28 mag 2016

Farò campagna per il Sì al referendum. Che fa l’Anpi, mi caccia?

Farò campagna per il Sì al referendum.
 Che fa l’Anpi, mi caccia?

Mio fratello era partigiano, io no ma sono iscritto all’associazione. Rivendico il mio comportamento serio e non voglio restituire la tessera
Sono un compagno di Genova, nato nel 1936 e iscritto al Pci nel 1953. Ho militato attivamente per molti anni soprattutto nel mio territorio (Struppa-Valbisagno). Ho condiviso i vari cambiamenti dal Pci al Pd contribuendo con partecipazione, critiche e riserve; ho visto che chi doveva rinnovare e innovare rallentava.


Mi sento personalmente coinvolto dalle decisioni dell’Anpi sul referendum costituzionale. Mio fratello Remo nato nel 1925 era partigiano (nome di battaglia Giorgio, Brigata Buranello), nel novembre 1943 salì in montagna nel ponente di Genova; nella primavera 1944 era alla Benedicta durante il rastrellamento dei nazifascisti, riuscito a salvarsi rimase per oltre un mese in quei territori da solo, finché giunto ai piedi del monte Tobbio incontrò altri reduci della Benedicta, si riorganizzarono e combatterono fino alla Liberazione.


Tornato a casa e trovato lavoro all’Ansaldo, iniziò la lotta politica nel Pci, è stato un assiduo diffusore dell’Unità nelle case di Sestri Ponente ed è sempre stato attento ai cambiamenti della società per cui gli fu naturale schierarsi per il rinnovamento della politica.


Questa familiarità mi ha portato già negli anni Sessanta ad iscrivermi all’Anpi e partecipare alle lotte per la democrazia e le libertà, come quella del 30 giugno 1960 contro il Congresso del Msi a Genova.


Ovviamente ho partecipato all’ultimo congresso della sezione Anpi cui sono iscritto, nel mio intervento ho sostenuto il valore positivo della riforma costituzionale e il diritto a far parte dei comitati del Sì; nell’esprimerla ebbi l’impressione di un forte disagio, benché fossimo tutte persone che si conoscono e stimano da decenni. Come può l’Anpi nazionale fare scelte che penetrano così rudemente nelle coscienze delle persone, che possono creare fratture umane irrecuperabili?


Io non farò come altri che hanno restituito la tessera per fare campagna elettorale per il Sì. Se sono sicuri del loro metodo democratico mi devono espellere; il mio comportamento serio ed onesto lo rivendico, per la mia storia e per quella di mio fratello, perché malgrado quel che dice il signor Bersani c’è differenza tra i partigiani veri e gli altri iscritti: mio fratello è stato un partigiano, io no e pur vantando tanti anni di appartenenza non mi sento di interpretare la volontà di chi non c’è più e siccome il 95% di noi iscritti all’Anpi partigiani non lo siamo stati, non è giusto usurparne la memoria.
di Giacomo Musso per L' Unità.TV


Caro Giacomo Musso io sono uno dei figli della grande famiglia dei CAVANNA tutti partigiani “VERI” e so solo una cosa : L' Anpi nel suo statuto non deve fare politica e non deve dare direttive di voto, ma HA IL DOVERE SACROSANTO DI INSEGNARE L' ANTIFASCISMO...punto . Sia chiaro che qui nessuno strappa la tessera , ma qualcuno deve dare le dimissioni .....Un abbraccio da tutti noi.


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