25 lug 2015

Il caso della (falsa) tassa sui condizionatori: nessuna batosta per il fresco di casa

Il caso della (falsa) tassa sui condizionatori: nessuna batosta per il fresco di casa


Il tema è diventato virale in rete, dopo la denuncia di un balzello da 200 euro per le famiglie rilanciato dai consumatori. Ma si tratta di una direttiva europea già in vigore, che punta a garantire la manutenzione e l'efficienza delle macchine per i grandi ambienti
MILANO - In giorni di caldo soffocante su gran parte dell'Italia, un'altra notizia ha rischiato di fare andare indigesta l'estate 2015 dei cittadini. Si è rivelata poi un grosso un equivoco, ma la (presunta) nuova tassa occulta sui condizionatori ha rischiato di guastare la giornata a molti. Senza dubbio, ha fatto in tempo a diventare virale in rete e pure a scatenare polemiche politiche tra gli account twitter degli onorevoli deputati.


Le associazioni dei consumatori hanno lanciato un allarme e calcolato un balzello di 200 euro l'anno, per gli impianti di condizionamento oltre i 12 kW che sono quelli che servono a raffreddare ambienti oltre i 160 mq e che è stata introdotta in forza di una direttiva europea nel 2013 dal governo Monti. Ma il Ministero dello Sviluppo economico, nella serata di ieri, ha smentito la nuova tassa, che per altro consiste in realtà in un obbligo di mantenere un libretto e manutenere le macchine: "La maggior parte dei condizionatori non ha l'obbligo del libretto di impianto e manutenzione in quanto non supera la potenza di 12kW", ha chiarito il Ministero.


Il falso allarme. La notizia della nuova 'tassa' è stata rilanciata dai consumatori, preoccupati per l'ennesima mini-stangata su un mercato che fattura in Italia circa un miliardo l'anno: Federconsumatori e Adusbef hanno prima ricordato che da ottobre sono scattate le nuove regole previste dalla direttiva europea sulle emissioni di anidride carbonica e che prevedono appunto una tassa sull'aria condizionata. Hanno stimato l'aggravio in circa 200 euro a famiglia (tra costi diretti per chi ha una casa 'enorme' da raffreddare e costi indiretti, cioè quelli che, ad esempio, un ristorante che la paga poi inevitabilmente scarica sulla clientela). "Sono arrivati a tassare anche l'aria", hanno affermato generando un il governo Renzi (che non c'entra nulla). "La direttiva obbliga i proprietari a possedere un libretto di impianto (oltre i 12 kW, mentre in case medie si arriva normalmente a 2-2,5 kW), oltre a introdurre controlli dei condizionatori ogni quattro anni. Sono previste delle multe salate per chi non è in regola: dai 500 ai 3mila euro. Per il rilascio del libretto e del primo bollino per i condizionatori Federconsumatori e Adusbef hanno stimato una spesa di 180-220 euro, che salgono a circa 300 se i condizionatori in casa sono più di uno".


I chiarimenti. Si tratta però di un tema non attuale e trattato in modo ambiguo. Come ha poi avuto modo di precisare il Mise, infatti, l'Italia ha introdotto, al fine di adeguarsi alle direttive europee, prescrizioni per il miglioramento dell'efficienza energetica nel condizionamento per tutelare l'ecosistema e favorire risparmio economico e competitività. Non certo novità perché si tratta di una direttiva di oltre dieci anni fa, che per le lungaggini italiane è entrata in vigore solo con ritardo. Niente tassa, poi, sui condizionatori domestici, come ha spiegato il sito dday.it in un articolo di chiarimenti tecnici che ha avuto ampia circolazione e ha contribuito a far rientrare l'allarme: "La direttiva non è affatto pensata per i condizionatori familiari, ma solo per sistemi di climatizzazione con potenza nominale minima di 12 KWatt, ovvero l’equivalente di 43000 BTU. Giusto per dare un’idea, stiamo parlando di unità abitative con più di 5 unità di raffreddamento e almeno 150 mq da raffreddare".


Il Mise ha poi aggiunto: "Quanto a impianti di maggior potenza installati presso gli esercizi commerciali, occorre evidenziare che a fronte della spesa per la corretta manutenzione, vi sono importanti vantaggi. Infatti, oltre a garantire la sicurezza, la riduzione dei consumi per il miglioramento dell'efficienza comporta una riduzione della spesa per la bolletta energetica. Per quanto riguarda gli incentivi, si segnala che sono a disposizione dei cittadini e delle imprese diversi strumenti di agevolazione. Il cosiddetto Ecobonus garantisce la detrazione fiscale del 65% delle spese sostenute per la sostituzione di condizionatori con impianti più efficienti. Inoltre, le detrazioni fiscali per la ristrutturazione edilizia consentono di detrarre il 50% della spesa per l'acquisto


di nuovi impianti. Un ulteriore strumento particolarmente adatto alle imprese che intendono sostituire gli impianti di condizionamento con altri più efficienti è il cosiddetto "Conto termico" che mette a disposizione incentivi per gli impianti a fonti rinnovabili".


Nessun commento:

Posta un commento