“Le
mie battaglie per l’Italia”,
l’ultima intervista a l’Unità
Era
novembre, il leader Radicale parlava di un impegno politico
tutt’altro che chiuso: “Gli scioperi della fame mi allungano la
vita”
«Scendo
subito!», risponde veloce Marco Pannella alla mia citofonata ed
effettivamente scende con un borsone, pronto quasi a partire. Nello
scendere di corsa per l’imminente intervista ha dimenticato i
sigari toscani alla grappa. Dopo qualche trattativa tra barista,
tabaccaio e dopo una ricerca vana mi chiede il permesso di tornare su
casa a prenderli. E’ una sera di inizio novembre in via della
Panetteria, a due passi dal Quirinale, e l’intervista si interrompe
tante volte perché Pannella nonostante le ottantacinque primavere, i
rissosi avvenimenti politici e l’as senza dalle televisioni è
molto amato. Si fermano in tanti per una foto e lui felice come un
adolescente parla con tutti. «Questo è il popolo, è la gente che
mi vuole bene – mi dice sornione – c a p i to perché non mi ci
mandano in tv?». Una famiglia piemontese lo fa sciogliere, quando
gli viene detto che loro figlia si chiama Giorgiana, come Giorgiana
Masi, la studentessa del Pasteur che fu uccisa durante una
manifestazione radicale negli anni Settanta. Nonostante la vita
irregolare, il tortuoso percorso filosofico e politico, i pentimenti,
le vittorie e le sconfitte, Pannella è entrato nel Dna del Paese.
Non lo fermano neanche le condizioni di salute sulla carta precarie e
annuncia una nuova battaglia «per aiutare il governo italiano per
uscire dalle infrazioni rilevate dall’Unione europea che già ci
costano svariate decine di milioni di euro».
Marco,
come stai?
L’erba
cattiva non muore mai. Il tumore sembra essersi fermato, i medici
sono ottimisti. Diciamo che i miei digiuni e gli scioperi della fame
dovranno studiarli, perché secondo me è scientificamente provato
che le mie lotte mi hanno allungato la vita. Un poco alla volta si
abitua il corpo alla durezza. Tutti quanti quelli che hanno paura che
io muoia prima del tempo devono stare tranquilli.
E’
autunno, è appena finito il congresso di Chianciano, come continua
l’impegno dei Radicali?
Noi
vogliamo dare una mano al governo italiano, chiedendo di ripristinare
lo stato di diritto davanti alle gravi sanzioni che stiamo già
pagando all’Un i o n e europea. L’Italia è poi lo Stato membro
che, in modo preminente, si trova a essere in palese violazione del
diritto dell’Ue, attestandosi, insieme alla Grecia, al primo posto
tra i 28 paesi, con ben 89 contestazioni da parte della Commissione
europea e 34 condanne, dal 2010 al 2014, per inadempimento. Questo
già ci è costato 183 milioni di euro e per questo motivo, volendo
aiutare Mattarella e Renzi, chiediamo che entro la fine del 2016 sia
chiusa almeno la metà delle procedure di infrazione ancora pendenti,
che ci sia il rispetto in tempi brevi di quanto stabilito dalle tre
sentenze della Corte di Giustizia dell’Unione europea che, ancora
oggi, prevedono il pagamento di multe e l’osservanza di quanto
stabilito dalle sentenze.
Di
fatto queste procedure di infrazione racchiudono il malfunzionamento
burocratico del nostro Paese…
Esattamente,
a partire da quelle relative alla durata dei processi. Noi siamo
stati i primi che abbiamo fatto nostre in tutte le sedi le parole e
l’impegno del presidente emerito Giorgio Napolitano, che sulla
giustizia è stato sempre chiaro. Se l’Italia non verrà aiutata a
superare questo momento la sua presenza negli organismi di diritto
internazionali sarà sempre meno importante. Anche per questo motivo
con le nostre richieste e le nostre battaglie noi siamo alleati del
governo e non antagonisti.
Quali
sono le azioni da intraprendere per porre fine a questo processo
emergenziale?
Per
interrompere e superare questa situazione da “regime di democrazia
reale” che caratterizza oggi l’Italia contro la democrazia e lo
stato di diritto formalmente vigente penso che ci siano due livelli:
il primo, un chiaro impegno da parte del governo, e il secondo di
riforma, ovvero transitare a livello mondiale allo stato di diritto
contro la ragion di stato, attraverso l’affermazione del diritto
alla conoscenza, ovvero il diritto alla trasparenza e alla
consapevolezza di quello che il potere fa per conto dei cittadini in
nome dei quali governa. Per questo la galassia radicale inizierà una
serie di campagne e di azioni non violente nei prossimi mesi,
sperando che non prosegua l’oscurantismo partitocratico e
comunicativo che attanaglia le nostre campagne.
Sembra
infatti che, col passare del tempo, la metafora radicale stia
scomparendo dalla scena, quasi un solve et coagula..
Ritengo
che quello per cui noi abbiamo battagliato per decenni stia
diventando realtà. Oggi tutti parlano di legalizzare le droghe
leggere e in altri Paesi del mondo si sta attuando, tutti parlano di
trasformare i diritti civili in diritti umani. Sono decenni che mi
dicono “smetti di fare queste battaglie se no muori” e invece io
le faccio proprio perché non muoio e non muoia il diritto.
Tra
poco meno di un mese a Roma si aprirà il Giubileo della
misericordia. Cosa ne pensi?
Semanticamente
è un’occasione persa, perché la misericordia non si rappresenta
solo con il perdono. Avrei preferito che tutto fosse incentrato sullo
spes contra spem cioè “essere speranza (spes) piuttosto che avere
speranza (sp em)”.
A
proposito di processi, da poco ha aperto quello su “Mafia
Capitale”, che idea ti sei fatto?
Sono
stato eletto in consiglio comunale qualche decennio fa a Roma e le
cose che sono state evidenziate nei mesi passati, insieme a Rita
Bernardini le vedevamo e le denunciavamo già anni fa. Quando la
politica cede il posto al commercio, quando la partitocrazia si
impossessa di tutte le cariche della vita pubblica, la corruzione e
il malaffare diventano un onere accessorio da pagare. Pensiamo alla
corruzione come a quella che stiamo vivendo, ma la vera corruzione
Roma la subisce nel corpo che è ormai putrefatto.
E
del Movimento Cinquestelle e di Beppe Grillo, che sembra aver
scippato la bandiera ideale di alcune battaglie di trasparenza del
Partito Radicale?
Grillo
è il già vissuto. Un già vissuto che inizia nel 1946 con il Fronte
dell’Uomo qualunque, quando il suo capo Giannini faceva il gioco
dei grillini. Attaccare il contenitore, ma non il contenuto: la
partitocrazia e il potere economico e sociale che ne deriva. Si
divertono a fare giochetti ma non cambia nulla della sostanza di
questo Paese.
Se
ti sembra arcaico Grillo, di Matteo Renzi cosa ne pensi?
E’
l’ennesima versione del trasformismo opportunista. Quando lo
osservo mi ricorda gli antichi dorotei della Democrazia Cristiana.
Insomma, questo futuro lo vedo lontano dall’arrivare.
di
Massimiliano Coccia per L' Unità.TV
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