Niente
può perdonare
la diffusione del
Mein Kampf
La
decisione del direttore de Il Giornale di pubblicare il libello di
Hitler offende me, la mia famiglia e la crescita civile del Paese
La
mia prima domanda è: perché? Perché un quotidiano nazionale sente
il bisogno, a oltre 70 anni dall’accertamento della terribile
verità su tutto ciò che ha riguardato lo sterminio da parte della
Germania nazista, di pubblicare la summa ideologica del più grande
criminale contro l’umanità che la storia contemporanea ricordi?
Io
non sono sicuramente obiettivo, dato che costui è il responsabile
dello sterminio di undici miei parenti di sangue, tutto il ramo
paterno della mia famiglia. Ma, distaccandomi per un momento dalla
vicenda personale, io credo che si possa affermare che non c’è
nessuna giustificazione possibile che possa perdonare la diffusione
del Mein Kampf di Adolf Hitler. Peraltro, un conto è la sua comparsa
in qualche libreria, altro conto è spingere alla sua lettura tramite
un quotidiano che distribuisce 100mila copie di un testo criminale,
seppur accompagnato da un commento.
Da
poche ore il Parlamento ha approvato una legge che istituisce per il
nostro Paese, così come avviene nel 90% dei Paesi europei,
l’aggravante di negazionismo per i vari reati di discriminazione
già presenti nel nostro ordinamento. Il che vuole dire che verrà
punito con la reclusione chi promuove atti discriminatori o diffonde
idee discriminatorie, di cui peraltro è piena oggi l’Europa,
falsando la memoria storica o negandola per non permettere la
conoscenza del livello di aberrazione a cui è giunta la violenza
dell’uomo nel corso di vari crimini contro l’umanità. Perché
abbiamo fatto tutto questo? Perché ci interessava colpire un reato
di opinione? No di certo. Siamo invece preoccupati che l’ignoranza
a livello devastante al quale è arrivata l’ideologia
discriminatoria possa permettere il suo ripetersi.
Lascio
al direttore de Il Giornale l’onere di spiegare ai suoi lettori la
necessità impellente della diffusione del libello nazista. Il
sentimento personale di offesa verso la storia della mia famiglia lo
tengo per me, pubblicamente non smetterò mai di combattere ogni
rischio di apologia delle ideologie sterminazionistiche e liberticide
e ogni tentativo di riscrivere la storia delle loro colpe. Si può
sempre scegliere se giudicare la propria azione sotto il profilo
delle copie vendute di un giornale o per il contributo alla crescita
civile e culturale di una collettività. Io non ho dubbi: la
pubblicazione del testo di Hitler è una offesa a chi ha subito la
violenza nazifascista. Io il Mein Kampf non lo avrei pubblicato.
di
Emanuele Fiano per L' Unità.TV
Propongo la cacciata dalla Ass. Giornalisti il vergognoso direttore de IL GIORNALE
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