A
Genova per il 18/o
Suq Festival
Suq Festival
Teatro del Dialogo
Sino
al 26 giugno il Porto Antico diventa un colorato bazar dei popoli
Al
via a Genova il 16 giugno il 18/o Suq Festival - Teatro del Dialogo
che sino al 26 giugno, trasformerà la Piazza delle Feste del Porto
Antico in un colorato bazar dei popoli con una scenografia teatrale
unica in Italia, e un programma culturale internazionale con artisti,
scrittori, giornalisti, esponenti di associazioni umanitarie, e tutte
le Comunità di immigrati della Liguria. Al Suq si vive il bello
dell'immigrazione senza trascurare le tematiche di attualità e i
problemi, ma in uno spirito di convivialità. Simbolicamente verrà
inaugurato con una grande tavolata della pace durante la quale si
spegneranno le 18 candeline del Suq maggiorenne.
Diretto
da Carla Peirolero, anche ideatrice con Valentina Arcuri, il Suq
Festival, oltre a una grande popolarità (oltre 70.000 presenze nel
2015), vanta il Patrocinio dell'UNESCO- Commissione Nazionale
Italiana e il riconoscimento di "best practice" europea per
il dialogo tra culture, a conferma dell'importanza di una
manifestazione divenuta ormai simbolo del dialogo e di una
integrazione possibile tra genti e culture. La formula del Festival,
sperimentata e di successo, incrocia un programma culturale e
artistico con presenze internazionali e un'attenzione particolare
all'altra sponda del Mediterraneo e una scenografia esotica che
ospita 40 tra botteghe artigianali e 15 cucine dal mondo.
giovedì
16 giugno ore 21.00
Mesciua
18
anni in una sera: la rivista teatrale del Suq
ideazione
e regia Carla Peirolero
con
Roberta Alloisio, Enrico Campanati, Carla Peirolero e con Franco
Minelli chitarra, oud
Eyal
Lerner fiati, Laura Parodi canto, Esmeralda Sciascia canto,
percussioni
Souvenir
artistici di Paola Bigatto, Modou Gueye, Mirna Kassis, Pino
Petruzzelli,
Anahita
Tcheraghali, Tatiana Zakharova, Orchestra Bailam
Per
celebrare i 18 anni di una Compagnia che ha mischiato generi e
linguaggi prima che la parola multidisciplinare diventasse così
frequentata, Mesciua, è uno spettacolo che si compone di una
carrellata di numeri e souvenir artistici, assoli e non, con lo stile
di una “rivista”, contemporanea e multietnica. La mesciua è una
zuppa ligure povera ma saporita, fatta con cereali e legumi avanzati.
Le donne andavano al porto quando scaricavano le navi e raccoglievano
nei loro grembiuli queste preziose granaglie che cadevano dai sacchi
per poi recuperarle e cucinarle. Un cibo tradizionale che nasce dal
riciclo. Così anche lo spettacolo recupera brani di prosa, musica,
danza appartenenti a differenti produzioni artistiche di questi anni,
legate dal filo del dialogo e dell’impegno nella conoscenza e
nell’educazione all’arte e alla tradizioni di paesi lontani, che
in parte si sono avvicinati a noi per il fenomeno dell’immigrazione.
Li propone, intervallate da qualche souvenir di colleghi che hanno
accompagnato la crescita della Compagnia e del Festival, come nel
caso di Modou Gueye, artista e presidente di Sunugal, con cui
recentemente si è realizzato il progetto La Fabbrica del Dialogo
con il Suq delle Culture, a Milano. Allegretto ma non troppo,
verrebbe da dire con linguaggio musicale, con andamento vivace e
accattivante, grazie anche alla musica popolare ed etnica che fa da
colonna sonora. Nella cornice mediterranea del Porto Antico di
Genova, l'equipaggio del Suq è pronto a ripartire per un viaggio
verso il futuro e verso continue contaminazioni internazionali.
venerdì
17 giugno ore 21.30
sabato
18 giugno ore 16
Mimmo
Cuticchio. La voce del cunto
la
memoria e il futuro si fondono nell’arte del cunto, e parlano
diintegrazione
di
e con Mimmo Cuticchio
regia
Mimmo Cuticchio
L’arte
del cunto è questione di artigianato e memoria, ritmo e invenzione.
