Il nuovo M5S? Conteso tra gli oligarchi e la Casaleggio Associati
L’organizzazione
del M5S è sempre più concentrata nella mani di pochi. Con buona
pace degli attivisti
Che
la morte di Gianroberto
Casaleggio avrebbe
sconquassato il Movimento
Cinquestelle è
stato chiaro sin da subito. Eppure, passata la fase del dolore, tutto
all’apparenza sembra essere tornato alla normalità grillina: dalle
richieste di sfiducia agli attacchi al governo fino
alle performance televisive della galassia a cinquestelle.
Meno
evidente invece è la trasformazione che i pentastellati stanno
vivendo al loro interno. Davide Casaleggio nel discorso di addio al
padre aveva invitato il Movimento 5 Stelle a perseguire il
“sogno” di Gianroberto “senza mollare mai”. E ora che anche
Beppe Grillo sta riprendendo quel passo di lato, messo
momentaneamente da parte a causa del lutto del cofondatore e amico,
si iniziano a intravedere le caratteristiche di questo nuovo
M5S.
L’eredità
presa in mano da Davide, lo abbiamo già detto, è sicuramente quella
aziendale, ma l’incontro avuto con Virginia
Raggi,
fa presupporre un coinvolgimento anche nella gestione
politica del movimento.
Sicuramente la Casaleggio Associati è impegnata nel vaglio
delle candidature per le amministrative che coinvolgono
non solo le grandi città ma anche i piccoli comuni. E
naturalmente, sotto questo punto di vista, ogni forza è in campo per
evitare un nuovocaso
Quarto.
Ora
la fiducia è tutta risposta nell’eredità di Casaleggio, la
piattaforma Rousseau, testamento politico per l”l’autodeterminazione”
del movimento. Tutto però avviene nel chiuso delle stanze. Grazie
alle chiavi d’accesso della Casaleggio Associati.
Lo
stesso Casaleggio spiegava: “Si potrà votare per il candidato
comunale di Milano se si è residenti a Milano o intervenire su una
legge regionale in Lombardia se si risiede in Lombardia”. Un
sistema, quindi, che eredita la peculiarità regionale dei Meetup.
L’idea del meetup nazionale in cui fare tutto alla luce del
sole non viene nemmeno presa in considerazione. Nonostante esponenti
come Federico
Pizzarotti lo
chiedano da anni.
L’organizzazione
verticistica che prima era appannaggio dei fondatori è in mano a
Davide Casaleggio e ai tre oligarchi del direttorio grillino –
Alessandro Di Battista, Luigi Di Maio e Roberto Fico – che per il
momento hanno siglato una tregua. Gli attivisti dovranno mettersi
l’anima in pace: il destino dell’uno vale uno è quello di
rimanere solo un bello slogan.
Di
Maddalena Carlino per L' Unità.TV
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