Lega, a Salvini sta sfuggendo di mano il partito
Tensione
con Maroni. Leadership discussa. E fedelissimi bocciati ai congressi.
Salvini incassa la fiducia ''di facciata'' in via Bellerio. Ma è
sempre più debole.
Sulle
alleanze decide lui.
Matteo
Salvini, leader della Lega Nord, esce vincente dalla segreteria
federale di via Bellerio che doveva mettere un punto sulle elezioni
amministrative di Roma e Milano.
Da
chiarire c'era la posizione del Nuovo centrodestra di Angelino
Alfano, l'organizzazione della manifestazione di novembre a Bologna e
infine le date dei congressi regionali.
CORTEO
''LIBERIAMOCI''. Sul primo punto non è stato deciso nulla, sul
secondo c'è che il corteo dell'8 novembre ha cambiato intestazione:
doveva essere 'Blocca Italia', è diventato 'Liberiamoci', con tanto
di sito internet ad hoc.
Sul
terzo, le date dei congressi di Piemonte e Venetto sono slittate di
un mese (dovevano essere a fine ottobre), segno di debolezza, perché
Salvini ha preso ancora un po' di tempo per poter imporre i suoi
uomini che non sono così amati dalla base e rischiano di uscire
sconfitti.
INCOMPRESIONI
CONGELATE. In ogni caso, dopo le polemiche con il governatore della
Lombardia Roberto Maroni, il consiglio federale di lunedì 12 ottobre
è servito a mettere la parola fine alle cosiddette 'incomprensioni'
sulla linea politica comparse sui giornali.
È
stato proprio Bobo, l'ex ministro dell'Interno, a parlare in
conferenza stampa di «sintesi unanime» e di «riconoscimento a
Matteo Salvini per quello che ha fatto, con l'impegno a sostenere la
sua leadership nel movimento».
PIÙ
CHE PACE, SOLO TREGUA. Pace? Più una tregua, spiegano gli spifferi
di via Bellerio, dal momento che i due se le danno di santa ragione
da mesi.
Del
resto, c'è chi fa notare che si tratta di un fatto inedito dentro il
movimento padano quello di un segretario che deve farsi riconosce la
leadership: Umberto Bossi, il vecchio Capo, non aveva mai dovuto
chiedere una ratifica dei suoi poteri.
IN
DIFFICOLTÀ SUL TERRITORIO. Ma questa è la Lega a trazione
salviniana, con un segretario che se da un lato trova la quadra con
Maroni - a cui qualcuno ha fatto notare che «deve occuparsi solo
della regione Lombardia» - dall'altro si ritrova in difficoltà sul
territorio in vista dei congressi nazionali, cioè quelli regionali:
in Lega le regioni sono considerate nazioni.
Sconfitta
cocente a Milano: Boni l'ha spuntata contro Bolognini
Davide
Boni.
(©
Ansa) Davide Boni.
Salvini
ha già incassato una sconfitta cocente nella sua città, a Milano,
dove domenica 11 ottobre a spuntarla come segretario provinciale è
stato Davide Boni.
A
quanto pare Salvini aveva chiesto al cowboy padano, ex assessore
della giunta Formigoni, di fare un passo indietro per lasciare spazio
al suo uomo Stefano Bolognini, già assessore provinciale. Nulla da
fare.
Boni
ha tirato dritto vincendo, a Bolognini è andato il ruolo di vice.
MANCANO
LE FIRME. Il problema, però, come spiegano in via Bellerio, è che
mancano gli uomini e soprattutto le firme per i candidati di Salvini.
Sta
capitando la stessa cosa in Piemonte, dove, dopo aver convito l'ex
governatore Roberto Cota a farsi da parte, a candidarsi è stata
Gianna Gancia, ex presidente della provincia di Cuneo nonché moglie
dell'ex ministro Roberto Calderoli.
Il
leader leghista preferirebbe Riccardo Molinari e avrebbe chiesto alla
Gancia, come a Boni, di farsi da parte.
Nulla
da fare neanche questa volta.
BORDATE
AI GIOVANI PADANI. Ma il guaio qui è più ampio perché sono
arrivate proprio dalla Gancia le bordate contro i Giovani padani, i
salviniani di ferro, corrente che la moglie di Calderoli vorrebbe
abolire.
In
Veneto va ancora peggio.
Salvini
sta cercando di imporre come segretario regionale Lorenzo Fontana,
europarlamentare, ex fedelissimo del sindaco di Verona Flavio Tosi.
Ma
non c'è trippa per gatti. Gianantonio Da Re, colonna veneta e uomo
molto vicino al governatore Luca Zaia, è il più gettonato.
SALVINI
PRENDE TEMPO. E in più bisogna capire quali sono le intenzioni del
sindaco di Padova Massimo Bitonci che potrebbe ambire alla
segreteria. In sostanza Salvini prende tempo, ma il partito gli sta
sfuggendo di mano.
E
prima o poi bisognerà prendere posizione sulle elezioni
amministrative di Milano o Roma. Il tempo sta finendo.
Da
Lettera43.it
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