Un’altra lunga rotta, i 500 giorni in mare di Sergio Testa
Di
Fabio Pozzo per IL SecoloXIX.it
Genova
- «Ma che cos’è questo accrocchio?» gli chiede sua madre. Così
lui chiama la sua barca Acrohc Australis e prende il mare.
Cinquecento giorni di navigazione, tre anni di viaggio, dal 1984 al
1987, percircumnavigare il globo e segnare un record ancora
imbattuto: il giro del mondo in solitaria con la vela più piccola di
sempre, uno sloop in alluminio di 3 metri e mezzo.
Una
lunga rotta, un po’ dimenticata. Ma non da tutti. Abbiamo
ritrovato Sergio Testa in Australia, un’ora d’auto a
Nord di Brisbane. Oggi ha 65 anni, è in pensione, ma non ha
perso lo spirito: sta costruendo un catamarano di 49 piedi, sogna di
navigare ancora, insieme alla moglie Robin e poi, magari, di
ritornare anche in Italia, e di dedicarsi al diporto.
Italiano,
i suoi genitori sono della zona diMontecassino. Sergio nasce in
Francia, dove la famiglia si trasferisce dopo la guerra; vive in
Brasile e quindi in Australia. Quando comincia a pensare al suo
viaggio, è operaio metallurgico (il padre era fabbro) a Brisbane.
«Un paio d’anni per coltivare l’idea, poi costruisco la
barca in tre mesi e parto. Se decidi, devi andare…».
Acrohc
Australis è una scommessa. Lunga appena 3,55 metri, larga 1,5; un
albero di 5,5 metri e un peso di 350 chili; due vele, fiocco e
randa; una radio Vhf portatile. «Ci stavi dentro solo seduto o
rannicchiato. Per stare in piedi dovevi uscire fuori col busto. La
verità è che avevo pochi soldi e ho pensato che sarebbe bastata una
piccola barca. La disegno e costruisco io, in alluminio di 3
millimetri. Indistruttibile e inaffondabile». Uno pensa: Testa sarà
stato un grande velista. «Ho saputo di non esserlo solo quando sono
salpato. Amavo il mare, volevo conoscerlo, avevo avuto due
barche prima di Acrohc, ma mai fatto una regata». E allora, perché?
«Volevo navigare, conoscere posti nuovi. E volevo scrivere un libro
sulla mia avventura».
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storia completa sul Secolo XIX in edicola
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