La
nostalgia del pantano
È
evidente il tentativo di usare le inchieste per fermare qualsiasi
tentativo di cambiamento
S
e c’è un dato che sta emergendo chiaramente da questi ultimi
giorni (ma oramai il conto si potrebbe allungare a qualche mese) di
attacchi al governo è l’emergere (ma qualche storico potrebbe
scrivere più correttamente il riemergere ciclico) della voglia di
immobilità che viene alacremente coltivata da alcuni protagonisti
della vita politica e sociale del nostro Paese.
L’inchiesta
di Potenza quando si concluderà (“l’imputato non è considerato
colpevole sino alla condanna definitiva” come stabilisce l’articolo
27 della Costituzione) potrà raccontarci la verità giuridica. Se e
quando verranno provati da un giudice terzo reati e colpevoli di
reati la legge farà il suo corso (“la responsabilità penale è
personale” dice sempre l’articolo 27 della Costituzione).
Dal
punto di vista politico invece è interessante capire perché le
opposizioni utilizzino questa inchiesta. La risposta più immediata e
ovvia è che lo fanno per indebolire Renzi e quindi per far cadere il
governo. È naturale che le opposizioni mirino a sostituire chi è in
maggioranza. Ma l’obiettivo di fondo è più profondo (e quindi
preoccupante). Il tentativo infatti è bloccare il Paese e farlo
tornare indietro. Non è un caso che Grillo e i suoi dopo aver
infamato il governo e il Pd abbiano subito chiesto di bloccare il
voto finale alla Camera sulla riforma costituzionale. Se quella
riforma infatti andrà in porto (dopo il referendum costituzionale di
ottobre) per l’Italia potrà cominciare davvero un nuovo cammino.
Perché al di là di tutti i possibili distinguo su aspetti
particolari, il disegno di legge costituzionale Boschi assieme alla
nuova legge elettorale offre la possibilità di realizzare,
finalmente, una democrazia più efficiente rispetto a quella che
l’Italia ha conosciuto fin qui. Perché sarà possibile per i
cittadini scegliere da chi essere governati e chiedere effettivamente
conto se gli impegni presi non saranno realizzati.
Ma
c’è chi ha paura di questo cambiamento che oggi, come mai in
passato, è davvero a portata di mano. Sono coloro che potrebbero
risultare danneggiati da una democrazia in grado di funzionare
meglio. Sono quelli che non vogliono una politica che si divida su
programmi, che li presenti ai cittadini e poi, se ne ha ottenuto il
voto, risponda della loro realizzazione. Non vogliono una politica
autorevole e quindi più forte della demagogia e delle soluzioni
tecnocratiche.
C’è
chi, insomma, ha tutto l’interesse che l’Italia rimanga ferma nel
pantano dell’immobilismo. È qui la motivazione di fondo che sta
facendo muovere quel blocco conservatore e anti-politico contro il
governo e contro il Pd. Questa è la posta in gioco.
di
Vladimiro Fruletti per L' Unità.TV
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