Con
l’indecente accusa a Napolitano
Travaglio supera i limiti
Il
direttore del Fatto Quotidiano accusa l’ex Presidente di essere il
responsabile della tragica morte di Loris D’Ambrosio
Si
può dire e scrivere tutto, e infatti si scrive e si dice tutto: ma a
volte, non per autocensura ma per dignità, non si dovrebbero
oltrepassare certi confini. Oggi Marco Travaglio l’ha fatto,
accusando in sostanza Giorgio Napolitano di essere il responsabile
della tragica morte di Loris D’Ambrosio, suo consigliere giuridico
al Quirinale. E’ un’accusa terribile, dolorosa prima che
infamante, e non possiamo che stringerci intorno al presidente
emerito, che sappiamo aver sofferto molto per quella terribile
vicenda e al quale va tutta la nostra solidarietà umana prima che
politica.
D’Ambrosio
morì il 26 luglio 2012 per un attacco cardiaco, all’indomani della
pubblicazione di un frammento d’intercettazione in cui parlava con
l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino, a sua volta indagato
nell’inchiesta, poi dimostratasi largamente fantasiosa, sulla
presunta trattativa Stato-mafia. Il mese prima aveva rassegnato le
dimissioni, ma Napolitano le aveva subito respinte.
La
brutale tesi di Travaglio – ci limitiamo a riportare quanto ha
scritto oggi, perché non riusciamo a trovare le parole adatte per un
commento – è questa: Napolitano “preferiva non sapere” o “già
sapeva tutto” degli “indicibili accordi” [tra Stato e mafia] di
cui aveva parlato D’Ambrosio nella sua lettera di dimissioni; “la
sola certezza è che Napolitano intimò alla Consulta di ordinare il
falò delle sue telefonate con Mancino e fu prontamente accontentato.
E
ora, mentre invoca la legge bavaglio, piagnucola perché uscirono
solo ‘pezzi’ di intercettazioni”; “che ne dice l’emerito –
prosegue Travaglio – di pubblicare lui stesso le sue telefonate con
Mancino? Forse, se fossero uscite subito, D’Ambrosio avrebbe potuto
dimostrare che aveva solo obbedito agli ordini: quindi la colpa non
era sua, ma del presidente. E, ammesso e non concesso che sia morto
per le sue intercettazioni, con quelle di Napolitano magari sarebbe
ancora vivo”.
Fine
dell’articolo, e fine della decenza.
di
Fabrizio Rondolino per L' Unità.TV
Nessun commento:
Posta un commento