Puparo per trasmissione paterna, maestro in quest’arte, appresa per
osservazione silente da Peppino Celano, Mimmo Cuticchio recupera e
supera la tradizione ottocentesca. Da sempre convinto che all’interno
dell’ Opera dei Pupi ci fosse un messaggio che parla di
integrazione e rispetto delle diverse idee e tradizioni, ma anche di
esilio, partenze, ritorni, commistioni e solidarietà, recentemente
ha tratto fuori dal suo inesauribile bagaglio narrativo, tre “cunti”
su migrazione e solidarietà, che così motiva: “Lo Straniero,
questo sconosciuto. Parte integrante di una città che sempre più,
oggi, guarda al Sud, al Mediterraneo. E’ il nostro passato e il
nostro futuro, si ritrova neimigranti di oggi e negli emigrati di
ieri, lo straniero è presente tra i nativi stessi delle nostra
città, specialmente a Palermo dove sopravvivono “enclave” di
profonda emarginazione. Ed è anche una figura retorica archetipica
protagonista della tradizione classica teatrale”.
Mimmo
Cuticchio a pieno titolo dunque inaugura le proposte di ospitalità
della Rassegna, arrivandoci con la sua Voce del Cunto. E il cunto si
fa con la spada. È cosa diversa dal cantastorie con chitarra e
cartelli. Serve fendenti in aria e batte il ritmo. Con questo modo
orale di percussione, respiro e mimica del viso, Cuticchio scandisce
il racconto in imprevedibili successioni di peripezie. Intreccia una
serie di rispondenze, sospensioni, riprese, in un sistema di
incastri, senza mai dare l’impressione di un vortice causale degli
eventi.
Con
voce tonante o carezzevole, aspra o struggente, disossa il dire dalla
retorica della declamazione e dell’andamento cantilenante, e
abbraccia la via in cui il racconto epico-cavalleresco gioca con i
volumi, articola le variazioni tonali della voce e diventa corpo
sonoro. Rappresentare e giocare ancora con le sue arti, più che
un’azione di sopravvivenza, è una vitalità espressiva, è un
bisogno di metamorfosi intenso e profondo. L’arte di Mimmo
Cuticchio si perpetua nel cambiamento, nella ricerca infaticabile di
codici performativi e logiche rappresentative di ciò che è
sostanzialmente immutabile: la sua identità e la sua memoria
domenica
19 giugno ore 21.30
Tante
facce nella memoria
voci
di donne per una pagina di storia da ricordare
a
cura di Mia Benedetta e Francesca Comencini
testi
liberamente tratti dalle registrazioni di Alessandro Portelli
con
Mia Benedetta, Bianca Nappi, Carlotta Natoli, Lunetta Savino,
Simonetta
Solder, Chiara Tomarelli
regia
Francesca Comencini
Tante
facce nella memoria racconta sei storie di donne partigiane e non,
che nel '44 vissero l'eccidio delle Fosse Ardeatine, feroce
rappresaglia dopo il tragico attentato di via Rasella del 23 marzo
1944.
“Una
cosa di cui io non m’ero mai molto reso conto prima è che lì
alle Fosse Ardeatine sono morti tutti uomini e hanno lasciato tutte
donne: questa è una storia che non viene mai raccontata: le vite
delle persone che sono rimaste, sua madre, sua sorella, cioè voi vi
siete trovate...”
Scrive
così Alessandro Portelli nel suo libro “L’ordine è già
stato eseguito” (Ed. Donzelli), e da questa sua considerazione
nasce l’idea di mettere in scena le voci di queste donne, le loro
testimonianze, la loro storia che si ricongiunge e intreccia con la
parte di una storia d’Italia e di Roma in particolare,
profondamente significativa per la costruzione di ciò che siamo
adesso.
