Migranti, Renzi contro lo stallo europeo: “Passiamo dalle parole ai fatti”
E
sul Consiglio europeo: “È il terzo in un mese. Non va bene”
Un’Europa
che non riesce a rendere operative le decisioni prese e che torna a
riunirsi domani e dopodomani con l’appuntamento del Consiglio
europeo. Il premier Matteo
Renzi, intervenendo
nell’aula di Montecitorio, mette in evidenza la difficoltà europea
di attuare
le misure su cui si è trovato un accordo,
rivendicando tra le righe il successo delle riforme che invece
l’Italia è riuscita ad attuare.
“Il
Consiglio Europeo si riunisce di nuovo per la terza volta in un mese
– ha detto il premier in aula -, e questo è il segnale che
qualcosa non va. Innanzitutto nel metodo prima che nel merito. Il
Consiglio europeo è convocato per prendere delle decisioni che ahimè
non vengono eseguite”.
Il
tema principale, ha ribadito Renzi, è quello di “dare corso alle
decisioni che prendiamo”, perché “gli hot spot sono stati fatti,
le riallocazioni sono state fatte, i rimpatri no”, ha detto il
premier che ha aggiunto: “Ciò che accade in Turchia è sotto i
riflettori, ma non è lo stesso per alcune zone del Sud Est asiatico
o più banalmente per il Libano e la Giordania”. La questione
dunque “va inserita in un quadro più normale, più logico, ma
questo non è possibile in mancanza di attuazione delle decisioni
europee su hot spot, relocation, rimpatri”.
Renzi
è poi tornato sul secondo punto fondamentale di questo Consiglio,
cioè gli accordi
tra Unione europea e Tuchia.
“L’Italia – ha detto – si è sempre presentata con voce
uguale sia che ci fosse un governo di centrosinistra sia che ci fosse
un governo di centrodestra. Abbiamo sempre avuto la stessa
posizione. Non altrettanto si può dire per altri paesi, che
frettolosamente hanno interrotto il cammino e ora lo vogliono
riprendere”.
“L’accordo
con la Turchia è
un accordo prezioso, importante per alcune nazioni, prima fra tutte
la Grecia. È giusto cercare di raggiungere un accordo, ma non
a tutti i costi –
ha evidenziato Renzi -. Ci sono dei principi fondamentali, a partire
dai diritti umani e della libertà di stampa che sono valori fondanti
del nostro continente”.
Insomma,
un’Europa che riesce da una parte in grandi imprese per poi, però,
perdersi in altre fondamentali: “L’Europa che riesce ad andare su
Marte – ha detto Renzi – si ferma, però, in un campo profughi a
Idomeni oppure a Calais”.
Affrontando
anche il tema terrorismo,
il premier è tornato su quella che per lui è la soluzione più
efficace: “La questione – ha detto alla Camera – non si
risolve se a fronte di un impegno
in sicurezza non
mettiamo in campo una risposta
culturale e
educativa”.
Renzi
è poi tornato su flessibilità
e investimenti,
temi chiave “per cambiare la politica economica in Europa” ha
detto il premier. “Mi pare significativo – ha aggiunto – che
dopo polemiche e discussioni appare ormai evidente a tutti che la
posizione dell’Italia non è tesa a rivendicare qualcosa per sé,
ma è una posizione che cerca di spostare la direzione politica ed
economica dell’Europa”. Il Consiglio Ue di domani “sarà un
ulteriore passaggio in questa direzione, anche se nelle parole di
Rutte sarà il Consiglio di giugno quello dedicato alla
competitività”. E in vista anche di quell’appuntamento “è
nostra intenzione proporre a livello di premi Nobel ed economisti una
discussione sulla direzione” della politica economica da
prendere. “Oggi nella realtà si vede qualche piccolo segnale
nella direzione giusta, ma ancora troppo timido e in una contingenza
in cui l’economia globale sembra rallentare non più per difficoltà
dei Paesi trainanti ma dei Paesi emergenti”, ha detto ancora Renzi.
E
chiudendo il suo intervento a Montecitorio torna sul tema della
mancanza di attuazione delle decisioni prese e
dell’ingovernabilità citando
Spagna e Portogallo e la loro attuale situazione politica di
stallo: “Sui sistemi istituzionali prima o poi qualcuno farà
una riflessione scoprendo che quello italiano rischia di essere il
più stabile con buona pace delle tante critiche”, ha affermato.
Quando in Italia è iniziato il confronto sulle riforme, “c’era
chi parlava del modello spagnolo, immaginato come il sistema della
governabilità. Oggi vediamo quello che succede in Spagna. Le
istituzioni in molti Paesi non riescono più ad eleggere un governo o
meglio ad avere un governo in grado di rappresentarli”.
Non
è mancato, poi, un ricordo, a inizio intervento, alle “famiglie
delle vittime della strage
di via Fani e
di Aldo
Moro nell’anniversario
del barbaro eccidio. I sentimenti di attaccamento al proprio lavoro
degli uomini della scorta e la visione lungimirante di Moro – ha
detto Renzi – possono aiutare tutti noi a essere all’altezza del
compito a cui siamo chiamati”.
Di
Silvia Gernini per L' Unità.TV
Nessun commento:
Posta un commento