Giachetti
parte dalle periferie: con me
per ricucire la città
“La
corruzione vive nell’ombra, porteremo trasparenza e legalità in
Campidoglio”. I dem preparano la lista: tutti nomi puliti un terzo
di candidati civici, parità donne-uomini
Riparte
dalle periferie Roberto Giachetti per far tornare il centrosinistra
in Campidoglio. Il candidato sindaco che ha fatto della rivoluzione
delle piccole cose la sua bandiera e dopo la vittoria alle primarie
romane ha reso omaggio a Luigi Petroselli, il simbolo della riscossa
delle borgate romane, ieri ha ricominciato il giro di ascolto della
città dal VI municipio, dalle Torri. Tor Bella Monaca, Tor Vergata,
Torrespaccata, Torre Angela, Lunghezza, più di 250mila abitanti, la
Roma che soffre il degrado, un nervo scoperto nel Pd romano
commissariato dopo Mafia capitale. A guidare il Municipio c’era
Marco Scipioni, il presidente dem cacciato dal commissario Matteo
Orfini, che nel febbraio scorso è andato a gridare all’epurazione
sotto le finestre di Montecitorio.
L’obiettivo
del vicepresidente della Camera è sempre quello della campagna delle
primarie: stringere un patto con i cittadini e i Municipi,
ristabilire la fiducia, fare insieme la road map per cambiare.
«Ragiono più da sindaco che da candidato, non per presunzione ma
perché non dobbiamo perdere nemmeno un minuto. Per questo sono poco
in tv e più tra la gente». La partita con grillini e destra è
tutta da giocare. Il centrosinistra può vincere e ridare a Roma un
futuro. Si comincia dalla legalità, la legge va sempre applicata
anche se riguarda una sezione storica del Pd come quella di
Giubbonari accusata di morosità e che il Tar vuole sgomberare.
«Vogliamo con noi persone pulite e trasparenti. Per me conta la
legge e anche l’onore – ha detto nella sala piena del centro
anziani di Colle Prenestino – La corruzione si muove nelle zone
d’ombra, porteremo luce e trasparenza». Non basta il certificato
di carichi pendenti, manda a dire anche ai Cinquestelle, se si vuole
cambiare davvero bisogna puntare sull’onore delle persone. «Sul
proprio onore i candidati devono garantire che avranno una gestione
della cosa pubblica al di sopra di ogni sospetto perché ci sono cose
che accadono che non sono penalmente perseguibili ma che non devono
accadere più perché sono malcostume e fanno male alla politica».
La
prima mossa da sindaco sarà il decentramento. L’ha sempre
sostenuto Giachetti durante la campagna per le primarie che Roma non
può funzionare senza dare maggiori poteri e più fondi ai
mini-sindaci dei Municipi e ieri l’ha ripetuto a TeleRadioPiù. Lo
sa che il bilancio di Roma è «disastrato», un buco nero di debiti
che divora risorse, ma insiste a dire che se riconquisterà palazzo
Senatorio presterà molta attenzione ai problemi sociali. Non a caso
ieri ha apprezzato l’accordo tra il ministro della Giustizia Andrea
Orlando e il commissario Tronca per l’impiego di cento detenuti nei
servizi di pubblica utilità come la manutenzione delle aree verdi.
«Ho sempre avuto a cuore il tema delle carceri. Credo che il
reinserimento dei detenuti sia un volano che fa bene alla giustizia,
al Comune e ai cittadini. Roma torna la capitale della solidarietà
ed è una bella notizia per tutti».
Temi
cari alla sinistra, come il sì annunciato al referendum sulle
trivelle di domenica prossima. Ma il suo appello a tornare uniti in
vista della battaglia elettorale è caduto su un terreno assai
accidentato. I vertici di Sel l’hanno subito rispedito al mittente,
anche l’ala dialogante alla fine ha stretto i ranghi attorno a
Stefano Fassina tenendosi le mani libere solo se si andrà al
ballottaggio. L’idea della lista arancione sul modello di Milano e
Torino è ancora sul tavolo ma la strada è tutta in salita.
Il
Pd lavora sulla lista. Quarantotto nomi, metà donne e metà uomini.
Una lista pulita, senza candidati con guai con la giustizia o
indagini a carico. Una lista nuova, con solo una decina di ex
consiglieri comunali dell’era Marino. Tra questi, si dice,
potrebbero essere confermati Valeria Baglio, l’ex presidente
dell’assemblea capitolina, Michela di Biase, ex presidente della
commissione cultura, Marco Palumbo, Ilaria Piccolo, Orlando Corsetti,
Erica Battaglia, Giulia Tempesta, Daniela Tiburi. Ma il grosso, un
80% sarà di nomi nuovi. E sarà una lista aperta: con un terzo di
candidati civici, gente vera, dicono al Nazareno, protagonista del
lavoro quotidiano nella città, anche senza nessuna tessera in tasca.
Dopo
quello dei radicali, ieri è arrivato il sostegno dell’Udc.
«Sosterremo Giachetti con una lista di area cattolica – ha detto
Lorenza Cesa – analoga scelta sarà fatta anche a Napoli con
Valeria Valente».
Di
RRossella
Ripert per L' Unità.TV
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