Il
record di sbarchi spaventa l’Italia
, l’unica soluzione è
stabilizzare la Libia
Tutti
i numeri di un’emergenza crescente, davanti alla quale, ancora una
volta, l’Europa così come è oggi mostra tutta la sua
inadeguatezza
“Il
mio governo farà di tutto per evitare misure drastiche al Brennero.
A un patto. Che dei “nuovi” profughi dovrà occuparsi l’Italia.
Deve essere l’Italia a identificarli e gestirli. Renzi e Alfano
sanno benissimo qual è la situazione”. A parlare è la ministra
dell’Interno austriaca Johanna Mikl-Leitner, intervista dal
Corriere della Sera. Nessun “muro” al valico tirolese, ma solo a
chiare condizioni. Ma che significa per l’Italia affrontare da sola
la nuova ondata di profughi in arrivo dalla Libia?
Nel
2016 il doppio degli sbarchi rispetto allo stesso periodo del 2015
Partiamo
dai numeri. Al Viminale guardano con preoccupazione quanto sta
accadendo nel Canale di Sicilia, dove si registra un’impennata
delle traversate: tra ieri ed oggi i mezzi italiani, quelli di
Frontex ed Eunavformed, hanno lanciato una ventina operazioni di
soccorso, recuperando complessivamente circa 4mila persone. Il numero
degli arrivi nel 2016 sale così a quota 24mila, il doppio dello
stesso periodo dello scorso anno.
Per
i prossimi mesi si prevede un’ondata di 250mila arrivi
Tra
gli sbarcati non si registrano siriani e ciò farebbe pensare che per
ora non sia avvenuta la temuta deviazione dei flussi dall’asse
Turchia-Grecia al Mediterraneo centrale. Il balzo delle partenze,
piuttosto, potrebbe essere dovuta alla determinazione degli scafisti
di accelerare le partenze dalla Libia, in concomitanza con il
processo di insediamento del Governo di unità nazionale a Tripoli e
della prevedibile stretta dei controlli sul litorale. Se il tentativo
– sostenuto dall’Onu – del premier libico designato Fayez al
Sarraj non andrà in porto e la Libia non sarà stabilizzata,
scatterà l’allarme rosso per l’Italia. Le previsioni parlano di
250mila sbarchi nei prossimi mesi. “Ne abbiamo avuti 170mila lo
scorso anno”, ha ricordato il ministro degli Esteri Paolo
Gentiloni. “Numeri non ne darei – ha aggiunto ma l’aumento
sarebbe assolutamente ancora più difficile da gestire. Non dobbiamo
però seminare il panico: abbiamo gestito la situazione l’anno
scorso, dobbiamo risolvere il problema alla radice. E il problema
alla radice è la stabilizzazione della Libia”.
Il
dramma dei minori non accompagnati, un’emergenza nell’emergenza
Tra
i migranti che sbarcano sulle coste italiane, c’è un’emergenza
nell’emergenza: negli ultimi due giorni, infatti, c’erano ben 450
minori non accompagnati. Dall’inizio dell’anno i ragazzi soli
sbarcati sono ben 3.300, mentre l’anno scorso nei primi tre mesi
dell’anno erano soltanto 600. In media hanno tra i 15 ed i 17 anni.
“Bisogna – spiega all’ANSA Giovanna Di Benedetto,
dell’associazione Save The Children – ampliare la rete di
ospitalità dedicata ai minori, attualmente inadeguata perché i
posti sono limitati e migliorare qualitativamente le strutture,
alcune delle quali sono in condizioni inaccettabili, adottando
standard uguali per tutti”.
Hotspot,
quote migranti e accoglienza: un sistema destinato a non reggere
Al
ministero devono fare i conti con un sistema d’accoglienza vicino
al tutto esaurito: sono già 111mila gli stranieri ospitati. Ed il
piano di relocation disposto dalla Commissione europea langue:
soltanto 530 i profughi trasferiti verso altri Paesi Ue. Gli hotspot
attivi sono 4 (Pozzallo, Lampedusa, Trapani and Taranto); è in
funzione anche quello mobile, con un team in partenza da Catania che
si reca a fare le identificazioni direttamente sui luoghi di sbarco
ed un’altra struttura sarà aperta in Sicilia entro un mese (tra le
ipotesi alla studio anche quella di una riconversione ad hotspot del
Centro per richiedenti asilo di Mineo). Per recuperare altri posti,
il ministero punta ad allargare il sistema Sprar per i richiedenti
asilo. Entro la fine dell’anno – secondo quanto comunicato dal
ministero a Bruxelles – la capienza del sistema di ospitalità avrà
13.500 posti in più. Che comunque non basteranno se non saranno
bloccate le partenze dalla Libia.
Tutto
passa per la stabilizzazione della Libia
Un
altro fattore che non aiuta, lo ripetiamo per l’ennesima volta, è
la totale inadeguatezza del programma comune europeo. “Quasi
nessuno di coloro che arriva in Italia è libico, ma la Libia è una
porta aperta”, ha sottolineato Gentiloni. Triton. il programma a
guida Ue per il controllo delle frontiere nel Mar Mediterraneo, “non
è la soluzione adeguata e francamente che una super potenza
economica come l’Europa spenda 3 milioni al mese su questa
emergenza è inaccettabile”. La soluzione, per il ministro degli
Esteri, “è stabilizzare la Libia e a livello internazionale e
colpire i gruppi che organizzano questo traffico”. L’Italia, dal
canto suo, ha anche il merito di aver salvato 120mila vite umane. Chi
salva questi disperati in mare sono quasi esclusivamente le navi
della Marina militare italiana.
di
Stefano Cagelli per L' Unità.TV
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