Partigiane,
parenti delle vittime, testimoni, figure di resistenza
all’occupazione di Roma: sono loro le protagoniste di questo
spettacolo che poggia su una vitalissima memoria orale, emotiva,
sensitiva. La lucidità di Marisa Musu, il coraggio di Carla
Capponi, l’intelligenza popolare di Gabriella Polli e di Ada
Pignotti, la passione della Simoni e della Ottobrini, ricostruiscono
attraverso il proprio sguardo personale un periodo storico tragico
della nostra Storia recente. A dare loro voce, altrettante attrici,
sensibili e affermate, dirette dalla regista Francesca Comencini.
lunedì
20 giugno ore 17 e ore 21.30
Scusate
se non siamo morti in mare
se
questo è il presente, quale sarà il futuro?
di
Emanuele Aldrovandi
con
Luz Beatriz Lattanzi, Marcello Mocchi, Matthieu Pastore e Daniele
Pitari
regia
Pablo Solari
Scusate
se non siamo morti in mare - Un cartello esposto da alcuni immigrati
durante una manifestazione a Lampedusa.
In
un futuro non troppo lontano la crisi economica – che invece di
finire si è aggravata – ha trasformato l’Europa in un
continente di emigranti. I cittadini europei, alla ricerca di un
lavoro e di un futuro migliore, cercano di raggiungere i paesi più
“ricchi”, ma devono farlo clandestinamente perché questi paesi,
nel frattempo, hanno chiuso le frontiere.
Fra
i tanti mezzi per espatriare illegalmente uno dei più diffusi è
il container: i clandestini salgono a bordo, pagano mille dollari
alla partenza e mille all’arrivo, senza sapere dove verranno
scaricati.
I
personaggi di questa storia sono quattro e non hanno nome, sono
identificati dalle loro caratteristiche fisiche: il Robusto, la Bella
e l’Alto sono i tre migranti e il Morbido è il proprietario del
container.
Il
testo è diviso in quattro parti. La prima è al porto in attesa
della partenza, la seconda è il viaggio per mare dentro il
container, la terza è in mezzo al mare dopo il naufragio
dell’imbarcazione su cui viaggiavano e la quarta è un epilogo
quasi onirico, forse un’allucinazione: l’arrivo delle balene.
Partendo
dal presente e immaginando un possibile futuro, il testo s’interroga
sulla migrazione, sia come fenomeno politico che come evento
naturale.
giovedì
23 giugno ore 21.30
Tong
Men – G
seconde
generazioni: ironiche acrobazie di identità di un italo cinese
di
Cristina Pezzoli e Shi Yang Shi
con
Shi Yang Shi
prima
produzione italo-cinese
Tong
Men‐G racconta la storia di Yang, nato a Jinan, nel Nord della
Cina, nel 1979. A 11 anni è arrivato in Italia insieme alla madre.
Yang non sa chi è.
Come
molti ragazzi di seconda generazione conosce poco sia la storia della
sua 'vecchia patria' che della nuova; è abitato da brandelli e
macerie di identità e culture, ma è obbligato a trovare nuovi
equilibri e sintesi tra la cultura del luogo in cui é nato e quella
di dove é cresciuto. “Sono cinese perché sono nato in Cina o
italiano perché sono cresciuto in Italia?” Attraverso le vite dei
suoi antenati, Yang fa un viaggio alla ricerca delle sue origini e ha
modo di conoscere da vicino alcuni momenti della grande storia del
suo paese d'origine. Grazie alle memorie raccolte direttamente dai
parenti che vivono ancora in Cina, registrate e tradotte, ha preso
corpo il “Libro degli Antenati”: la trisavola materna, i bisnonni
paterni, il nonno materno e il padre, ne sono i protagonisti. Le loro
vite attraversano la guerra civile in Cina tra nazionalisti e
comunisti, l’invasione giapponese, la rivoluzione culturale di Mao
fino ad arrivare agli anni Ottanta con la morte di Zhang Cheng –
“Sincerità” – lo zio materno down che chiude la prima parte
della storia. Nella seconda parte, lo spettacolo racconta la
“riprogrammazione culturale” di Yang avvenuta a partire dal 1990,
quando a 11 anni arriva in Italia, insieme alla madre, mostrando le
contraddizioni, le possibilità, il precario equilibrio della
condizione di uomo orientale/occidentale che vive in Italia da oltre
20 anni e che dal 2006 è cittadino italiano. L'ultimo capitolo di
Tong Men-G prende inizio da un video e da una data: 1 dicembre 2013,
giorno in cui a Prato scoppia un incendio in una fabbrica cinese e 7
operai che ci dormivano dentro, muoiono carbonizzati.
