L'oro svizzero è maledetto: nelle miniere lavorano 50mila bambini
L'accusa
arriva Associazione per i Popoli Minacciati che attacca Metalor:
"Traffica metallo prezioso illegale". La società infatti
lo acquista da una miniera peruviana dopo per l'estrazione vengono
impieganti bimbi di appena 5 anni
di
FRANCO ZANTONELLI per RepubblicaEconomia&Finanza
LUGANO -
Quell'oro é maledetto perché nei giacimenti in cui viene estratto
lavorano dei minatori-bambini. Stiamo parlando dell'oro proveniente
dal Perù, uno dei Paesi più ricchi di metallo giallo del pianeta,
che viene lavorato, in buona parte, in Svizzera. Dove, è bene
ricordarlo, si commercializza più della metà di tutto l'oro del
mondo. Solo dalle miniere peruviane, lo scorso anno, gli operatori
svizzeri del settore ne hanno acquistato per 2,5 miliardi di euro.
Contro uno dei principali raffinatori elvetici, la Metalor di
Neuchâtel, si è scagliata l'organizzazione non governativa
elvetica, Associazione per i Popoli Minacciati: "Metalor -
denuncia la Ong - è sospettata di trafficare dell'oro illegale".
In sostanza, dopo aver ripercorso tutto il cammino del metallo giallo dal Paese andino all'azienda di Neuchâtel, emergerebbe che non tutto é stato fatto secondo le regole. Metalor che, in passato, insieme ad un'altra azienda del ramo, la Pamp di Castel San Pietro, nel Canton Ticino, venne scoperta ad acquistare dell'oro illegale, non avrebbe, insomma, perso il vizio. In realtà, all'origine dell'ultimo caso venuto alla luce, e denunciato dall'Ong, Associazione per i Popoli Minacciati, ci sarebbero tre fornitori dell'azienda svizzera, finiti nel mirino della giustizia peruviana, con l'accusa di riciclaggio. Reato che, insieme all'evasione fiscale, sarebbe prassi corrente, nei giacimenti auriferi del Perù, molti dei quali sono controllati dalla criminalità.
Ma il reato indubbiamente più odioso è lo sfruttamento di 50 mila minatori-bambini, alcuni dei quali di appena 5 anni, da parte di caporali senza scrupoli. Il dato è di un'agenzia dell'Onu, l'Organizzazione Internazionale del Lavoro. Della fatica di questi piccoli minatori non approfittano, sia pure in forma indiretta, solo le aziende che raffinano l'oro ma, anche, l'industria orologiera e, naturalmente, le banche. "È ora di finirla, un'azienda deve assicurarsi di non violare i diritti fondamentali, ma anche di non essere coinvolta in queste violazioni", ha tuonato, di recente, l'ex-Procuratore e senatore elvetico Dick Marty, noto per la sua inchiesta sulle carceri segrete della Cia,
In sostanza, dopo aver ripercorso tutto il cammino del metallo giallo dal Paese andino all'azienda di Neuchâtel, emergerebbe che non tutto é stato fatto secondo le regole. Metalor che, in passato, insieme ad un'altra azienda del ramo, la Pamp di Castel San Pietro, nel Canton Ticino, venne scoperta ad acquistare dell'oro illegale, non avrebbe, insomma, perso il vizio. In realtà, all'origine dell'ultimo caso venuto alla luce, e denunciato dall'Ong, Associazione per i Popoli Minacciati, ci sarebbero tre fornitori dell'azienda svizzera, finiti nel mirino della giustizia peruviana, con l'accusa di riciclaggio. Reato che, insieme all'evasione fiscale, sarebbe prassi corrente, nei giacimenti auriferi del Perù, molti dei quali sono controllati dalla criminalità.
Ma il reato indubbiamente più odioso è lo sfruttamento di 50 mila minatori-bambini, alcuni dei quali di appena 5 anni, da parte di caporali senza scrupoli. Il dato è di un'agenzia dell'Onu, l'Organizzazione Internazionale del Lavoro. Della fatica di questi piccoli minatori non approfittano, sia pure in forma indiretta, solo le aziende che raffinano l'oro ma, anche, l'industria orologiera e, naturalmente, le banche. "È ora di finirla, un'azienda deve assicurarsi di non violare i diritti fondamentali, ma anche di non essere coinvolta in queste violazioni", ha tuonato, di recente, l'ex-Procuratore e senatore elvetico Dick Marty, noto per la sua inchiesta sulle carceri segrete della Cia,
nel
periodo successivo all'11 settembre ed il traffico d'organi in
Kosovo. Metalor, a dire il vero, ha inserito questo impegno nel
proprio statuto. Se l'autorità, tuttavia, non impone un obbligo di
verifica del suo assolvimento, chi garantisce che venga davvero
rispettato
Nessun commento:
Posta un commento