29 mag 2016

Bersani: “Mi batto per un Pd ulivista mentre c’è chi si diverte a dividere”

Bersani: “Mi batto per un Pd ulivista
 mentre c’è chi si diverte a dividere”

L’ex segretario: “Ho fatto campagna elettorale per le amministrative più di ogni altro. L’Italicum? Inaccettabile perché non dà sovranità ai cittadini”
A marezza, preoccupazione, ma nessuna intenzione di arretrare di un millimetro sulle questioni «squisitamente politiche» che ha messo sul tavolo della discussione. L’ex segretario del Pd Pier Luigi Bersani, dopo aver letto quanto ha detto il premier Matteo Renzi dal Giappone sull’Italicum – «non si cambia» -, dice che non si stupisce. «Sono stato sostituito in Commissione, insieme ad altri, perché avevo obiezioni sulla legge elettorale, quindi nulla di nuovo…». E alla fine di questa lunga intervista le distanze dalla maggioranza del Pd restano intatte.


Ammetterà che l’ultima critica che lei ha mosso – sulle 10-15 persone che contano che si stanno aggiustando le cose con il governo e in cambio fanno applausi attraverso i giornali – è pesante. Le sembra poco?
«È l’osservazione del paesaggio. Essendo sul campo da molti anni mi accorgo quando questo capitalismo italiano ha bisogno di riorganizzare le sue cose e di non essere disturbato. È un istinto a tenersi affiancati fra sistema politico e sistema economico con il risultato di non guardare spesso la realtà e dirsi reciprocamente che tutto va bene quando invece i problemi sono acuti. Nel tempo questo atteggiamento può diventare elemento di pericolo. C’è troppo conformismo nei confronti della situazione, non lo dico per polemica, ma come un avviso ai naviganti».


Bersani, c’è qualcosa che va bene? Il quadro che traccia è sempre fosco…
«L’Italia ha ancora dei problemi, di natura economica e sociale, relativi al tema del lavoro e dei redditi, della protezione sociale e a una dinamica dell’allargamento della forbice della diseguaglianza. Se la si vive come una polemica, vuol dire non si vuole prendere atto di un problema che c’è».


Che risponde al senatore Andrea Marcucci che, riferendosi alle sue dichiarazioni, parla di una insana tendenza all’autogol?
«Sono esterrefatto. Marcucci e compagnia dovrebbero ringraziarmi, cerco di tenere nel Pd anche chi percepisce il disagio. Se interpretano anche questo come autogol vuol dire che non vedono la realtà».


Non le sembra che le critiche più dure al Pd arrivino dal Pd più che dagli altri partiti?
«Ma è l’Unità che vede questo?»


È quello che raccontano gli altri giornali ogni giorno.
«Credo di aver fatto campagna elettorale per queste amministrative più di ogni altro, vado a chiedere i voti per il Pd, con i miei argomenti e mi sembra che i miei argomenti riescano a convincere buona parte di questo partito. Ogni volta ripeto che si deve restare nel Pd con una buona dialettica. Sono io quello che fa polemica? Quando c’è polemica nel Pd non sarà che c’è un gruppo dirigente che se la prende con un pezzo di Pd? Chi dirige deve tenere assieme, non deve non dividere. Io faccio lo sforzo di tenere assieme, di fronte a un gruppo dirigente che si diverte a dividere».


Renzi dal Giappone risponde: l’Italicum non si tocca. Quindi, che succede, visto che per lei è una condizione per votare Sì al referendum?
«Non mi meraviglio della risposta. Insieme ad altri sono stato sostituito in commissione perché avevo obiezioni sull’Italicum. So bene come la pensa Renzi, ma sono convinto che procedere così per quattro mesi significhi fare una riforma a prezzo di un solco difficilmente colmabile nell’area democratica. Se vogliamo dividere l’Italia tra l’Italia del “Sì”e l’Italia del “No”, rischiamo di prendere una strada che provocherà un mare di problemi e non aiuterà il Paese. Io ho suggerito un modo diverso con il quale il “Sì” può rivolgersi al “No”. Le norme che sono state votate, con tutti i difetti che hanno, sono comunque un passo avanti se accompagnate con l’elezione diretta dei senatori, ma sono in dissenso radicale con la conduzione politica di questa battaglia. Sommare i destini di un governo a quelli di una Costituzione crea un precedente non accettabile, fuori dal nostro sistema e con l’aria che tira in Europa può, in prospettiva, creare guai seri al Paese».


Le chiedo: c’è un modo per accorciare le distanze?
«Quello che sto dicendo lo dico per trovare una strada che unisca. L’Italicum è una legge inaccettabile per il fatto che non dà sovranità ai cittadini e si propone di garantire la governabilità sacrificando la rappresentanza in un momento in cui in Europa e in Italia c’è bisogno di essere flessibili. Dopo di che, se mi si viene a dire che è ora di smetterla perché abbiamo avuto 63 governi io rispondo: è colpa delle leggi elettorali? L’ultimo governo è caduto per le leggi elettorali?».


