9 apr 2016

La nostalgia del pantano

La nostalgia del pantano
È evidente il tentativo di usare le inchieste per fermare qualsiasi tentativo di cambiamento
S e c’è un dato che sta emergendo chiaramente da questi ultimi giorni (ma oramai il conto si potrebbe allungare a qualche mese) di attacchi al governo è l’emergere (ma qualche storico potrebbe scrivere più correttamente il riemergere ciclico) della voglia di immobilità che viene alacremente coltivata da alcuni protagonisti della vita politica e sociale del nostro Paese.


L’inchiesta di Potenza quando si concluderà (“l’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva” come stabilisce l’articolo 27 della Costituzione) potrà raccontarci la verità giuridica. Se e quando verranno provati da un giudice terzo reati e colpevoli di reati la legge farà il suo corso (“la responsabilità penale è personale” dice sempre l’articolo 27 della Costituzione).


Dal punto di vista politico invece è interessante capire perché le opposizioni utilizzino questa inchiesta. La risposta più immediata e ovvia è che lo fanno per indebolire Renzi e quindi per far cadere il governo. È naturale che le opposizioni mirino a sostituire chi è in maggioranza. Ma l’obiettivo di fondo è più profondo (e quindi preoccupante). Il tentativo infatti è bloccare il Paese e farlo tornare indietro. Non è un caso che Grillo e i suoi dopo aver infamato il governo e il Pd abbiano subito chiesto di bloccare il voto finale alla Camera sulla riforma costituzionale. Se quella riforma infatti andrà in porto (dopo il referendum costituzionale di ottobre) per l’Italia potrà cominciare davvero un nuovo cammino. Perché al di là di tutti i possibili distinguo su aspetti particolari, il disegno di legge costituzionale Boschi assieme alla nuova legge elettorale offre la possibilità di realizzare, finalmente, una democrazia più efficiente rispetto a quella che l’Italia ha conosciuto fin qui. Perché sarà possibile per i cittadini scegliere da chi essere governati e chiedere effettivamente conto se gli impegni presi non saranno realizzati.


Ma c’è chi ha paura di questo cambiamento che oggi, come mai in passato, è davvero a portata di mano. Sono coloro che potrebbero risultare danneggiati da una democrazia in grado di funzionare meglio. Sono quelli che non vogliono una politica che si divida su programmi, che li presenti ai cittadini e poi, se ne ha ottenuto il voto, risponda della loro realizzazione. Non vogliono una politica autorevole e quindi più forte della demagogia e delle soluzioni tecnocratiche.


C’è chi, insomma, ha tutto l’interesse che l’Italia rimanga ferma nel pantano dell’immobilismo. È qui la motivazione di fondo che sta facendo muovere quel blocco conservatore e anti-politico contro il governo e contro il Pd. Questa è la posta in gioco.
di Vladimiro Fruletti per L' Unità.TV


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