Tursi:
“Il blog di Grillo è la
negazione stessa dell’uno vale uno”
Il
docente di Filosofia politica: “Nei 5 Stelle c’è una
sproporzione enorme tra la testa – chi gestisce la piattaforma web
– e il corpo dei simpatizzanti”
«La
nuova arma della democrazia grillina si chiama Rousseau. Faccio
notare che, secondo molti interpreti, da “Il contratto sociale”
di Jean Jacques Rousseau sono nati i germi degli autoritarismi
moderni». Antonio Tursi è docente di Filosofia politica e saggista.
È uno degli autori di «Alfabeto Grillo, dizionario critico
ragionato sul Movimento 5 Stelle» (Mimesis). È in uscita il suo
ultimo libro «Partecipiamo, tra autorappresentazione dei media e
rappresentanza dei partiti».
Il
caso Pizzarotti riapre il tema della democrazia e della trasparenza
nel mondo M5S. Il web è sinonimo di entrambe?
«Il
web è uno strumento che può agevolare la partecipazione diretta
alla discussione pubblica. Non è detto però che ciò avvenga e non
è detto che questa maggiore partecipazione alla discussione sia
anche una maggiore partecipazione alla decisione. Parlando dei 5
Stelle, ci sono due esempi perfetti: per il reato di immigrazione
clandestina, i senatori non hanno seguito le indicazioni del web e
votarono l’abolizione del reato; più di recente, sulle unioni
civili, dalla Casaleggio e associati arrivò l’ordine opposto a
quelle che erano stati gli impegni dei senatori».
Quindi
il web non è di per sè democratico e non garantisce nessuno dei due
pilastri grillini?
«Bisogna
essere molto chiari: il web è uno spazio dove si giocano rapporti di
forza così come negli altri tradizionali spazi della politica. Ora
il punto è che nei 5 Stelle c’è una sproporzione enorme tra la
testa, chi gestisce la piattaforma dei blog, e il corpo degli
iscritti e simpatizzanti. Questo dato oggettivo è di per sè la
negazione dell’uno vale uno. Però, deve essere chiaro: è
sbagliato parlare di dittatura del web; più giusto parlare di
dittatura di qualcuno che utilizza il web come una volta si poteva
usare radio o tv».
Bene
fa Pizzarotti, e non è il solo, a denunciare «le decisioni calate
dall’alto da anonimi signori che si nascondono dietro qualche staff
comunicazione»?
«Il
caso Pizzarotti è molto interessante. Lui fa bene a mantenere viva
una coscienza critica, continua quel filone dissidente romagnolo che
ha sempre rappresentato il controcanto rispetto alle dinamiche di
Grillo e del Direttorio. Rappresenta una pluralità naturale e che
solo la retorica populista 5 Stelle sul movimento omogeneo può
pensare di nascondere. Voglio dire che Pizzarotti è una garanzia di
democrazia per il Movimento».
Peccato
che sta per essere espulso. Il sindaco di Parma attacca soprattutto
l’anonimato delle scelte.
«Attacca
la deresponsabilizzazione che la mancata firma delle scelte comporta.
E in un partito la responsabilità dei singoli e poi collettiva
dovrebbe essere il fondamento. Sull’anonimato, invece, rilevo una
sintonia tra i 5 Stelle e una più ampia tendenza del web che ha dato
vita a un “movimento politico potente” – cito l’antropologa
Gabriela Coleman) – come Anonymous. L’uso dell’anonimato è
grave ma va inserito in un contesto più ampio dove è diventato
modalità di azione politica diffusa. Grazie all’anonimato, il
repertorio di azione politica dal basso si è allargato. E non solo
nei contesti autoritario, anche in quelli democratici».
Sulla
trasparenza del web?
«Qui
si potrebbe citare Focault che in “Sorvegliare e punire” disse
che la trasparenza può essere una trappola. La politica ha dinamiche
tali per cui non è detto che vedere tutto sia vedere qualcosa. Le
dirette streaming, a cominciare da quella di Bersani, sono state una
trappola».
Candidati
estromessi; liste bocciate con un clic; sindaci espulsi. Si assiste
ad un’involuzione autarchica del Movimento?
«Eppure
nonostante queste linee di fuga che dovrebbero minarlo, il Movimento
mantiene un forte consenso. Anzi, più diventa partito – si parla
di leninismo 2.0 e di nuovo centralismo democratico – e più si
rafforza. Piace questo congegno meccanico e autoritario».
L’ultima
cabina di regia si chiama Rousseau. È la nuova piattaforma web del
popolo grillino. L’ha studiata?
«Osservo
che Rousseau è stato il teorico più importante della democrazia
diretta. Ma che gli interpreti del suo “Contratto sociale” fanno
notare che da qui sono nati i germi degli autoritarismi moderni».
Chi
comanda nel Movimento?
«In
questo momento ancora più Grillo che non il giovane Casaleggio».
di
Claudia Fusani per L' Unità.TV
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