Grecia, scontro Schäuble-Draghi
Il
tedesco chiude a ogni possibilità di accordo con i greci: la palla
passa a Merkel
TONIA
MASTROBUONI
INVIATA
A BRUXELLES per LA STAMPA.IT
La
strada è di nuovo in salita, per Alexis Tsipras. La posizione del
ministro delle Finanze tedesco non è mai stata così dura. Da mesi
Schäuble è ormai convinto che l’Eurozona sarebbe più forte senza
l’eterno problema greco. Una fonte presenta alla riunione riassume:
«il ministro delle Finanze ellenico Tsakalotos ha detto di sì a
quasi tutte le nostre richieste, ma l’impressione è che si sarebbe
potuto tagliare una gamba, e per il tedesco non sarebbe stato
abbastanza». Il guardiano dei conti è arrivato alla riunione con
una granata esplosa anche sui media internazionali a metà del
pomeriggio di ieri. Una paginetta anticipata ad arte dalla versione
domenicale del quotidiano di riferimento dei conservatori Faz che
riportava due scenari sulla Grecia: il primo con «miglioramento» e
una «rapida» implementazione delle misure, accompagnato dalla
richiesta di trasferire 50 miliardi di beni in un fondo di garanzia,
per poi venderli e abbattere il debito. Il secondo scenario,
un’uscita dall’euro di «almeno» cinque anni accompagnata da una
ristrutturazione del debito.
Secondo
una fonte presente all’incontro, Schäuble ha presentato la
paginetta, il «position paper» degli uomini del suo ministero, solo
nella prima parte, accennando ai 50 miliardi, ma non la seconda,
quella che include una «Grexit» a tempo. Reazioni dai
colleghi? «Zero», secondo la fonte. Il tedesco avrebbe presentato
anche un quadro terrificante dei conti greci: il governo Tsipras
avrebbe creato nel caos negoziale degli ultimi sei mesi 40 miliardi
di fabbisogno finanziario in più; l’economia è di nuovo in
profonda recessione, il debito ormai insostenibile. Berlino vuole
sforzi ulteriori, rispetto a quelli proposti da Atene.
Il
ministro delle Finanze, tuttavia, pur essendo più estremista dei
suoi colleghi, non è solo, nella diffidenza a riaprire un negoziato
con Atene. Con lui ci sono i «soliti» olandesi, finlandesi,
austriaci, alcuni Paesi est europei, ma anche il Portogallo. La
ministra delle Finanze Albuquerque avrebbe sbottato, ad un certo
punto, che i greci «stanno chiedendo un terzo pacchetto che da solo
vale quanto tutto il piano di salvataggio nostro», secondo i calcoli
più recenti circa 74 miliardi di euro. «Vogliamo garanzie»,
avrebbe aggiunto.
È
sempre più evidente che Schäuble ha ormai chiuso la porta a
qualsiasi possibilità di salvare Atene. Possibile che l’Eurogruppo
di oggi si chiuda senza un accordo. L’ultima speranza, perché la
Grecia possa ricevere nuovi aiuti, è Angela Merkel. Oggi pomeriggio
la cancelliera arriva per una riunione dei capi di Stato e di governo
dell’area euro, il Consiglio europeo è stato disdetto stamane. Tra
i due la tensione è alle stelle da tempo, sul dossier greco. Merkel
vorrebbe trovare una soluzione, nonostante il partito le si stia
rivoltando contro.
La
strategia di Schäuble, al più tardi da ieri, è chiara: scaricare
sulla cancelliera la responsabilità dell’eventuale salvataggio
greco. Il partito conservatore è in rivolta, molti parlamentari
cristianodemocratici minacciano di non votare il pacchetto. E dai
sondaggi sta emergendo anche una maggioranza dei tedeschi a favore di
una Grexit. Tanto che ultimamente anche il partner di governo, il
vicecancelliere socialdemocratico Sigmar Gabriel, si è distinto per
toni ultimativi sulla Grecia. Nel suo partito, però, la maggioranza
è ancora a favore di una soluzione positiva.
L’eventuale
riapertura delle trattative, che secondo i pronostici potrebbe
intanto chiedere ad Atene di approvare un pacchetto di riforme, prima
di concedere un solo euro, avverrebbe in una situazione quasi
disperata, per i greci. Le banche sono chiuse da due settimane e al
collasso; secondo varie fonti possono ancora resistere, questa
settimana, ma è chiaro che le banche non riapriranno <per un bel
po’ di tempo>. In ogni caso, se si riaprisse ufficialmente il
negoziato, in teoria la Bce potrebbe aiutare con liquidità di
emergenza.
Anche
la situazione politica in Grecia non è facile, dettaglio che non
facilita il negoziato con i tedeschi, ossessionati dalla stabilità
politica: Tsipras ha perso la sua maggioranza, nel voto di venerdì
notte che gli ha dato il mandato per rinegoziare con i creditori.
Ieri a Tsakalotos è stata espressa durante l’Eurogruppo la
preoccupazione che le riforme possano incagliarsi in Parlamento, lui
avrebbe risposto: «non abbiamo mai approvato nulla con una
maggioranza ampia come quella di venerdì». Vero, ma il mandato non
sarebbe passato, senza i voti dell’opposizione. Le voci ora parlano
di «maggioranze diverse» per il tour de force delle riforme di
Tsipras, che includano una fetta dell’opposizione e si liberino
dell’ala più radicale del partito.
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