17 set 2015

Esodati, sono solo 1.177 i pensionati forzati ancora senza tutela

Esodati, sono solo 1.177 i pensionati forzati ancora senza tutela


Di Dario Vico per IL Corriere Della Sera.it

Lo dice un censimento online effettuato dal Senato




Ma quanti sono ancora veramente gli esodati? La domanda rimbalza non da oggi nella Roma politica e come è scontato fornisce materiale di polemica e contrapposizione sia tra le organizzazioni dei pensionati forzati e il governo, sia tra le opposizioni e l’esecutivo. Nel mezzo di quella che ha assunto i tratti di una rissa arrivano i primi dati certi che quantomeno dovrebbero servire a dimensionare il fenomeno, a delimitarne il perimetro. 
Tutto parte da un’iniziativa della commissione Lavoro del Senato che ha lanciato tra aprile e luglio 2015 un censimento online. La scheda da riempire è stata proposta alla Rete degli esodati ed elaborata con la loro collaborazione. Ebbene il risultato è sorprendente: le schede compilate sono state 1.645, il 41% di chi ha risposto ha tra i 55 e i 59 anni mentre il 57% rientra nella fascia 60-64 anni. Tra i 1.645 ex lavoratori censiti solo 1.177 sono persone che rientrano nella categoria degli esodati ovvero non hanno usufruito di nessuno dei sei provvedimenti di tutela che sono stati emanati a partire dalla contestata riforma Fornero (2011). La proporzione tra coloro che hanno risposto al questionario Senato-Istat e gli aventi diritto alla salvaguardia è del 71,6% ma è il numero assoluto a generare sorpresa. Nessuno finora poteva fornire un dato certo e nelle polemiche di tutti i giorni si è arrivato addirittura a indicare la cifra-monstre di 50 mila esodati, adesso abbiamo qualche elemento in più. E non è poco per quello che ne consegue in termini di scelte amministrative e di discussione politica. 
Se guardiamo nel dettaglio i risultati del censimento possiamo constatare come il rapporto di lavoro sia cessato per licenziamento nel 50% dei casi, per dimissioni o risoluzione consensuale negli altri. Hanno goduto di un incentivo all’esodo pagato dall’impresa titolare del rapporto di lavoro 848 soggetti ovvero il 51,6% di chi ha compilato il questionario. Dettaglio molto interessante: in un caso su sei l’incentivo a lasciare l’azienda è stata la contemporanea assunzione di un figlio. Per quanto riguarda gli studi un numero cospicuo (871) è in possesso di un diploma di scuola media superiore, sono meno (444) coloro che si sono fermati dopo la scuola media inferiore o l’avviamento professionale. I laureati non sono pochi: 227 e ci sono addirittura 45 tra titolari di master universitario o dottorato. Dopo la risoluzione del rapporto di lavoro il 21% ha svolto un’attività lavorativa temporanea e quasi sempre si è trattato di un lavoro subordinato. Senza voler esagerare i dati dell’Istat ci aiutano a inquadrare meglio il fenomeno non solo da un punto di vista quantitativo (con la sorpresa di cui abbiamo parlato) ma anche qualitativo. 
Riepilogando la situazione la domanda che sorge immediata è una: è possibile che ci siano degli esodati che non hanno compilato il questionario e quindi il numero di 1.177 non sia veritiero? Con il buon senso si può rispondere che sicuramente ci saranno delle persone che per qualche motivo - non esclusa una forma esplicita di non collaborazione - non hanno partecipato all’indagine conoscitiva ma comunque è assai difficile che partendo da 1.177 casi si possa andare troppo più in là. Una chiave di lettura dell’enorme differenza tra i 50 mila virtuali e i poco più di mille reali la fornisce il senatore Pietro Ichino che per primo aveva proposto il censimento. «La realtà è che quasi tutti coloro che oggi si qualificano come esodati e chiedono un nuovo intervento di tutela sono semplicemente disoccupati ultracinquantacinquenni. Il cui problema sicuramente va affrontato ma con altri strumenti, che privilegino il loro reinserimento nel tessuto produttivo e non sanciscano invece l’espulsione definitiva».
Ma se i dati fossero così drasticamente ridimensionati come si giustifica la dura battaglia che cerca di inchiodare il governo per aver dimenticato la portata del fenomeno? Ichino non ha dubbi: «La contestazione che avviene sotto la bandiera degli esodati ha un contenuto effettivo diverso: chi la conduce, in Parlamento e fuori, si propone si smontare la legge Fornero. E di tornare a prepensionare i cinquantenni». 



I sindacati organizzano scioperi senza sapere su che cosa scioperano ? O è solo una lotta politica contro il governo di Renzi che ha messo in mostra le loro incapacità e la malafede, il tutto basato esclusivamente sulla loro comoda sopravvivenza ?.




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