6 mar 2016

A destra tutti pazzi per Virginia Raggi?

A destra tutti pazzi per Virginia Raggi?

L’endorsement del Tempo. Santanché: “Voterei per lei”

Niente fango su Virginia” è il titolo dell’editoriale di prima pagina di giovedì 25 febbraio. L’attacco, come il titolo, è vibrante-indignato: “Nessuno tocchi Virginia Raggi. La brava e bella candidata di Beppe Grillo per il Campidoglio è oggetto di una violentissima aggressione politico-mediatica”.
No, non state leggendo il Fatto, notoriamente vicino al partito di Casaleggio, e neppure una qualche versione cartacea del Sacro Blog. Lo sdegnato editoriale è apparso sul Tempo, il quotidiano storico della destra romana, ed è firmato dal direttore Gian Marco Chiocci.
Il “fango” di cui parla il Tempo è un fatto, noto negli ambienti cinquestelle romani, ma curiosamente omesso dal curriculum ufficiale della candidata: Virginia Raggi dopo la laurea in giurisprudenza ha svolto la pratica legale presso lo studio Previti, dal 2003 al 2006. Dopodiché è passata a lavorare nello studio di Pieremilio Sammarco, fratello del difensore di Previti, Dell’Utri e Berlusconi, nonché figlio del giudice che annullò il lodo Mondadori consegnando al Cavaliere le chiavi di Segrate.
Certo, aver lavorato per Previti è una medaglia agli occhi della redazione e dei lettori del Tempo, ma è sufficiente a suscitare tanto affetto, tanto trasporto?
Per fugare ogni dubbio, è sufficiente prendere in mano una copia del Tempo di lunedì 29 febbraio. La prima pagina è pressoché interamente occupata da una foto della “brava e bella” Virginia, con un titolo a caratteri cubitali che lascia poco spazio alla fantasia: “Così cambierò la mia Roma”. A nessun candidato del centrodestra – e sì che sono tanti, fra reali e virtuali – è finora stato offerto un palcoscenico così prestigioso e simpatizzante.
Con meritata soddisfazione, l’indomani il direttore Chiocci può così scrivere nel suo editoriale che“a destra c’è chi sta pensando di votare quella ragazza lì, la Raggi, la grillina acqua e sapone, avvocato di bella presenza, che dopo l’intervista al Tempo ogni talk politico ora vuole in studio per alzare finalmente lo share”.
Se non è un endorsement esplicito, ci manca davvero poco. E sorge il dubbio che non si tratti soltanto di un caso o di una felice coincidenza. Guido Bertolaso è un candidato debole, per molti addirittura impopolare, imposto da Berlusconi ma sgradito a quasi tutte le anime della destra romana (inclusa Giorgia Meloni, che per ora assiste in silenzio allo scontro fra il Cavaliere e Salvini).
Mentre la Raggi, scelta mesi fa da Casaleggio spaccando a metà il M5s romano, appare come il possibile cavallo vincente per sbarrare al centrosinistra il ritorno in Campidoglio.
Lei, del resto, sembra perfetta per raccogliere i voti della destra. Mentre il povero Bertolaso si è lasciato sfuggire che “i rom sono una categoria che è stata vessata e penalizzata”, la “brava e bella” Virginia ha detto senza mezzi termini che “non è accettabile che continuiamo a spendere 24 milioni l’anno per mantenere persone che possono lavorare”, e dunque “il superamento dei campi rom non è più rinviabile” – anche se poi, su questo come su ogni altro punto del programma, si è guardata bene dallo spiegare come, quando e con quali mezzi.
Se Paolo Liguori l’ha incensata per una puntata intera di Fatti e misfatti con l’aiuto dell’immancabile Chiocci – e certe cose non accadono mai per caso, soprattutto a Mediaset – sul fronte opposto, quello filogrillino del Fatto, l’imbarazzo è palpabile.
Il non-organo del non- partito finora della Raggi non si è mai occupato: né un commento, né un’intervista, neppure un accenno al programma, niente.
Una firma autorevole del giornale di Travaglio, Marco Lillo, ha preferito (o ha dovuto) scrivere sul suo blog online, anziché sul quotidiano di carta, una dura requisitoria contro la candidata di Casaleggio: “Il punto è che Virginia Raggi, una 25enne che doveva farsi strada nell’Italia del berlusconismo imperante, una donna giovane ma non incapace di capire dove vive e come vanno le cose del mondo, in quel momento storico sceglie di accettare la proposta di fare pratica allo studio Previti. Erano gli anni in cui Berlusconi e i suoi attaccavano i giudici, inventavano il lodo Schifani, la legge Cirielli e altre schifezze simili. I giovani della sua età il giorno della condanna del 2003 contro Previti, come racconta l’Ansa, erano lì a suonare il clacson sotto le finestre dello studio del simbolo vivente dell’ingiustizia e dell’arroganza del potere. Lei invece in quello stesso studio andava a prendere gli ordini per fare i giri di cancelleria”.
Ieri il Fatto ha riportato una battuta sfuggita a Daniela Santanché (“A Roma voterei la grillina Raggi”) nonché la “convinzione comune, a detta dello stesso Previti, che ‘la famiglia Raggi sia storicamente di destra’, per non dire fascista”, ma curiosamente né nel titolo né nell’occhiello né nel sommario del pezzo si cita la candidata del M5s.
La spregiudicatezza di Casaleggio è nota: offrire ad una destra lacerata e senza leadership riconosciute una ragazza “di bella presenza” cresciuta nella galassia Previti, infischiandosene degli effetti collaterali, è una mossa di indubbia abilità.
Qualcosa del genere sta accadendo a Torino (dove la candidata cinquestelle, Chiara Appendino, è una rassicurante bocconiana figlia, secondo l’Espresso, del “mondo della buona borghesia imprenditoriale torinese”), e qualcosa del genere è accaduto nel posizionamento nazionale del Movimento, prima sull’immigrazione e più di recente contro il ddl Cirinnà.
Insomma, dal punto di vista del M5s la posta in gioco è chiara: per vincere, o almeno per competere con il Pd, bisogna rastrellare i voti della destra. E la destra, o almeno la sua parte più radicale, sta allegramente al gioco. Sarà una campagna elettorale interessante, e molto istruttiva.
Di Fabrizio Rondolino per L' Unità.TV


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