Imu, gli immobili per cui il Vaticano dovrebbe pagare
di
Matteo Luca Andriola per Lettera43.it
Il
papa apre. Nessuno
sconto Imu per i conventi-alberghi.
Ma la politica latita. Case, donazioni, possedimenti: il patrimonio
clericale in Italia a raggi X.
La
frase di papa Francesco rilasciata all'emittente portoghese Radio
Renascença sull’accoglienza dei profughi negli edifici religiosi
adibiti ad alberghi ha riacceso un vecchio dibattito politico.
Quello
attorno al pagamento delle imposte sugli immobili e le proprietà
della Chiesa cattolica, da anni cavallo di battaglia di diverse forze
politiche laiche (dai Radicali fino ai socialisti).
Il
pontefice ha detto, alla sua maniera: «Un convento religioso è
esentato dalle imposte, però se lavora come un albergo paghi le
tasse, è giusto».
LA
BOCCIATURA DELL'ICI. La discussione sembrava aver raggiunto l’apice
con il governo tecnico di Mario Monti, quando la stampa parlò del
tema con l’introduzione dell’Imu, che sostituiva l’Ici, che la
Commissione europea dichiarava incompatibile con le regole
comunitarie perché non permetteva al clero di pagare le tasse sugli
immobili in cui si svolgono attività commerciali.
ESENZIONI
NON TOCCATE. L’Imu invece era stata approvata perché esenta dalla
tassa solo le attività non commerciali, ma la manovra “Salva-Italia”
lasciava insoluta la questione delle esenzioni fiscali della Santa
Sede, che ammontavano a 3 miliardi l'anno secondo i Radicali, contro
un centinaio di milioni a detta del Vaticano.
In
seguito, in base al decreto del ministero dell'Economia firmato dal
ministro Pier Carlo Padoan il 26 giugno 2014, gli spazi organizzati
«non in forma imprenditoriale» per la ricettività - le stanze
affittate nei conventi, collegi eccetera -, potevano essere esenti
dalle tasse sugli immobili, a condizione che vi fosse «discontinuità»
nell'apertura.
Dunque,
che l'attività ricettiva non copra l'intero anno solare.
SCUOLE
PRIVATE 'SALVE'. A non pagare l’Imu-Tasi sono le scuole private, le
cliniche convenzionate e la Chiesa.
Circa
9 mila fra istituti scolastici, parrocchie, oratori, università e
musei sparsi su tutto il territorio nazionale.
Questo
nonostante il 28 febbraio 2014 il governo avesse precisato - con un
comunicato ufficiale - che l'esenzione dalle imposte era prevista
solo «per i 25 immobili di proprietà del Vaticano che sono citati
nei Patti Lateranensi».
ALBERGHI,
NESSUNO SCONTO. Nessuno sconto però - e le frasi del papa lo
confermano - per l’intera filiera del settore alberghiero, dove a
pagare devono essere tutti, dagli hotel di lusso al bed &
breakfast, anche se adibiti - vista l’emergenza migranti - per
ospitare i profughi.
La Chiesa ha un patrimonio di 2 mila miliardi nel mondo
Piazza
San Pietro, cuore del Vaticano.
Ma
a quanto ammonta il patrimonio immobiliare della Chiesa, sia in
termini economici sia di effettivi possedimenti?
Nel
mondo, riportava nel febbraio 2013 Il Sole 24 Ore, si stima che la
Chiesa possieda all’incirca 1 milione di complessi immobiliari
composto da edifici, fabbricati e terreni di ogni tipo con un valore
che supererebbe i 2 mila miliardi di euro.
A
cui si aggiungono lo stesso numero di ospedali, di università e di
scuole confessionali nei soli Stati Uniti.
1
MILIONE DI DIPENDENTI. La Chiesa possiede oltre 1,2 milioni di
'dipendenti' e quasi 1 miliardo e 200 milioni di “cittadini”: una
galassia di congregazioni, ordini religiosi, confraternite sparse in
tutto il mondo che, direttamente o attraverso decine di migliaia di
enti morali, fondazioni e società, possiedono e gestiscono imperi
immobiliari immensi che nessuno forse è in grado di stimare con
esatta precisione.
Soffermandoci
alla sola Roma, “culla” del cattolicesimo romano e, fino al 1870,
sede del potere temporale vaticano, le cifre sono significative.
SFUGGITI
AI CENSIMENTI. Dal 1929, anno del concordato fra Stato italiano e il
Vaticano, i citati Patti Lateranensi, il vasto patrimonio della
Chiesa è sfuggito a ogni censimento.
Nel
1977 una storica inchiesta scritta da Paolo Ojetti e pubblicata su
L'Europeo arrivò a stimare che un quarto della capitale era di
proprietà della Chiesa.
