14 mag 2015

Mattarella: «In Italia troppo pessimismo, ora si riparta»

Mattarella: «In Italia troppo 
pessimismo, ora si riparta»

Il capo dello Stato al Salone del libro di Torino: «I cittadini
 non siano lasciati soli davanti alle istituzioni».
Un appello contro «l'individualismo» e del «pessimismo» per innescare la ripartenza dell'Italia.
Nell'intervento all'inaugurazione del Salone del libro di Torino, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha lanciato il suo messaggio di ottimismo sulla ripresa del Paese.
«IL CITTADINO NON SIA SOLO DAVANTI ALLE ISTITUZIONI». «Il futuro è nelle nostre mani: il mio augurio al Salone del libro è l'augurio all'Italia che vuole dire la sua, che vuole promuovere il bene comune, che non si rassegna alle difficoltà ma ha in animo di superarle», ha detto Mattarella.
«Avvertiamo il rischio di un individualismo che disgrega le reti di comunità, di una rottura del patto generazionale, di una contrazione dei corpi intermedi così che il cittadino, o l'utente, o il consumatore, si ritrovino soli davanti alle istituzioni, al mercato, alle reti di comunicazione», ha proseguito il capo dello Stato. «A questi pericoli di solitudine dobbiamo reagire. Talvolta in Italia c'è un eccesso di pessimismo ma bisogna volgere il nostro sguardo al futuro per dare una ripartenza all'Italia. Anche l'Expo è una grande occasione per il Paese».
«LA CULTURA HA UN RUOLO DECISIVO NELLA SOCIETÀ». «Dobbiamo impedire che si rompano le maglie della comunità», ha aggiunto il presidente, «quei fili, cioè, che consentono agli individui di essere integralmente persone. In quest'impresa così importante per la qualità delle nostre vite, la cultura è decisiva, ed è sollecitata nella sua creatività. Anche per questo una manifestazione come il Salone del Libro ha un grande valore. Il nostro è un Paese meraviglioso: dobbiamo esserne consapevoli. La storia ci ha consegnato uno straordinario patrimonio di civiltà, di arte, di bellezza, di creatività, di esperienze, di conoscenze diffuse. Un dono tanto grande ci impone però altrettanta responsabilità. E altrettanto coraggio».
Da Lettera43.it


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