PROTESTE INGIUSTIFICATE
Elogio
della parsimonia in medicina:
risparmi per investire nella ricerca
Il decreto sui tagli nelle prescrizioni va letto bene prima di criticarlo: se c’è un buon motivo per non seguire quello che viene raccomandato basta indicarlo chiaramente
Esplora
il significato del termine: Esami di laboratorio, test genetici, Tac,
risonanze magnetiche e tanto altro diventano prestazioni soggette a
«condizioni di erogabilità» o «indicazioni di appropriatezza
prescrittiva». Cosa vuol dire? Che un certo esame di laboratorio,
mettiamo la concentrazione di calcio nel sangue, tanto per fare un
esempio, si può prescrivere solo a certe condizioni: se uno ha i
calcoli al rene o se ha insufficienza renale o malattie dell’osso o
disordini neurologici e psichiatrici o anche malattie della tiroide,
della paratiroide, gastrointestinali e tumori. Ed è così per tanti
altri esami, 208 in tutto. I medici però non ci stanno «non potremo
più prescrivere secondo la nostra coscienza» dicono e contro questo
decreto sono pronti a scioperare. Intanto il ministro Lorenzin
difende la sua scelta con molto garbo ma senza concedere nulla. Chi
ha ragione? Stiamo ai fatti e torniamo - per capirci - al nostro
esempio. Ci sono altre condizioni per cui si debba misurare il
livello di calcio nel sangue? A me non pare e penso che per i medici
analizzare ciascuna voce del decreto potrebbe essere utile.
Nessun
limite alla libertà di prescrivere
Sempre
a proposito del nostro esempio il decreto aiuta a ricordare che
disturbi neurologici e psichiatrici dipendono in certi casi da bassi
livelli di calcio nel sangue. Nel mieloma multiplo - una forma di
leucemia - il calcio è alto, questo lo sanno tutti, ma negli altri
tumori? Il decreto potrebbe essere uno stimolo a scoprirlo. Quello
del calcio è solo un esempio, se ne potrebbero fare tanti altri a
dimostrazione che non c’è nessun limite alla libertà di
prescrivere, se mai la si orienta verso l’appropriatezza, ma questo
ai medici dovrebbe far piacere, o no? La Tac della colonna vertebrale
si può fare dopo un trauma o se si sospetta un tumore, se no meglio
la radiografia. Giusto. Non dimentichiamo che quello che non serve
può far male e che con la Tac si prendono molte radiazioni e alla
lunga c’è il rischio di sviluppare tumori. Ma allora l’etica di
evitare gli sprechi dovrebbe diventare un imperativo morale per tutti
e ancora di più per chi governa la sanità e per i medici. E serve a
dare buone cure più che a risparmiare.
Decidere
insieme su ciò che è giusto fare
Certo
vanno coinvolti anche gli ammalati, il decreto protegge anche loro.
Che non l’hanno capito, né loro né le loro organizzazioni:«Meno
esami, pazienti in rivolta e le sigle dei consumatori sono pronte a
unirsi ai medici». Di chi la colpa? Certo non degli ammalati, siamo
noi medici a non essere mai stati capaci di spiegarglielo; potremmo
farlo adesso e cominciare a discutere apertamente e senza ipocrisie
con i nostri pazienti dei costi delle cure. Questo non compromette
affatto il nostro rapporto con loro, come pensa qualcuno. Tutt’altro,
sarà l’occasione per decidere insieme su ciò che è giusto fare,
su quello che è meglio evitare o che non si deve fare affatto. Fra
noi c’è ancora qualcuno che pensa che l’attenzione a quanto si
spende sia in contrasto con l’etica professionale. Non è così,
scrive Gregg Bloche sul New England Journal of Medicine. L’articolo
ha un titolo molto bello «Medicine’s, new frugality», è un
invito ad essere parsimoniosi con esami e radiografie e con tutto
quello che costa ma che non serve. Da qualche tempo per certe
malattie abbiamo farmaci efficaci ma costosissimi (basti pensare a
quelli per l’epatite C), vorremmo poterli dare a tutti ma
continueremo a farlo solo se sapremo risparmiare da qualche altra
parte.
Il
medico è tenuto a spiegare le ragioni
Resta
il problema che chi non rispetta il decreto ne risponderà
economicamente e potrebbe persino arrivare a doversi giustificare di
fronte alla Corte dei conti. Questo ha dato fastidio proprio a tutti
(«Le sanzioni: un’umiliazione evitabile»). Prima di criticare
però leggiamolo bene il decreto «in caso di difformità del
comportamento prescrittivo rispetto alle indicazioni il medico è
tenuto a spiegare le ragioni». Insomma, se c’è un buon motivo per
non seguire quello che ci viene raccomandato basta farlo presente.
