Bruti
Liberati replica a Davigo:
“Non ci sono toghe buone
contro Italia
di cattivi.
Anm non esca dal ruolo”
Parla
l'ex procuratore di Milano: "Non ci siamo se si dice che i
giudici son la soluzione all'etica pubblica"S'infiamma lo
scontro. Il neo-presidente Anm aveva detto: "Politico che
delinque fa più danni di un ladro". Poi la frenata
MILANO
. "Non esiste una magistratura buona contro un'Italia di
cattivi, vederla così è in linea di principio sbagliato, e inoltre
si scontra con la realtà". Con Edmondo Bruti Liberati, ex
procuratore capo di Milano, ex membro del Csm, per anni
all'Associazione nazionale magistrati, da qualche mese in pensione,
proviamo ad analizzare le nuove tensioni che dividono politica e
magistratura.
Dottor
Bruti, le battaglie tra magistrati e politici cominciarono in Italia
negli anni Settanta del secolo scorso...
"Sì,
lo scontro viene a galla quando la magistratura acquisisce nei fatti
un'indipendenza e una volontà di non fermarsi di fronte ai santuari,
dagli scandali Lockheed e petroli, alla strage di piazza Fontana, ma
i paragoni con il passato servono a comprendere l'evoluzione, non
l'oggi . L'essenziale per l'Anm è esprimere con chiarezza la propria
opinione sui problemi della giustizia, ma altrettanto essenziale è
che l'Anm non esca dal suo ruolo".
Se
una parte del paese chiede ai politici corrotti un passo indietro e i
politici non ascoltano, come se ne esce?
"Comunque
non tocca ai magistrati affrontare "il problema della
corruzione", i magistrati si occupano di casi singoli che
costituiscono reato. Non danno ricette né affrontano i problemi
deontologici altrui. E, sinceramente, un passo avanti c'è
sull'aspetto della prevenzione grazie all'Anac, l'autority
anti-corruzione. L'abbiamo vista a Milano con l'Expo. L'Anac ha
ricoperto il suo ruolo di "investigatore" nelle pratiche
amministrative, la magistratura ha svolto indagini penali e i
processi in tempi rapidi, mentre il prefetto con le interdittive
antimafia ha eliminato alcune aziende sospette. Fine. L'Anac è
giovanissima, deve ancora assestarsi, ma uno strumento per non
sprecare denaro pubblico con appalti fasulli ora c'è".
Oggi
come ieri, però, la tensione cresce sempre sullo stesso tema, la
corruzione dilagante, o no?
"Rispetto
al passato, la magistratura riesce a indagare sino in fondo su casi
rilevanti. Questo suo compito, riconosciuto, deve essere rispettato
dalla politica. Viceversa, non ci siamo quando si dice o si fa capire
che può essere la magistratura a risolvere questioni di costume o di
etica pubblica. Se fossimo ridotti a questo saremmo davvero un povero
paese".
Quindi?
"Ipotizzare
una magistratura buona contro l'Italia dei cattivi è sbagliato in
linea di principio e si scontra con realtà. Purtroppo abbiamo avuto
casi di corruzione nella magistratura e non sempre la deontologia che
l'Anm propone come codice etico è rispettata. Ognuno dovrebbe
guardare al suo interno. Ma la politica non deve sottovalutare il
malessere dei tanti magistrati che lavorano in condizioni frustranti
per mancanza di mezzi e personale".
Non
c'è una differenza tra Berlusconi che accusava le "toghe rosse"
e Renzi che dice ai magistrati di parlare con le sentenze e non con
le inchieste mediatiche?
"Non
faccio paragoni, la rilevanza mediatica di alcune inchieste che
coinvolgono la politica c'è oggi come ieri. Quanto alle celerità
dei processi, si farebbero passi avanti significativi se alcune
riforme di cui si parla sullo snellimento delle procedure fossero
approvate".
E
la riforma sulle intercettazioni?
"A
Milano le abbiamo ridotte del 30 per cento in collaborazione con gli
Aggiunti e con la polizia giudiziaria, valutando, soprattutto in
previsione dei primi atti che con la "discovery" diventano
pubblici - ad esempio con la richiesta d'arresto - quelle che sono
strettamente indispensabili. Tocca al pm la prima cernita e poi, in
udienza stralcio davanti al gip in contraddittorio, la seconda".
Tutto
in mano ai magistrati?
"La
discrezionalità del magistrato è ineluttabile. Come si dimostra
anche ora che si parla di modificare la legge sulla legittima difesa.
A chi può
essere
affidata la valutazione conclusiva se ci sia stata o no legittima
difesa? Il magistrato, però, non deve dimenticare il "costume
del dubbio e la prudenza nel giudizio, la permanente possibilità
dell'errore di cui ha parlato più volte Luigi Ferraioli".
Di
di
PIERO COLAPRICO
per Repubblica.it
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