Da
anni Yang insieme ad altri artisti del Compost, realtà di
produzione indipendente che ha sede a Prato, crea azioni di arte
sociale che hanno l'obbiettivo di favorire il dialogo tra la
comunità cinese e quella italiana; da dicembre ad oggi, il Compost
è stato coinvolto in una difficile opera di mediazione culturale tra
le due comunità e Yang spesso si è trovato e si trova a fare da
interprete in situazioni reali dove il conflitto e la tensione tra
italiani e cinesi sono altissimi. La trasfigurazione teatrale mette
in scena una di queste situazioni con un registro tragicomico. Italia
vs Cina: Yang-Arlecchino traduttore e traditore di due padroni, a chi
dà ragione? Da che parte sta? E come si esce da un conflitto che
sembra non poter essere conciliato, come in ogni tragedia degna di
questo nome? Toni Men-G è il primo spettacolo prodotto in Italia
con un protagonista di origine cinese; é in doppia lingua e rivolto
ad un pubblico misto.
venerdì
24 giugno ore 21.30 prima nazionale
sabato
25 e domenica 26 giugno ore 21.30
Chiesa
San Pietro in Banchi
Hagar,
la schiava
di
Adonis
tratto
dal romanzo “Storia lacerata nel corpo di una donna” (Ed. Guanda)
adattamento scenico Giuseppe Conte
regia
Giuseppe Conte con Enrico Campanati
con
Carla Peirolero, Enrico Campanati
scenografia
Arianna Sortino
In
collaborazione con il Comune di Albisola Superiore
Poema
drammatico sulla libertà femminile a partire da una storia, quella
di Hagar, la concubina di Abramo, che ricorre nella Bibbia e nel
Corano, e fa, dunque, da cerniera alle grandi religioni monoteiste.
Non a caso l’allestimento viene ospitato nella Chiesa di san Pietro
in Banchi che nella scorsa edizione aveva fatto da cornice alla
Teresa mon amour di Julia Kristeva.
E’
la voce della donna che parla alla luna, agli astri, al deserto, e
parla di sé, del proprio corpo, con una mirabile energi a lirica e
uno sconvolgente intento di rivendicare un ruolo diverso, nuovo,
decisivo nel mondo. La donna è Hagar, la schiava e concubina di
Abramo poi ripudiata, la madre di Ismaele. Adonis si cala nella voce
e nel corpo di lei, scrive versi al femminile, carnali, cosmici, che
glorificano l'amore come potenza ever siva, contro ogni rigidità
mortuaria di poteri, religioni e dogmi. La donna dice: "La
natura è come me. / Siamo due seni in un solo corpo". E a
quelli che disprezzano lei e l'amore chiede: "Perché allora
l'universo scrive i suoi segreti / con mano di innamorato?"
Il
corpo di donna, che fiorisce, che è un universo d'amore, che è
incanto, inizio, nodo che tiene insieme visibile e invisibile, è il
vero protagonista di questo spettacolo dove si possono trovare
riferimenti, oltre che alla Bibbia, anche alla cultura sumera,
egizia, greca, echi della poesia occidentale più amata dall'autore,
ritornanti e splendide immagini di Artemide e di Iside.
Un
tuffo nella memoria per lanciare un appello: la libertà femminile,
l’emancipazione, le pari opportunità devono essere l’obiettivo
di tutti, ovunque nel mondo.
Ali
Ahmad Sai'id Esber, questo il vero nome di Adonis, è uno dei più
importanti poeti e intellettuali del mondo arabo.
