22 mar 2016

Anche la casta piange: lavora un po’ di più e guadagna (poco) di meno

Anche la casta piange: lavora un po’ di più e guadagna (poco) di meno

Ma ogni parlamentare intasca ancora 122 euro l’ora

Lavori? Sì, ma quanto lavori… E soprattutto quanto guadagni? L’indennità dei parlamentari è da sempre tra gli argomenti più controversi del dibattito politica-cittadini. Non a caso, infatti molti ritengono che lavorano poco e guadagnano troppo, altri che sono in una perenne vacanza dorata, altri ancora che «ruberebbero» addirittura lo stipendio.  
 
E, naturalmente, più forte soffia il vento dell’anti-casta e più le accuse si gonfiano. Ora, però, nelle ultime legislature, ma soprattutto a cominciare dalla scorsa, sia per le violente campagne che si sono abbattute proprio contro la casta che per il clima di austerity che ha fiaccato il Paese, anche i nostri deputati e senatori qualche taglio allo stipendio lo hanno subito. Sia per quel che concerne la parte fissa dell’indennità sia sul versante dei rimborsi spese e dei benefit. 
 
Ma tante o poche, infatti, che siano (dipende dalle prospettive di veduta) le sforbiciate alla busta paga, di certo sono andate di pari passo ad un sensibile incremento dell’impegno professionale. Insomma, ad uno stipendio ridotto si è aggiunto anche un incremento dell’attività parlamentare. Solo per citare dei dati, nell’attuale XVII legislatura (giunta a poco più delle metà) le sedute sono state finora 563 con una media mensile di 16,1 riunioni.  
 
Ogni seduta ha avuto una durata mediamente di 5,4 ore. E, quindi, conti alla mano e tenendo conto dell’indennità mensile di un parlamentare (fissata dal 2012) di 10 mila 675 euro lordi (circa 5246 euro netti) possiamo indicare che per ogni ora «lavorata» un nostro rappresentante nell’emiciclo della Repubblica ha percepito 122 euro. Una cifra non proprio modesta se non si tiene conto, però, che il lavoro in aula per un parlamentare è solo una parte, forse, anche la minore. Perché alle ore dell’emiciclo si devono aggiungere anche quelle in commissione (certificate) e quelle dedicate al territorio. Ma nonostante questo le differenze con altre categorie restano elevate se si tiene conto delle 5,79 euro l’ora che spettano per contratto ad un parrucchiere o alle 7,20 euro del commesso. E lontanissime anche dalle prestazioni orarie di un farmacista (8,61 euro) o di un operaio qualificato (7,90 euro). «Ma anche - sottolineano dalla studio commerciale, Roberto Begliomini - rispetto a quanto guadagna un impiegato amministrativo (7,27 euro l’ora) o un dirigente di azienda che mediamente porta a casa 195 euro lorde giornaliere».  
 
Cifre ma anche ambiti e contesti molto diversi. E, forse, nemmeno paragonabili, ma che se messi uno dopo l’altro rischiano di non rendere giustizia nemmeno alla trasparenza. Anche perché alle cifre di oggi si devono necessariamente accompagnare le notevoli differenze con il passato della Prima, della Seconda e anche di questa “Terza”, recente, Repubblica.  

 
 
Nella X legislatura (’87-’92), ad esempio, i parlamentari percepivano un’indennità (rivalutata ad oggi) di 11.737 euro, quindi, 218 euro l’ora, cioè 96 euro in più rispetto ad oggi. E la cifra cresce ancora di più se si osservano i dati relativi alla XI (durata 722 giorni) e la XII legislatura, quella durata solo due anni con i governi Berlusconi e Dini. Ebbene tra l’aprile del ’94 e il maggio del ’96 le sedute d’aula sono state 13 al mese con una durata di appena tre ore. Risultato: 902 euro a seduta per circa 250 euro l’ora.  
 
«Il tema dell’indennità - spiega il parlamentare Pino Pisicchio, che più di ogni altri si è messo al tavolo per rendicontare l’impegno degli onorevoli e le differenze con il passato - è uno degli argomenti offerti al ludibrio della pubblica opinione». Ma è poi vero che il Parlamento della Terza Repubblica lavora così poco? «Per verificare in maniera omogenea i dati - riprende Pisicchio - è indispensabile confrontare le sedute. Con la presidenza di Napolitano, ad esempio - continua Pisicchio con i dati alla mano forniti dal servizio della Camera - le sedute sono state 13,39 mentre con la presidenza Boldrini sono state 16,1. Di più: le ore di lavoro per seduta sono in questa legislatura 5,4 mentre nella XI erano 4,5».  
 
Dunque, conclude il capogruppo del Misto – «è improprio considerarci sfaccendati in questa XVII legislatura…». 
 
Anche perché, aggiunge il politologo Gianfranco Pasquino, «il tema non è solo quando lavorano – e comunque oggi i parlamentari lavorano molto di più rispetto agli anni della prima Repubblica – ma perché così spesso lavorano male. E questa non è colpa loro ma del fatto che chi dovrebbe organizzare il loro lavoro talvolta è inesperto». E quindi, in buona sostanza, al di là delle ore e della busta paga il tema di fondo è la qualità e il merito di come l’emiciclo parlamentare produce.  
 
L’attività legislativa, infatti, che nelle stagioni passate vedeva promotori dell’iniziativa in modo quasi eguale Parlamento e governo, oggi vede una netta prevalenza del governo, che è autore delle leggi approvate in una misura che oscilla tra l’80% (scorsa legislatura) e il 75% (attuale legislatura). Ciò che è sensibilmente aumentato nelle ultime legislature è, semmai, il ricorso al voto di fiducia: se nella XI legislatura se ne faceva uno solo una volta ogni 66 giorni (ma nella IX l’intervallo era di 69 giorni, nella XIII ogni 68, eccetera), oggi la media è di un voto di fiducia ogni ventotto giorni, e nella passata legislatura, addirittura, uno ogni 26 cioè quasi il doppio rispetto all’VIII. 
Di Paolo Festuccia per LA STAMPA.IT



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