Milano, ora Sala deve fare Sala. Con l’aiuto di Pisapia
Sul
palco dell’Elfo Puccini si ripropone la “foto delle primarie”:
tutta la giunta (Balzani compresa) a fianco di Sala. Basta
chiacchiere, c’è da battere Parisi
Non
è più tempo di chiacchiere. Non è più tempo di celebrare le
vittorie o di leccarsi le ferite. Iltempo
delle primarie è
finito, ora c’è da partire con una campagna elettorale per Milano.
Ieri il
centrosinistra milanese è ripartito dal palco del teatro Elfo
Puccini per lanciare il proprio messaggio di unità.
Il sindaco Giuliano Pisapia, quello che si spera possa essere il suo
successore Beppe Sala, tutta la giunta milanese, i vertici del Pd
locale, insieme per far partire la macchina elettorale. Un’iniziativa
pensata e organizzata in tempi brevissimi e dal titolo che è tutto
un programma: “Milano,
continua così”.
“Si
riparte – dice a Unità.tv il segretario del Pd milanese Pietro
Bussolati –
con la stessa foto del 7 febbraio (la notte delle primarie, ndr) e
con la voglia di riprendere e rilanciare quanto di buono fatto in
questi cinque anni di governo del centrosinistra. Ce lo chiede
il popolo delle primarie. Ma questo non vuol dire che non
continueremo a discutere, a confrontarci sugli impegni da affrontare
insieme e su come affrontarli, perché la dialettica, anche animata,
e la capacità di sintesi sono elementi che ci distinguono dal
centrodestra litigioso e con un candidato sindaco sottomesso al
volere di Arcore”.
Rompere
gli indugi. E’ questa la frase che risuona in tutte le riunioni,
formali e non, del centrosinistra milanese. Anche perché la macchina
della destra si è messa in funzione e, a differenza di quanto sta
succedendo a Roma e nel resto d’Italia, nel capoluogo lombardo, per
il momento, sembra essersi compattata con convinzione attorno al nome
di Stefano
Parisi.
Basta parlare di liste, di ruoli, di alchimie. Le liste alla fine
saranno tre: una del Pd, una lista che farà capo a Sala e la
cosiddetta lista “arancione”, che dovrebbe essere guidata
da Francesca
Balzani (la
seconda classificata alle primarie scioglierà la riserva molto
presto) e riunire sotto la stessa ala gli elementi più a sinistra
della coalizione (tra cui Sel) e forze della società civile che non
si riconoscono nei partiti.
L’attuale
vicesindaco e assessore al Bilancio sul palco dell’Elfo Puccini ha
parlato di conti in ordine e del primo abbozzo di bilancio
partecipativo, senza alcun accenno alle liste e alle elezioni. Ne ha
parlato, invece, il candidato sindaco che ha sottolineato che la
questione della guida della lista arancione è stata “svilita”
come un fatto di fatto di poltrone: “Non è giusto e so che
anteporrai alle cariche le questioni politiche”. Un gesto
distensivo, quello di Sala, preceduto da un appello allargato a tutta
la coalizione: “Dobbiamo unire ancora di più le nostre forze per
battere il centrodestra, propongo un patto che riunisca ancor di più
la sinistra milanese e certamente anche quella che alle primarie non
si è riconosciuta nella mia candidatura e ho già visto come sta
lavorando bene in questi giorni”.
A
dare uno slancio in più c’è stato anche Pisapia: “Non molliamo
mai, una città così bella non la vogliamo restituire al
centrodestra che ce l’ha rovinata per vent’anni”, ha affermato
dal palco, chiedendo che il popolo del centrosinistra “riparta a
resuscitare la volontà di cambiamento e partecipazione”. Il
sindaco ci ha tenuto a difendere il suo lavoro. Agli avversari
che criticano la giunta per lasciare i “cassetti vuoti” (nel
senso, senza progetti per il futuro della città), Pisapia ha
risposto: “Intanto iniziamo a dire che nei nostri cassetti non sono
state trovate mazzette”.
Nessuna
emorragia a sinistra, quindi. Cosa che dovrebbe depotenziare
qualsiasi operazione di sinistra-sinistra in chiave anti-Sala (o
anti-Renzi) orchestrata da Roma. L’opzione Gherardo Colombo non ha
mai preso quota, quella di Curzio Maltese non ha mai scaldato gli
animi. Difficile
che chi vuole coalizzarsi contro il Pd e contro il governo per
riprodurre l’effetto Liguria possa riuscire nell’impresa,
soprattutto dopo la decisione di Sel di stare dentro la coalizione.
Chiusa
la questione a sinistra, la coalizione dovrà concentrarsi anche sul
lavoro da fare nei confronti dell’elettorato di centro, quella
quota di moderati non politicizzati che sono sempre stati decisivi
per conquistare la capitale morale ed economica del Paese. Basta
guardare i numeri per capire che, è vero, senza
la sinistra si rischia di perdere, ma se non si sfonda al centro non
si vince.
Per farci un’idea confrontiamo i numeri del primo turno del 2011 e
quelli del 2006: cinque anni fa Giuliano Pisapia prese 315.862 voti,
cinque anni prima Bruno Ferrante ne raccolse 319.487, quasi 4mila in
più.
Dati
che disegnano un quadro in cui non esistono riserve di voti sicuri. I
voti si devono andare a cercare, fino all’ultimo
elettore. Fondamentale,
in questo senso, sarà che Sala possa finalmente fare Sala e
andare a sfondare anche al centro, lo stesso “terreno di caccia”
già individuato da Stefano Parisi. Anche perché a Milano ci sono
pochi dubbi: tutti i sondaggi danno i 5 stelle tagliati fuori dalla
competizione, relegati intono al 10-15%. La sfida è a due,
Sala-Parisi. E se Milano vuole davvero “continuare così”, è ora
che tutto il centrosinistra si metta al lavoro.
Nessun commento:
Posta un commento