Lanzillotta:
“Il provvedimento fermo al Senato ha aspetti positivi, ma anche
alcuni deficit”. Ora si attende un intervento più deciso del
governo
C’è
una riforma, tra le tante messe in campo dal governo, che ancora
fatica a prendere forma. Stiamo parlando
delle liberalizzazioni, dell’apertura
del mercato in alcuni settori, dai taxi alle banche passando per le
assicurazioni sulle auto, fino ai servizi professionali.
È
trascorso un anno (20 febbraio 2015) da quando il governo presentava
un disegno
di legge sulla concorrenza con
l’intento, spiegava in quella occasione il ministro allo Sviluppo
economico Federica Guidi, di far scendere le tariffe e
aprire parti di mercato a nuove iniziative imprenditoriali.
Durante
questi dodici mesi, però, il disegno di legge si è imbattuto
nelle forche caudine delle lobby, uscendone indebolito. Alla
Camera c’è già stato un depotenziamento,
con lo stralcio ad esempio della liberalizzazione della vendita dei
farmaci di fascia C nelle parafarmacie. E ora il provvedimento è
all’esame della commissione Industria al Senato dove si trova in
una situazione di stallo che vede dentisti, avvocati e notai
agguerriti su alcuni punti che li riguardano.
È
in questo quadro che il
governo vorrebbe agire, provando a rinforzare il testo per
tornare il più vicino possibile a quello presentato un anno fa.
L’intenzione è quella di mantenere un profilo concorrenziale
e competitivo, ripristinando quindi alcune parti sulle libere
professioni piuttosto che sul mercato elettrico, ma rispettando allo
stesso tempo il lavoro svolto finora in Parlamento.
D’altra
parte, l’Italia non è certo ai primi posti del Vecchio continente
in materia di concorrenza e la stessa Commissione europea ha puntato
il dito sul ritardo del nostro Paese in tema di liberalizzazioni:
nel Country
Report diffuso
qualche giorno fa, Bruxelles
ha messo in evidenza come “in Italia siano ancora notevoli gli
ostacoli alla concorrenza”.
Se
da una parte questo ritardo rende meno facile operare alle nostre
imprese, dall’altra, sul piano politico, il
rallentamento in questione agita gli umori di alcune forze,
soprattutto della minoranza dem, al punto tale da far denunciare
all’autore delle “lenzuolate” del governo Prodi,Pier
Luigi Bersani,
la presenza di “un’eccessiva sudditanza rispetto a poteri forti
che invece un centrosinistra combattivo dovrebbe prendere di punta”.
Sicuramente
le lobby ci sono, agiscono in ordine sparso e si trasformano in
iniziativa parlamentare, visto che nelle due Camere siedono
anche rappresentanti di questi interessi (che poi si
traducono in voti). Ma il punto è, ci spiega la senatrice del
Partito democratico Linda
Lanzillotta, che
“puntare sulla concorrenza come fattore di crescita non
sembra essere una priorità dell’agenda politica”.
Secondo Lanzillotta, che nel governo Prodi ha tentato di
liberalizzare i servizi pubblici locali quando era ministro per le
Autonomie, “la concorrenza non è stata identificata come una delle
leve strategiche per la crescita, come invece dovrebbe avvenire”.
In
sostanza, per la senatrice dem il
ddl concorrenza non verrebbe considerato una priorità come è
avvenuto per le altre riforme portate
a casa del governo (scuola, lavoro, riduzione delle tasse e
giustizia, solo per citarne alcune). “Ci sono comunque cose
positive ed è un provvedimento che coglie molte delle indicazioni
dell’Antitrust – spiega Lanzillotta – ma alcuni aspetti sono
annacquati e altri sono rimasti fuori. Tutto il tema
delle concessioni e
dei servizi
pubblici locali,
ad esempio, non viene affrontato”. Vengono invece toccati,
evidenzia positivamente Lanzillotta, alcuni aspetti del settore
dell’energia e
del gas che
riguardano l’uscita del regime di tutela dei consumatori, oltre ad
alcuni interventi nel settore delle assicurazioni.
La
versione del Senato, secondo l’ex ministro, dovrebbe comunque
essere migliorativa rispetto a quella uscita da Montecitorio in cui
ci sono state “parecchie
incursioni lobbistiche”:
sono state cancellate, ad esempio, norme che riguardano il mercato
dei professionisti. “C’è una serie di settori – sottolinea a
riguardo Lanzillotta – che provano a limitare l’ingresso di
società di capitali e a modernizzare l’intero settore. Stiamo
parlando di interessi trasversali molto ben rappresentati e per
questo credo sia difficile anche questa volta far passare la
liberalizzazione dei farmaci di fascia C”.
Insomma,
secondo la senatrice dem, la legge sulla concorrenza così com’è
adesso non rappresenta un provvedimento particolarmente incisivo e di
vero cambiamento. Ci sono tuttavia, aggiunge Lanzillotta, tanti
piccoli interventi in cui c’è ancora una fase di discussione e di
approfondimento in Commissione e in Aula, “mi auguro che possano
essere migliorati”.
Ecco
perché, in questo senso, sarà necessaria l’iniziativa del
governo, in particolare del ministro competente Federica
Guidi la
quale, è l’auspicio di molti osservatori, dovrà sbattere i
pugni sul tavolo per contrastare l’aggressione delle lobby facendo
fare finalmente un salto in avanti alla concorrenza.
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