20
giugno Giornata Mondiale del Rifugiato
Incontro
con Giuseppe Conte e Adonis
Nell’ambito
del Premio Agorà V Edizione
Due
poeti, rappresentanti di due sponde del Mediterraneo, uniti nel
promuovere temi legati alle donne, al loro ruolo nella società,
attraverso la poesia e l’impegno intellettuale. Si ritrovano al Suq
Festival Teatro del Dialogo, intorno ad Hagar, la schiava, per
parlare di questo loro impegno e per ricevere il Premio Agorà.
Il
Premio nato nel 2011 da un’idea del Professor Nadir Mohamed Aziza,
già Direttore Generale de l’Osservatorio del Mediterraneo e di
Carla Peirolero Direttrice del Suq Festival Teatro del Dialogo, è
un riconoscimento che ogni anno viene attribuito ad eminenti
personalità della cultura (letteratura, cinema, arti visive,
teatro) che hanno collaborato e contribuito al dialogo interculturale
tra i popoli e le generazioni. Il Premio fa parte di un network: Med
21 - Reseau des Prix pour l’Excellence en Méditerranée che ha
sede a Parigi e che coinvolge università e istituzioni del Bacino
del Mediterraneo.
Incontro
con Goffredo Fofi Educare alla memoria: lo sguardo di un maestro
La
sua visione da intellettuale engagé è da sempre volta alla
costruzione di una rete alternativa alla cultura del consumismo e
della omologazione culturale. E’ divenuto nel tempo una voce
autorevole del panorama culturale nazionale. Il suo impegno critico
si è incentrato soprattutto sul rapporto tra realtà sociale e la
sua rappresentazione artistica. La sua partecipazione verso le
minoranze e i "diseredati" lo ha anche spinto ad occuparsi
di bambini dei quartieri popolari; fu infatti tra i fondatori a
Napoli della Mensa dei bambini proletari. È direttore della rivista
Lo Straniero, da lui fondata nel 1997 e ideatore del Premio Lo
Straniero. Come consulente editoriale, direttore di riviste e critico
militante ha scoperto, incoraggiato e seguito gli inizi di parecchi
scrittori, più o meno di successo, come Alessandro Baricco, Raul
Montanari, Sergio Atzeni, Stefano Benni, Giulio Angioni, Maurizio
Maggiani, Roberto Saviano. Attualmente dirige la rivista Gli asini e
collabora con il quotidiano Avvenire e con le riviste Panorama,
Internazionale.
20
giugno nel nome di Don Gallo
Tutta
la giornata mondiale del Rifugiato (il 20 giugno) sarà dedicata a
focus sul tema dei Rifugiati e profughi, quindi di grande attualilà,
e argomento molto sensibile. Alle ore 19 incontro con Loris De
Filippi, Presidente di Medici Senza Frontiere, e rappresentanti dello
SPRAR Sistema Protezione Rifugiati
Musica
M’Barka
Ben Taleb
Un
viaggio musicale attraverso la memoria del Mediterraneo
Di
origini tunisine, M'Barka da diversi anni vive e lavora in Italia,
dove ha inciso nel 2005 il suo primo album da solista, Alto Calore.
Prevalentemente autrice di brani di musica etnica, ha ricantato in
arabo diverse canzoni napoletane. L'intento dell'artista è quello
di esaltare il legame profondo tra le due culture musicali
mediterranee, quella tunisina e quella napoletana, combinandole con
sonorità neo-melodiche. Tale intento è sfociato nel progetto Fusi
tra due mondi, in cui i brani classici della canzone napoletana
vengono arrangiati con sonorità nord-africane e ricantati in arabo.
Un recente progetto internazionale, inoltre, l'ha portata alla
collaborazione con Abdullah Chhadeh, suonatore di qanun.
