14 apr 2016

Cosa vuol dire essere di sinistra oggi? Claudio Bisio Scrive...

Cosa vuol dire essere di sinistra oggi?

Claudio Bisio scrive a Staino: “Se tu, Matteo, Sala ed io…”

Claudio Bisio, immobilizzato e con la caviglia ingessata per un incidente con la moto, non ha potuto partecipare alla presentazione del libro di Sergio Staino con Giuliano Pisapia e la scrittrice Daria Colombo alla Feltrinelli di Milano. Ieri pomeriggio, però, all’iniziativa di presentazione del libro, la sua compagna Sandra Bonzi ha letto questo messaggio.

Strana storia intrecciata, quella di Sergio e mia.

Vabbè, lui molto, molto, molto più anziano, però con alcuni punti di contatto.
Ad esempio un passato da extraparlamentari (di sinistra, s’intende). Lui più sullo stalinismo, io più sul trotskismo.  Poi lui, con ampia revisione, approda in seno al grande Partito (comunista, s’intende).
Io resisto un po’ di più, anzi decisamente di più (Democrazia proletaria, per capirci).
Ci si incontra nella raitre di Guglielmi. Lui mi volle e, diciamo così, è anche un po’ colpa sua se ho iniziato a fare televisione.

Poi io Mai dire gol, le Iene, Zelig (su mediaset, guarda un po’) e lui Tango e l’Unità.
Ma l’amicizia è rimasta, anzi, tra menti libere si è rinsaldata.
Io comincio a gravitare in Toscana, nel Chianti, non lontano dalla Scandicci di Sergio e Bruna e la frequentazione aumenta. Io gli porto Pennac, lui mi porta Guccini. Paolo Hendel c’è sempre. E sono risate, bevute, mangiate, chiacchierate, discussioni sempre accese, su tutto. Mai giocare a Trivial se c’è Adriano Sofri nei dintorni, perché sai che perderai. E a nessuno di noi piace perdere.
L’amico comune Fabio Picchi, sano ristoratore fiorentino (oggi si direbbe chef stellato) inventore con la mia amica e collega Maria Cassi del Teatro del Sale, un giorno mi vuole presentare un giovane di Rignano che ha appena vinto le primarie per il comune di Firenze contro l’apparato del Partito, quello di Sergio (nel frattempo non più comunista ma democratico… beh, meglio, visti i tempi).
Sergio si infuria, non gli piace. Non ho mai capito perché, provate a chiederglielo voi.

Il resto è quasi storia, anzi cronaca.
Non so cosa abbia votato Sergio alle primarie del Pd. Se volete vi dico per chi ho votato io.
Alle prime che contrapponevano Bersani a Renzi, ho votato Marino… (vietato ridere)
Alle seconde, quelle che contrapponevano Renzi a Cuperlo ho votato Civati (vietato piangere).
Non so Sergio, ma provo a immaginare: Bersani e Cuperlo?!?
Posso anche dire che alle recenti primarie per il sindaco di Milano non sono andato a votare (è la prima volta in vita mia, vorrà dire qualcosa?). Non capivo proprio le differenze tra Maiorino e la Balzani. Giuliano, vuoi spiegarcele tu?… Lascia stare, troppo tardi. Ora ha vinto Sala e non si discute. E chi dice che Sala e Parisi sono uguali mente sapendo di mentire. Provate a immaginare sul palco di un ipotetico Parisi vincitore: Salvini, Formigoni, Berlusconi, Moratti, La Russa, De Corato… mi fermo o vado avanti?
Ricordando il doppio arcobaleno di piazza Duomo quando vinse Giuliano e tutta la Milano arancione era in festa, molta nostalgia e un po’ di scoramento mi viene.

Ma poi leggo (in anteprima, che fortuna, grazie ancora amico Sergio!) “Alla ricerca della pecora Fassina” e mi torna tanto buonumore e un po’ di speranza. Mi sembra che con tutti gli incroci di questi decenni io e Sergio siamo arrivati a una stessa conclusione, quantomeno a una medesima sensibilità.
Se non avessi un piede rotto e pulsante (ingessato e appeso) vorrei essere lì con voi e fare tante domande a Sergio, a Daria, a Giuliano, al pubblico… anche un po’ provocatorie. Vorrei chiedervi di Fassina, appunto, ma anche di Cofferati. E pure di Basilio Rizzo.

Mi piacerebbe chiedervi cosa vuol dire essere di sinistra oggi, cosa vuol dire amministrare da sinistra una città come Milano, chiedere a Sergio se quel partito lì, che ha cambiato tanti nomi, gli piace ancora, è ancora il suo e se pensa davvero, come scrive nel suo bellissimo e divertentissimo libro, che Fassina, dopo avere fondato e successivamente sciolto il SI, il BE’, il MAH, il PERO’, alla fine fonderà il NO, un movimento di sinistra in cui nome e programma coincidono.
Scusate, ora devo scappare perché mi sta squillando il telefono.
“Ciao Matteo, dimmi…”

Claudio Bisio. su L' Unità.TV

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