Chi
oggi a Roma cura gli interessi patrimoniali della Chiesa è la
holding Apsa (Amministrazione del patrimonio della sede apostolica),
diretta fino al luglio 2011 dal cardinal Attilio Nicora, che gestisce
un patrimonio immenso con lo Ior (la banca vaticana) e il Fondo
pensioni per i dipendenti vaticani, quasi come una sorta di ministero
economico.
BENI
CAPITOLINI PER 450 MILIONI. A metà dello scorso decennio si
valutavano beni immobiliari per 450 milioni di euro e, riportava Il
Messaggero nel 2013, l’Apsa aveva in riserva 1 miliardo di
patrimonio liquido in azioni, oro e obbligazioni.
Un
edificio su cinque a Roma è della Chiesa
La
Biblioteca Apostolica Vaticana.
Una
Curia, quella capitolina, che vanta possedimenti sparsi per l'Italia,
comprese due vecchie roccaforti clericali (e democristiane) come il
Veneto e la Lombardia.
Uno
dei politici che si mise a censire tutto il patrimonio romano del
vaticano è stato il deputato Radicale Maurizio Turco, che fra il
2006 e il 2007, spulciando gli archivi del catasto cittadino, è
arrivato a censire cifre da capogiro, che in parte vanno
“storicizzate” - Roma è stata della Chiesa per secoli -, ma che
in buona parte sono il frutto di donazioni, acquisti e operazioni
immobiliari in epoca recente.
TOTALE
DI 23 MILA UNITÀ. Una media di un bene immobiliare su cinque fra
città e provincia, per un totale di 23 mila fra terreni e palazzi,
tutti di proprietà vaticana, cioè quasi 600 palazzi distribuiti fra
istituti e conventi, 50 monasteri, oltre 500 chiese, 22 conventi, 400
immobili fra case generalizie, cliniche private, ospizi, case di
riposo, residenze private, scuole, seminari, oratori e più di 40
collegi.
CON
RUTELLI NUOVE ENTRATE. I possedimenti edilizi della Chiesa a Roma
aumentarono durante l’amministrazione di Francesco Rutelli, ex
Radicale, che dovendo gestire il Giubileo del 2000 non solo archiviò
la fase laica e anti-clericale del suo percorso umano, ma dovette
amministrare «3.500 miliardi di lire per parcheggi e sottopassi,
restauri di cappelle e palazzi, ristrutturazioni edilizie e nuovi
alloggi per pellegrini», viene sottolineato in un’inchiesta
pubblicata nel 2007 su Il Mondo.
Una
valanga di capitali che aumentarono così il potere e l’espansione
della Chiesa, con 400 istituti di suore, 300 parrocchie, 250 scuole
cattoliche, 200 chiese non parrocchiali, 200 case generalizie, 90
istituti religiosi, 65 case di cura, 50 missioni, 43 collegi, 30
monasteri, 20 case di riposo, altrettanti seminari, 18 ospedali, 16
conventi, 13 oratori, 10 confraternite, 6 ospizi.
Il
20-22% dell'immobiliare italiano è del Vaticano
(©
Ansa) I cardinali riuniti nel sinodo in Vaticano.
Discorso del tutto simile quello a livello nazionale.
Perché
il gruppo Re, uno degli enti che amministra il patrimonio della
Chiesa, stimava che circa il 20-22% del patrimonio immobiliare
italiano è del Vaticano.
Nel
2003, su circa 100 mila immobili della Chiesa e di altri enti
ecclesiastici sparsi in tutta Italia, si contavano, solo nel campo
dell’istruzione, 8.784 scuole confessionali, ovvero 6.228 materne,
1.280 elementari, 1.136 secondarie e 135 università o
parauniversità, 5 grandi università oltre a 2.300 musei e
biblioteche.
4
MILA CENTRI MEDICI. In ambito sanitario ci sono 4.712 centri medici,
cioè 1.853 ospedali e case di cura, 10 grandi ospedali, 111 ospedali
di media dimensione, 1.669 centri di «difesa della vita e della
famiglia», 534 consultori familiari, 399 nidi d’infanzia, 136
ambulatori e dispensari e 111 ospedali, più 674 di altro genere, per
un valore complessivo di diverse centinaia di miliardi di euro.
Infine
118 sedi vescovili, 12.314 parrocchie, quasi altrettanti oratori, 360
case generalizie di ordini religiosi, un migliaio di conventi
maschili o femminili e 504 seminari.
1
MILIARDO DALL'8 PER MILLE. Oltre agli attuali benefici fiscali citati
all’inizio e le varie donazioni date in punto di morte, la Chiesa
ha beneficiato di circa 1 miliardo e 54 milioni solo nel 2014 grazie
all’8 per mille (e dal 2007 s’è pure aggiunto il 5 per mille),
riportava a maggio l’Espresso, cifra che ha fatto addirittura
insorgere la Corte dei conti.
Insomma,
senz’altro papa Francesco è un innovatore rispetto ai suoi
predecessori, e certe aperture al pagamento delle imposte lo
testimoniano.
Ora
tocca a un serio lavoro legislativo da parte dello Stato?
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