Cacciari dice che nel fronte del No ci sono quelli che hanno fallito per 40 anni…
«Il fallimento di 40 anni? Ma questa retorica di 40 anni buttati via da dove nasce? Noi, che siamo eredi del buono che c’è stato in questo Paese, adesso facciamo in coro la condanna di quello che questo Paese ha fatto? Come si può dire che 63 governi non hanno fatto nulla? Ci sono stati limiti, errori, ma questo è un Paese che ha fatto passi avanti, progressi. È tutto fallimento in attesa del Messia? Noi stessi, per esempio, abbiamo cambiato già la Costituzione col Titolo V facendo qualche errore. Un vero fallimento, ad esempio, è che non siamo riusciti a cambiare i regolamenti di Camera e Senato. In due anni, alla Camera, abbiamo fatto 70mila votazioni e al Bundestag 80. Cerchiamo di essere meno sbrigativi e di non fare “ante Christum natum, post Christum natum”. Per favore…».


La moratoria delle polemiche interne sembra una chimera…
«Io terrò testardamente la linea di un Pd ulivista con l’idea che il nostro Paese non può sopportare divisioni. Per me questa è una moratoria quotidiana. Se invece si continua con atteggiamenti muscolari e divisivi e non si accetta di discutere con le ragioni degli altri, continuando sulla strada dell’ambiguità, non si va da nessuna parte. Le faccio un esempio pratico: a Bologna, dove vinceremo le elezioni e le vinceremo bene, c’è in lista una giovane che si è fatta le ossa con l’antimafia: come sta assieme con la circostanza che abbiamo fatto un matrimonio con Verdini e quindi con D’Anna che insulta Saviano e Capacchione? Pongo questa domanda e aspetto risposte».


La scelta, quindi, sarebbe Bersani o Verdini?
«Qui non è questione di nomi, stiamo parlando del profilo di un partito. Quel che mi colpisce non è Verdini, è il fatto che ogni 48 ore il nostro segretario giustifichi l’alleanza con Verdini. Fa impressione. Forse ha intenzione di fare un’altra cosa?».


Lei sa quanti annunciano che sta pensando di andare via dal Pd. Questo voleva dire con quel “Io non ci sto”?
«Prima di me se ne vanno altri. Io parlo in nome del Pd per come lo concepisco io. “Non ci sto” vuol dire che non ci sto, non ho niente da chiedere, si aspettino però che non mollerò, continuerò la mia battaglia in nome di un Pd ulivista».


È stato un errore far partire la campagna referendaria adesso?
«Assolutamente sì, in piena campagna per le amministrative si creano più problemi che opportunità. Stiamo confondendo la nostra gente, tra i nostri elettori ci sono sensibilità diverse».


Sarà anticipato il congresso, è questo che rende ancora più aspra la polemica interna?
«Un congresso è necessario, se si vuole fare in autunno dovremmo già essere all’opera. Dovremmo cioè garantire che sia un congresso serio perché per come vedo messo il partito, non vorrei che si finisse su tutte le gazzette locali per questo o quell’episodio».


Stefano Fassina e Alfredo D’Attorre la invitano a sfilarsi e lavorare a una nuova sinistra.
«L’Italia ha bisogno di un centrosinistra, il centrosinistra di un Pd che sappia organizzare un campo. Se non ci fosse speranza nel Pd non ci sarebbe speranza per il centrosinistra. A queste sollecitazioni rispondo “no”. Quelli che danno per perso il Pd danno per perso il centrosinistra, che invece resta la sola chiave politica per il futuro democratico del Paese».
di Maria Zegarelli per L' Unità.TV

Caro Bersani ora ci vieni a raccontare
 la barzelletta dell' Ulivo ?
 che tu vuoi unire ? Ma credi sul serio che la base sia davvero rincretinita e di non aver capito che il tuo unico scopo è avere una rivalsa su Renzi , il tuo astio giornaliero contro questo governo con uscite dementi tutte indirizzate a ostacolare sia il governo che la segreteria di Renzi . Credi che non abbiamo capito quali consigli dai al buon Speranza per uscire con comunicati sempre più duri e posso ormai dirlo vigliacchi contro la maggioranza del PD, ora che ti rendi conto che anche la base ti abbandona , cerchi di rivoltare la frittata dicendo che  
“Mi batto per un Pd ulivista
 mentre c’è chi si diverte a dividere” 
Ma voglio dire ,pensi proprio che noi della base siamo esseri
che sono senza comprendonio o degli stolti ?
Guarda che abbiamo capito benissimo il tuo unico scopo, ossia
distruggere la Segreteria e con essa il governo
Renzi che in questo momento ti sta
dando lezioni di come si deve portare avanti un
partito e in una situazione lasciata da te e da i tuoi compari
veramente difficile ....nonostante tutto questo  tu e altri
come te ( pochi) remate contro con odio e voglia di rivalsa 
Questo governo sta dimostrando che con meno personalismo e 
voglia di potere infinita come la tua porta sicuramente
nella cesta inesorabile del dimenticatoio e vi assicuro sarete
ricordati solo per il male che avete fatto e che ancora cercherete
di fare a questo PD che sta riportando l' Italia al suo posto
privilegiato in questo pianeta.


Saluti da Dino Monti





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