La
sindrome del vinciamo poi
Il
giorno dopo il risultato del referendum sulle trivelle i commenti
politici, da sinistra a destra, sono tutti orientati verso il voto
costituzionale di ottobre
“Ride
bene chi ride ultimo”, “Se Renzi pensa che il referendum
costituzionale di ottobre sarà una passeggiata, si sbaglia di
grosso”, “A ottobre, per vincere basteranno poco più di 13
milioni di voti”, “I 15 milioni di oggi sono più di quelli che
nel referendum costituzionale di ottobre serviranno per salvare la
Costituzione e chiudere finalmente l’esperienza di questo governo”,
” Il #ciaone diventa un arrivederci a ottobre”.
Sono
nell’ordine i commenti di Matteo Salvini, Luca Zaia, Renato
Brunetta, Alfredo D’Attorre e Giuseppe Civati, la variegata
compagnia che ha trasformato un referendum ambientale in un
referendum contro Renzi. Diversa l’interpretazione dei
pentastellati, e secondo Luigi Di Maio il referendum è stato
“l’ennesimo terreno di scontro tra bande del Pd. E quando i
cittadini hanno capito che lì dentro non si discuteva di trivelle ma
erano solo correnti le une contro le altre, hanno snobbato”.
Quando, in realtà, sono stati loro i primi a politicizzare questo
quesito referendario.
Così,
nonostante le parole di ieri sera del premier, c’è stato un
vincitore ed è stato Matteo Renzi insieme al Pd, e ci sono stati
degli sconfitti: M5s, Lega, Fi, Si, solo per citarne alcuni. Sono
loro che hanno politicizzato questo referendum e sempre loro che non
sono riusciti a coinvolgere i cittadini.
Ma
nonostante il risultato deludente, il gruppone antirenziano, continua
nell’attacco al presidente del Consiglio e rilancia sul referendum
costituzionale di ottobre. La nota sindrome del vinciamo poi. Questa
sindrome è stata inaugurata dal Movimento 5 Stelle alle Europee del
2014, ma in tanti si sono aggregati e ormai ha contagiato l’intero
arco parlamentare. Continuare a rendere ogni elezione un referendum
contro Renzi è il sintomo della pochezza d’idee delle opposizioni.
A
ottobre si voterà per approvare un cambio radicale del sistema
istituzionale del Paese, già da adesso si vede come la campagna
elettorale per il No sarà tutta incentrata in un referendum contro
il governo e il presidente del Consiglio, forse perché è l’unica
motivazione che le opposizioni hanno per osteggiare un cambiamento
che il Paese aspettava da anni.
Di
Francesco Gerace per L' Unità.TV
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