conduzione dei talk show dei Café
LA VORAGINE Intanto è scoppiato il caso della Sicilia, regione con il bilancio sempre sul filo del default e che ora dovrà inserire 70 milioni di fondi da restituire all'Europa. Di cosa si tratta? La misura "turismo" dei fondi europei è nata per dotare di infrastrutture e iniziative stabili territori come il Mezzogiorno d'Italia. Tra i contributi elargiti dalla regione però, una fetta consistente è andata ai grandi eventi come i Mondiali di scherma di Catania, che hanno ricevuto un contributo di cinque milioni di euro, i Sicilian Open di golf ma anche il Cous Cous Fest di San Vito Lo Capo. In particolare l'edizione sicuramente contestata, per un contributo di 1,3 milioni di euro sarebbe quella del 2010 che ha visto tra i principali protagonisti Vladimir Luxuria, protagonista anche l'anno successivo alla conduzione dei talk show dei Café
le
cous cous e dove è stato organizzato anche un master universitario
di secondo livello di cultura e comunicazione del gusto.....
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Come riconoscere e arginare il morbo di Parkinson
Come riconoscere e arginare il morbo di Parkinson
Roma
- Il 28 novembre si celebra la Giornata della Malattia di Parkinson,
patologia che colpisce più di 5 milioni di persone al mondo, di
cui oltre 220mila solo in Italia, e che si manifesta intorno ai
60 anni di età. La Società Italiana di Neurologia coglie
l’occasione proprio della Giornata per ribadire il ruolo cruciale
della ricerca scientifica nella lotta a questo disturbo
neurodegenerativo con il preciso obiettivo di raggiungere non solo
una diagnosi precoce ma addirittura preclinica e la personalizzazione
della terapia per ciascun paziente.
DIFFERENZE
FRA DIAGNOSI PRECLINICA E PRECOCE
Nella
Malattia di Parkinson la diagnosi preclinica viene fatta alla persona
«apparentemente» sana che non manifesta ancora i sintomi motori
tipici della patologia, mentre la diagnosi precoce avviene
quando i primi segni clinici sono già comparsi, sebbene siano ancora
incerti o sfumati. La diagnosi preclinica permette di anticipare di
molti anni la comparsa della malattia di Parkinson e di modificarne
addirittura il decorso attraverso una tempestiva terapia a base di
farmaci dopaminergici o di farmaci neuro protettivi.
La
malattia di Parkinson, è la seconda più comune patologia
neurodegenerativa dopo la malattia di Alzheimer, con una prevalenza
stimata del 2% nella settima decade di vita. Colprogredire della
malattia compare un graduale incremento del grado di disabilità del
paziente dovuto all’insorgenza di disturbi non-motori
(disturbi dell’umore, del sonno e cognitivi) e motori tra cui
alterazioni posturali, spesso invalidanti, quali la deviazione
laterale del tronco (Pisa Syndrome), la flessione anteriore
del tronco(Camptocormia) e del collo (Anterocollo).
Il
rapido riconoscimento dei disturbi posturali e l’adozione di
specifiche procedure farmacologiche e riabilitative possono
rallentare l’evoluzione della malattia di Parkinson verso forme più
severe.
LO
STUDIO DELL’UNIVERSITÁ DI VERONA
Un
contributo fondamentale in questa direzione arriva da uno studio
multicentrico italiano coordinato da Michele Tinazzi, docente di
Neurologia del dipartimento di Scienze Neurologiche, Biomediche e del
Movimento dell’università di Verona i cui risultati sono stati
pubblicati sulla rivista statunitense Neurology.
La
ricerca «Pisa Syndrome in Parkinson’s disease: an observational
multicenter italian study» ha coinvolto 1631 pazienti affetti da
Malattia di Parkinson. È emerso come uno stadio avanzato di malattia
e il trattamento farmacologico con levodopa e dopamino-agonisti
aumentino il rischio di sviluppare la Sindrome rispettivamente del
46% e del 93%.
Fattori
muscolo-scheletrici come l’osteoporosi e la presenza di artrosi
aumentano, a loro volta, il rischio del 66%, mentre la presenza di
disturbi della deambulazione accresce il rischio di circa tre volte.
PRENDERE
IN TEMPO LA MALATTIA
Il
fattore tempo rappresenta una questione cruciale se si pensa che alla
comparsa dei primi sintomi motori, come lentezza nei movimenti o
tremore a riposo, la malattia ormai non può più essere bloccata in
quanto risulta già in una fase troppo avanzata.
I
SINTOMI CHE POSSONO SEGNALARE LA PATOLOGIA
Per
diagnosticare la Malattia di Parkinson sono stati individuati segni
preclinici e precoci molto precisi che a volte, però, possono
essere la manifestazione di altre malattie neurodegenerative. Di
recente, quindi, è stata introdotta nella pratica clinica la
diagnostica differenziale dei diversi campanelli d’allarme che
interessano la Malattia di Parkinson: ad esempio, il disturbo
del comportamento del sonno in fase REM (RBD – REM Behaviour
Disorders) può riguardare, in fase preclinica, la Malattia di
Parkinson oppure riferirsi al Tremore Essenziale.
