Travaglio prova la scalata in edicola usando (male) il referendum
Basterà
la precoce campagna per il No alla riforma costituzionale a far
risalire le vendite del Fatto?
Il Fatto s’è
lanciato con lodevole anticipo – il testo dev’essere ancora
approvato in via definitiva, il referendum confermativo non è ancora
stato fissato – nell’eroica battaglia contro la riforma
che snellisce e modernizza il nostro polveroso ordinamento
istituzionale.
E oggi ci informa che ben 100mila clic hanno omaggiato l’appello
online che vanta fra i primi firmatari costituzionalisti del calibro
di Monica Guerritore, Gustavo Zagrebelsky, Fiorella Mannoia, Stefano
Rodotà e Daniela Poggi.
E’
possibile che dietro tanto anticipato attivismo si nascondi il
desiderio di risalire la china delle vendite: se è così, non
possiamo che fare a Marco Travaglio i nostri migliori auguri. E’
diventato direttore il 3 febbraio 2015, e i risultati non si possono
negare: a gennaio dell’anno scorso, il mese prima che diventasse
direttore, il Fatto vendeva
ogni giorno 64.759 copie; quest’anno, sempre a gennaio, ne ha
vendute 39.134: circa 25mila in meno, con un calo del 39,6% in dodici
mesi.
Perché
la gloriosa campagna per il No alle riforme abbia successo, se non
nelle urne quantomeno nelle edicole, occorre però che l’ardito
Travaglio ripassi un po’ di dottrina e magari si faccia spiegare,
da Zagrebelsky o dalla Mannoia, che cos’è la Costituzione:
altrimenti rischia, come gli è accaduto nell’editoriale di oggi,
di inciampare in qualche castroneria.
Scrive
infatti Travaglio che “la Parte Prima [della Costituzione] non solo
viene toccata: viene stravolta”. Infatti, ragiona il brillante
giurista, all’articolo 1 si dice che “la sovranità appartiene al
popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”:
ma “tra queste forme e questi limiti” non c’è l’Italicum,
ergo l’art. 1 è stato “stravolto”.
Lo
so, ci vuole pazienza, ma proviamoci lo stesso: dunque, caro
Travaglio, per prima cosa occorre sapere che la legge elettorale è
una legge ordinaria, non fa parte della riforma Boschi e non sarà
sottoposta a referendum confermativo. Bisogna poi sapere che il
popolo esercita la sovranità di cui dispone attraverso il voto, che
è disciplinato da una legge, che è approvata dal Parlamento: per
capirci, non è la redazione del Fatto che
stabilisce come si deve votare.
Infine,
se proprio vogliamo parlare di Italicum, può anche essere utile
sapere che per conquistare la maggioranza dei seggi alla Camera non
basta, come scrive Travaglio, il 25% dei voti: bisogna superare
almeno il 40% o, in caso di ballottaggio, il 50%. E questo, siamo
pronti a scommettere, lo sa persino Zagrebelsky.
Di
Fabrizio Rondolino per L' Unità.TV
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