22 mag 2016

“Navigatrice solitaria, così ho vinto la sfida delle Centoboline”

Navigatrice solitaria, così ho vinto
 la sfida delle Centoboline”

Il diario di bordo dell’attrice Marianna de Micheli, dopo il blog su lastampa.it, è diventato un libro. E adesso rifarà il periplo dell’Italia, ma al contrario e sempre col gatto
Forse sarà la prima a far coincidere le tappe della presentazione di un libro con gli scali di un periplo d’Italia a vela in solitaria (fatto salvo per il gatto, un batuffolone bianco di nome Jingjok). Una navigazione figurata, perché le righe sono ancorate proprio a un vero periplo, quello che ha compiuto da Ventimiglia (in realtà, vuole che si dica che è salpata da Saint Tropez, «perché io tutte quelle miglia le ho fatte») a Trieste e di cui - anche - scrive, e una navigazione reale, perché tra poco riparte, ma al contrario, da Trieste a Genova, appunto per approdare in ogni porto con “Centoboline “ (edito da Nutrimenti), così s’intitola il suo diario di bordo.
La copertina del libro

Un diario di bordo di un’attrice passata dal set alla navigazione solitaria, recita il sottotitolo. Marianna De Micheli, che molti forse ricorderanno come Carol Grimani, la “cattiva” della soap “Centrovetrine”, l’aveva presa sul ridere, in principio. Una battuta, «potresti arrivare sino a Trieste”, e una grande risata generale. Lei aveva appena cambiato vita, decidendo di andare a vivere in barca. Anzi, raccontiamola tutta (lo scrive lei): aveva appena terminato una relazione sentimentale e “Centrovetrine” aveva definitivamente spento le luci. Marianna, che aveva sulle spalle alcuni corsi di vela e che si era avvicinata a questa disciplina del mare anni prima su un’isola della Thailandia graffiata dallo tsunami disastroso del 2004, forse s’era sentita sfidata.
In versione soap

Non è facile, la navigazione in solitaria, soprattutto per chi ammette la propria incapacità di stare sola. “Tutto è partito da qui. Mi sono detta: la solitudine in mare sarà diversa, mi aiuterà. Ma la solitudine non ti aiuta, ti fa pensare, troppo”, scrive l’autrice a metà percorso. Adesso, che è arrivata fino in fondo, ammette che un giro del mondo da sola non lo farebbe, ma nemmeno in equipaggio. «In due, forse. Col fidanzato».
E il periplo d’Italia? «Navigare in solitaria è bellissimo, nessuno ti guarda e non hai ansia da prestazione. Io sono una velista bravissima da sola, poi se qualcuno mi osserva divento mediocre. È meno bello, invece, trovarsi da soli in rada. Fare il bagno, scendere a terra sempre da soli, ecco in questo caso preferisco avere compagnia. Una persona con cui condividere, che so, un piatto di spaghetti».
In realtà, il viaggio di Marianna non è stato solitario. Perché, tolto il gatto, che non s’è mai mosso dalla barca (e ne ha combinate più d’una), ad ogni scalo è spuntato qualcuno. Il libro è popolato di gente di mare, amicizie di Facebook, attori sotto mentite spoglie. Un’Italia intera, vera, generosa e gentile. Nulla a che vedere con quel Paese arrabbiato e deluso che (esiste, sì) emerge in più occasioni. Uno scrittore di mare-velista come Bjorn Larsson dice che è proprio questo il bello del navigare a vela, arrivare in un porto e incontrare la sua gente. Una lunga galleria di nomi, volti, emozioni.
In versione vela

Così, quando si staglia all’orizzonte Trieste, e più o meno finisce viaggio e libro, quasi dispiace lasciare al proprio destino questa compagnia. Autrice inclusa, al quale alla fine è andato tutto bene pur avendo corso l’azzardo di cambiare il nome della barca - sfiga, sfiga tremenda vai via! -, diventata Mainpenrai (pazienza, fregatene, va bene lo stesso in thailandese). E aveva pure - si dice tra marinai che portino malissimo - un ombrello e un libro del navigatore Vito Dumas.
di Fabio Pozzo per LaStampaMare.it


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