Sinistra radicale, la scissione dell’atomo. Fassina-Marino, già tutto finito
Il marziano è diventato un fantasma: non si sa cosa faccia né cosa voglia
La
destra si spacca in quattro? E allora la sinistra-sinistra si spacca
in due. Maestra nella scissione dell’atomo, a sinistra del Pd
Stefano Fassina e Ignazio Marino si scindono fra di loro e ognuno
andrà per la sua strada. Da più di due mesi il primo invita il
secondo a discutere insieme, ma non c’è stato niente da fare:
anche ieri l’ex sindaco non è andato ad una riunione del comitato
Fassina e a questo punto, essendo lo sgarbo il secondo in pochi
giorni, ognuno per sé e Dio per tutti. Normali divisioni a sinistra.
Niente da dichiarare. Come, niente?
In
realtà la sensazione è che Ignazio Marino sia diventato un fantasma
che nessuno sa cosa voglia, cosa pensi, cosa faccia. Forse sta
cercando di capire se impegnarsi più sull’uscita del mitico libro
pieno di pozioni di veleno, pipistrelli e porte che cigolano nella
notte, piuttosto che sulle pendenze giudiziarie che incombono; se più
sul come difendersi dalle accuse di Raffaele Cantone o più su una
tanto vagheggiata scesa in campo per il Campidoglio. Un fantasma, un
“cattivo” della politica che persino il gruppetto di
ultrasinistra tende a scansare, ormai, un condannato alla minorità
politica eppure non rassegnato al destino che lui giudica cinico e
baro, un uomo che viene raccontato come “molto offeso” per la
lettera che senza molta grazia, ma con qualche ragione, trenta
esponenti di Sel di Romagli hanno mandato appena tornato dagli Stati
Uniti chiedendogli di non candidarsi facendo riferimento diretto ai
procedimenti giudiziari in corso (e chissà che non arrivi qualche
avviso di garanzia).
Così
come è rimasto molto colpito, Marino, per gli accostamenti fra la
sua giunta e quella di Alemanno evidenziati sempre da Cantone, quella
“sistematica e diffusa violazione delle norme che ha agevolato il
radicarsi di prassi corruttive” che lo inchioda persino più di una
condanna penale e che nessuna “rivelazione” contenuta nel suo
libro potrà mai dissipare. C’è rimasto malissimo. E dunque anche
Cantone finisce sul libro nero, anzi su uno dei leggendari quaderni
neri sui quali l’ex sindaco appunta da tempo crimini e misfatti dei
suoi “nemici”.
Già,
il libro di Marino (“Un marziano a Roma”) che Feltrinelli
vorrebbe diventasse un best seller e che sicuramente venderà un bel
po’ di copie – si sa com’è fatto questo Paese, pruriginoso e
inconsciamente voyeur – ma che potrebbe essere intralciato (lo
abbiamo letto su Repubblica) proprio da una eventuale candidatura
dell’ex chirurgo: Fazio gli avrebbe fatto sapere che sarebbe
impossibile invitarlo, se candidato. Ecco un altro dubbio amletico
pararsi dinanzi a Ignazio: candidarsi o pubblicare? Il potere o la
gloria? Nei meandri della sua mente, l’unica cosa chiara è che il
chirurgo ha voglia di menare le mani, che vorrebbe utilizzare tutto
l’utilizzabile per far male a Renzi, a Orfini, al Pd. Di altro gli
frega poco o nulla.
Fassina,
che non è uno sprovveduto, ha capito che non ha bisogno di uno così,
anzi. Dopodiché lui ha il piccolo problema di capire come portare
dalla sua parte tutta Sel (sorpresa: è divisa in due), e cercare di
non fare la fine delle tante liste arcobaleneggianti, neocomuniste,
tsiprose e rifondarole che abbiamo visto fallire in questi anni:
impresa praticamente disperata, e il pericolo è di arrivare
addirittura sesto o settimo, un record.
Ma
chissà se fra Fassina e Marino (se alla fine si presenterà alla
testa di una lista tutta “passato e rancore”) prevarrebbe
Fassina: d’altronde “Un marziano a Roma” – ricordiamolo –
era il titolo di una commedia di Flaiano che alla prima venne
fischiata dal pubblico, tanto che il grande intellettuale disse:
“L’insuccesso mi ha dato alla testa”. Che è un po’ quello
che sta capitando anche al nostro Ignazio.
Di
Mario Lavia per L' Unità.TV
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