Cari gufetti del Fatto, non potete negare anche i numeri
Il giornale di Travaglio si arrampica sugli specchi per spiegare a suo modo la crescita del Pil
Il
nemico più tenace dei gufi, oramai l’abbiamo imparato, è la
realtà: e così, per dimostrare ad ogni costo che le cose vanno
male, bisogna piegare fatti, numeri e percentuali al pensiero unico
gufesco, che non riesce a tollerare – dev’essere una forma di
nevrosi – che le cose, ogni tanto e magari pure per caso, possano
invece andare bene.
“Il
gioco delle tre carte sul +0,8% dei Pil 2015”, titola in prima
pagina il Fatto,
denunciando “le bugie di Renzi su lavoro e numeri dell’Istat”.
All’interno, un’intera pagina è dedicata a smentire, punto per
punto, l’“autoelogio senza fine” di cui il premier si sarebbe
reso colpevole. Ma le controargomentazioni del Fatto –
chiamiamole così – non appaiono molto convincenti, e anzi fanno
acqua un po’ da tutte le parti.
Cominciamo
dalla crescita del Pil dello 0,8%. “Vero”, ammette subito Marco
Palombi: e dunque non si capisce perché in prima si sia titolato sul
“gioco delle tre carte”. Una parte della crescita registrata
l’anno scorso, prosegue il giornalista, deriverebbe però dalla
“correzione al ribasso del Pil 2014”. E dunque? Se nel 2014
l’Italia fosse cresciuta di più (o, per meglio dire, fosse
decresciuta di meno), la crescita dell’anno successivo sarebbe
stata proporzionalmente inferiore: il che è un po’ come dire che
se mia nonna avesse le ruote sarebbe un tram. Il Pil, gufetti miei, è
cresciuto: e infatti anche Palombi deve concederlo.
Così
come deve ammettere che “la pressione fiscale era al 43,6% nel 2014
ed è scesa dello 0,3% l’anno scorso” (anche perché, precisa
il Fatto dandosi
un’altra zappata sui piedi, “un certo ruolo nella diminuzione
percentuale ce l’ha l’aumento del Pil”), che i 14,9 miliardi di
euro recuperati dall’evasione fiscale sono più dei 14,2 miliardi
recuperati l’anno prima, e che i tagli alla spesa hanno raggiunto
in due anni la cifra record di 24,9 miliardi (e qui Palombi, non
potendo contestare il risultato, si lamenta perché, dopo che da
decenni si parla della necessità di riportare sotto controllo i
conti della sanità pubblica, ora “mancano 5 miliardi al Servizio
sanitario nazionale”).
Peccato:
si può fare opposizione anche senza negare la realtà. Occorrono
argomenti solidi, d’accordo: ma se Renzi è veramente il disastro
che dipingono gli amici del Fatto,
non dovrebbe essere difficile trovarli. Restiamo serenamente in
attesa.
Di
Fabrizio Rondolino per L' Unità.TV
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