Al
Raseef الرصيف
ع e
Feral Cor
Il
futuro nell’incontro di giovani sonorità
Due
giovani band: una di origine palestinese e una quasi tutta genovese
si fondono per un esperimento che si proietta verso nuove alchimie
musicali utilizzando stili e lingue diverse. In un mondo futuro
sempre più interconnesso anche la musica fa la sua parte. Al Raseef
è una street band che suona musica folk arabo-balcanica composta
principalmente da strumenti a fiato. Il gruppo nasce nel 2011 nato
per le strade di Ramallah (Cisgiordania) ed è composto da Alaa
Alshaer (chitarra), Ayham Jalal (clarinetto), Midhat Husseini (tuba),
Tamer Nassar (sax) e Yassar S'adat (trombone).
Dopo
diversi problemi legati alle frontiere da oltrepassare per arrivare
fino a qui, oggi i giovani palestinesi sono riusciti ad arrivare a
Genova dove studiano jazz al Conservatorio. In Italia si è unito al
gruppo il percussionista genovese Lorenzo Bergamino. Gli Al Raseef
sono stati selezionati per l’Arabs Got Talent.
Il
sogno dei giovani palestinesi è per tutti lo stesso: tornare alla
propria terra per condividere i propri talenti con chi non ha avuto
le loro stesse opportunità.
Coro
Shlomot
La
storia del popolo ebraico tra musica e racconti
Con
Eyal Lerner e il Coro Shlomot, accompagnati da Silvio Maggiolo
Non
poteva mancare in una Rassegna che si occupa di memoria e futuro, un
approfondimento sulla storia del popolo ebraico. Il Coro Shlomot ,
nato nel 2011 dalla volontà del musicista israeliano Eyal Lerner, e
con il sostegno della Comunità Ebraica, è ora composto da una
trentina di membri attivi e ha un repertorio di circa 35 canzoni. Si
è esibito in molte città oltre a Genova, e recentemente anche ad
Aschwitz. In alcune circostanze accompagna Eyal Lerner nel suo
spettacolo sulla storia del popolo ebraico e sulla memoria della
Shoah. Il coro è aperto a tutti, senza preferenza di età o
religione
E
poi...
venerdì
17 giugno ore 18
Studenti
in scena
La
Compagnia di giovani studenti universitari in scena al Suq Festival
con Gulliver Story, testo ispirato al capolavoro di Swift e riletto
dall’antropologo Marco Aime ne "Gli specchi di Gulliver".
Lo spettacolo ha coinvolto 20 studenti universitari, tra questi anche
studenti di origine cinese, iraniana, panamense. Progetto formativo
promosso dalla Compagnia del Suq e da ARSEL Liguria – Agenzia
Regionale per i servizi educativi e per il lavoro.
suq
in workshop
Laboratori
per bambini, lezioni di cucine dal mondo, di scrittura e di danza,
biblioteche e angolo lettura. Suq per bambini: ogni giorno laboratori
di percussioni africane, letture multilingue di grandi testi
classici, corsi di narrazione e di teatro musicale. Workshop di
cucina etnica e cucina ligure a cura rispettivamente di Chef Kumalé
e Sergio Rossi. Lezioni di danza: tutti i giorni lezioni di danza di
diverse tradizioni in collaborazione con Associazioni. Workshop di
scrittura a cura di Officina Letteraria: laboratori per scrivere
insieme le nostre storie. Le storie nascono da incontri,
apparentemente casuali, a volte non facili. Gli altri sono l’unica
opportunità che abbiamo di arricchire la nostra esperienza. Uno
spazio al Suq dove ospitare gruppi di lettura, corsi di lingue, thè
con gli scrittori ma anche dove farsi scrivere il proprio nome dal
calligrafo arabo e da quello ebraico.
mercato
teatro mediterraneo
Nell’antichità
i Suq erano luoghi culturali per eccellenza, e così è il Suq
Festival, dove ogni giorno si può fare il giro del mondo,
assaggiando cucine diverse, conoscendo lingue e mestieri artigianali,
approfondire il turismo responsabile. Artigiani genovesi ed etnici,
ristoratori di tanti paesi, associazioni di immigrati e umanitarie
sono gli animatori della scenografia “vivente”, dal fascino
esotico, con tutti i colori e i profumi del Mediterraneo.
da
ANSA.IT
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