23 apr 2016

Bruti Liberati replica a Davigo: “Non ci sono toghe buone contro Italia di cattivi. Anm non esca dal ruolo”

Bruti Liberati replica a Davigo: 
“Non ci sono toghe buone 
contro Italia di cattivi.
 Anm non esca dal ruolo”
Parla l'ex procuratore di Milano: "Non ci siamo se si dice che i giudici son la soluzione all'etica pubblica"S'infiamma lo scontro. Il neo-presidente Anm aveva detto: "Politico che delinque fa più danni di un ladro". Poi la frenata
MILANO . "Non esiste una magistratura buona contro un'Italia di cattivi, vederla così è in linea di principio sbagliato, e inoltre si scontra con la realtà". Con Edmondo Bruti Liberati, ex procuratore capo di Milano, ex membro del Csm, per anni all'Associazione nazionale magistrati, da qualche mese in pensione, proviamo ad analizzare le nuove tensioni che dividono politica e magistratura.


Dottor Bruti, le battaglie tra magistrati e politici cominciarono in Italia negli anni Settanta del secolo scorso...
"Sì, lo scontro viene a galla quando la magistratura acquisisce nei fatti un'indipendenza e una volontà di non fermarsi di fronte ai santuari, dagli scandali Lockheed e petroli, alla strage di piazza Fontana, ma i paragoni con il passato servono a comprendere l'evoluzione, non l'oggi . L'essenziale per l'Anm è esprimere con chiarezza la propria opinione sui problemi della giustizia, ma altrettanto essenziale è che l'Anm non esca dal suo ruolo".


Se una parte del paese chiede ai politici corrotti un passo indietro e i politici non ascoltano, come se ne esce?
"Comunque non tocca ai magistrati affrontare "il problema della corruzione", i magistrati si occupano di casi singoli che costituiscono reato. Non danno ricette né affrontano i problemi deontologici altrui. E, sinceramente, un passo avanti c'è sull'aspetto della prevenzione grazie all'Anac, l'autority anti-corruzione. L'abbiamo vista a Milano con l'Expo. L'Anac ha ricoperto il suo ruolo di "investigatore" nelle pratiche amministrative, la magistratura ha svolto indagini penali e i processi in tempi rapidi, mentre il prefetto con le interdittive antimafia ha eliminato alcune aziende sospette. Fine. L'Anac è giovanissima, deve ancora assestarsi, ma uno strumento per non sprecare denaro pubblico con appalti fasulli ora c'è".


Oggi come ieri, però, la tensione cresce sempre sullo stesso tema, la corruzione dilagante, o no?
"Rispetto al passato, la magistratura riesce a indagare sino in fondo su casi rilevanti. Questo suo compito, riconosciuto, deve essere rispettato dalla politica. Viceversa, non ci siamo quando si dice o si fa capire che può essere la magistratura a risolvere questioni di costume o di etica pubblica. Se fossimo ridotti a questo saremmo davvero un povero paese".


Quindi?
"Ipotizzare una magistratura buona contro l'Italia dei cattivi è sbagliato in linea di principio e si scontra con realtà. Purtroppo abbiamo avuto casi di corruzione nella magistratura e non sempre la deontologia che l'Anm propone come codice etico è rispettata. Ognuno dovrebbe guardare al suo interno. Ma la politica non deve sottovalutare il malessere dei tanti magistrati che lavorano in condizioni frustranti per mancanza di mezzi e personale".


Non c'è una differenza tra Berlusconi che accusava le "toghe rosse" e Renzi che dice ai magistrati di parlare con le sentenze e non con le inchieste mediatiche?
"Non faccio paragoni, la rilevanza mediatica di alcune inchieste che coinvolgono la politica c'è oggi come ieri. Quanto alle celerità dei processi, si farebbero passi avanti significativi se alcune riforme di cui si parla sullo snellimento delle procedure fossero approvate".


E la riforma sulle intercettazioni?
"A Milano le abbiamo ridotte del 30 per cento in collaborazione con gli Aggiunti e con la polizia giudiziaria, valutando, soprattutto in previsione dei primi atti che con la "discovery" diventano pubblici - ad esempio con la richiesta d'arresto - quelle che sono strettamente indispensabili. Tocca al pm la prima cernita e poi, in udienza stralcio davanti al gip in contraddittorio, la seconda".


Tutto in mano ai magistrati?
"La discrezionalità del magistrato è ineluttabile. Come si dimostra anche ora che si parla di modificare la legge sulla legittima difesa. A chi può


essere affidata la valutazione conclusiva se ci sia stata o no legittima difesa? Il magistrato, però, non deve dimenticare il "costume del dubbio e la prudenza nel giudizio, la permanente possibilità dell'errore di cui ha parlato più volte Luigi Ferraioli".
Di di PIERO COLAPRICO per Repubblica.it


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