Il trattamento
della sintomatologia deve essere personalizzato sulla base delle
caratteristiche espresse nella persona affetta dalla Malattia di
Parkinson, al fine di offrire le risorse terapeutiche più opportune
a seconda del quadro clinico, dell’evoluzione e del comportamento
individuale.
IL
28 PORTE APERTE AL MAURIZIANO PER CONSIGLI E INFORMAZIONI
In
occasione della Giornata del Parkinson a Torino il reparto Neurologia
dell’ospedale Mauriziano dà vita all’iniziativa «porte aperte».
Dalle 9 alle 12 il personale sarà a disposizione dei pazienti, dei
parenti e dei cittadini per fornire informazioni pratiche sulla
gestione della malattia, sugli stili di vita più adeguati, sugli
aspetti riabilitativi e nutrizionali e sui servizi offerti presso
l’ospedale Mauriziano
da
IL SecoloXIXSalute.it
Tredicesime, l'85% sfuma in tasse e bollette
Tredicesime, l'85% sfuma in tasse e bollette
Le
associazioni dei consumatori: «Gran parte del denaro se ne va in
balzelli: solo 5 mld per spese piacevoli».
Arrivano
le tredicesime nelle tasche degli italiani, ma oltre l'85% della
mensilità in più sfumerà in tasse (a partire da Imu e Tasi), bolli
e rate del mutuo.
A fare i conti sono Adusbef e Federconsumatori, secondo le quali su un totale di oltre 34,4 miliardi di monte tredicesime, solo 5,2 miliardi saranno destinati a spese «più piacevoli» come il cenone di Natale, i regali o qualche viaggio.
OLTRE 34 MILIARDI. Le tredicesime, ricordano le associazioni dei consumatori, saranno pagate tra due settimane. Dei 34,4 miliardi, 9,2 andranno ai pensionati, 9,5 ai lavoratori pubblici, 15,7 ai dipendenti privati di agricoltura, industria e terziario. Denaro che sarà impiegato «per pagare gli aumenti iniziati a gennaio 2015 con tarifffe autostradali, benzina, bolli, tasse, Tasi, Imu seconda casa, accise e un'altra serie infinita di ordinari balzelli che - affermano Adusbef e Federconsumatori - «sfiancano le famiglie e mangiano i redditi insieme alle consuete scadenze fiscali, quali tasse, bolli, rate e canoni, che durante il mese di dicembre i contribuenti sono chiamati a versare».
RIDUZONE DELL'85,2%. Con il risultato, denunciano ancora le associazioni, di ridurre dell'85,2% l'agognata gratifica natalizia. Nel rincorrersi dei pagamenti da effettuare entro il 31 dicembre, quindi, dei 34,4 miliardi di euro di tredicesime che verranno pagate quest'anno, il 14,8% cento, ossia 5,2 miliardi di euro, resterà realmente nelle tasche di lavoratori e pensionati. Con un aumento però di circa 2 miliardi rispetto allo scorso anno.
A fare i conti sono Adusbef e Federconsumatori, secondo le quali su un totale di oltre 34,4 miliardi di monte tredicesime, solo 5,2 miliardi saranno destinati a spese «più piacevoli» come il cenone di Natale, i regali o qualche viaggio.
OLTRE 34 MILIARDI. Le tredicesime, ricordano le associazioni dei consumatori, saranno pagate tra due settimane. Dei 34,4 miliardi, 9,2 andranno ai pensionati, 9,5 ai lavoratori pubblici, 15,7 ai dipendenti privati di agricoltura, industria e terziario. Denaro che sarà impiegato «per pagare gli aumenti iniziati a gennaio 2015 con tarifffe autostradali, benzina, bolli, tasse, Tasi, Imu seconda casa, accise e un'altra serie infinita di ordinari balzelli che - affermano Adusbef e Federconsumatori - «sfiancano le famiglie e mangiano i redditi insieme alle consuete scadenze fiscali, quali tasse, bolli, rate e canoni, che durante il mese di dicembre i contribuenti sono chiamati a versare».
RIDUZONE DELL'85,2%. Con il risultato, denunciano ancora le associazioni, di ridurre dell'85,2% l'agognata gratifica natalizia. Nel rincorrersi dei pagamenti da effettuare entro il 31 dicembre, quindi, dei 34,4 miliardi di euro di tredicesime che verranno pagate quest'anno, il 14,8% cento, ossia 5,2 miliardi di euro, resterà realmente nelle tasche di lavoratori e pensionati. Con un aumento però di circa 2 miliardi rispetto allo scorso anno.
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