Certo che se uno non è in grado nemmeno di spiegare il perché di
certe prescrizioni, è normale che debbano esserci sanzioni. Peccato
che invece di protestare e minacciare scioperi i medici non si siano
concentrati sulla parte più interessante delle dichiarazioni del
ministro «parte di quello che si risparmia lo investiremo in
ricerca», questa sì che è una buona notizia.Esami di laboratorio,
test genetici, Tac, risonanze magnetiche e tanto altro diventano
prestazioni soggette a «condizioni di erogabilità» o «indicazioni
di appropriatezza prescrittiva». Cosa vuol dire? Che un certo esame
di laboratorio, mettiamo la concentrazione di calcio nel sangue,
tanto per fare un esempio, si può prescrivere solo a certe
condizioni: se uno ha i calcoli al rene o se ha insufficienza renale
o malattie dell’osso o disordini neurologici e psichiatrici o anche
malattie della tiroide, della paratiroide, gastrointestinali e
tumori. Ed è così per tanti altri esami, 208 in tutto. I medici
però non ci stanno «non potremo più prescrivere secondo la nostra
coscienza» dicono e contro questo decreto sono pronti a scioperare.
Intanto il ministro Lorenzin difende la sua scelta con molto garbo ma
senza concedere nulla. Chi ha ragione? Stiamo ai fatti e torniamo -
per capirci - al nostro esempio. Ci sono altre condizioni per cui si
debba misurare il livello di calcio nel sangue? A me non pare e penso
che per i medici analizzare ciascuna voce del decreto potrebbe essere
utile.
Nessun
limite alla libertà di prescrivere
Sempre
a proposito del nostro esempio il decreto aiuta a ricordare che
disturbi neurologici e psichiatrici dipendono in certi casi da bassi
livelli di calcio nel sangue. Nel mieloma multiplo - una forma di
leucemia - il calcio è alto, questo lo sanno tutti, ma negli altri
tumori? Il decreto potrebbe essere uno stimolo a scoprirlo. Quello
del calcio è solo un esempio, se ne potrebbero fare tanti altri a
dimostrazione che non c’è nessun limite alla libertà di
prescrivere, se mai la si orienta verso l’appropriatezza, ma questo
ai medici dovrebbe far piacere, o no? La Tac della colonna vertebrale
si può fare dopo un trauma o se si sospetta un tumore, se no meglio
la radiografia. Giusto. Non dimentichiamo che quello che non serve
può far male e che con la Tac si prendono molte radiazioni e alla
lunga c’è il rischio di sviluppare tumori. Ma allora l’etica di
evitare gli sprechi dovrebbe diventare un imperativo morale per tutti
e ancora di più per chi governa la sanità e per i medici. E serve a
dare buone cure più che a risparmiare.
Decidere
insieme su ciò che è giusto fare
Certo
vanno coinvolti anche gli ammalati, il decreto protegge anche loro.
Che non l’hanno capito, né loro né le loro organizzazioni:«Meno
esami, pazienti in rivolta e le sigle dei consumatori sono pronte a
unirsi ai medici». Di chi la colpa? Certo non degli ammalati, siamo
noi medici a non essere mai stati capaci di spiegarglielo; potremmo
farlo adesso e cominciare a discutere apertamente e senza ipocrisie
con i nostri pazienti dei costi delle cure. Questo non compromette
affatto il nostro rapporto con loro, come pensa qualcuno. Tutt’altro,
sarà l’occasione per decidere insieme su ciò che è giusto fare,
su quello che è meglio evitare o che non si deve fare affatto. Fra
noi c’è ancora qualcuno che pensa che l’attenzione a quanto si
spende sia in contrasto con l’etica professionale. Non è così,
scrive Gregg Bloche sul New England Journal of Medicine. L’articolo
ha un titolo molto bello «Medicine’s, new frugality», è un
invito ad essere parsimoniosi con esami e radiografie e con tutto
quello che costa ma che non serve. Da qualche tempo per certe
malattie abbiamo farmaci efficaci ma costosissimi (basti pensare a
quelli per l’epatite C), vorremmo poterli dare a tutti ma
continueremo a farlo solo se sapremo risparmiare da qualche altra
parte.
Il
medico è tenuto a spiegare le ragioni
Resta
il problema che chi non rispetta il decreto ne risponderà
economicamente e potrebbe persino arrivare a doversi giustificare di
fronte alla Corte dei conti. Questo ha dato fastidio proprio a tutti
(«Le sanzioni: un’umiliazione evitabile»). Prima di criticare
però leggiamolo bene il decreto «in caso di difformità del
comportamento prescrittivo rispetto alle indicazioni il medico è
tenuto a spiegare le ragioni». Insomma, se c’è un buon motivo per
non seguire quello che ci viene raccomandato basta farlo presente.
Certo che se uno non è in grado nemmeno di spiegare il perché di
certe prescrizioni, è normale che debbano esserci sanzioni. Peccato
che invece di protestare e minacciare scioperi i medici non si siano
concentrati sulla parte più interessante delle dichiarazioni del
ministro «parte di quello che si risparmia lo investiremo in
ricerca», questa sì che è una buona notizia.
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