La verità su l’Unità
Abbiamo
superato la prima prova cruciale di sopravvivenza navigando nel mare
aperto del mercato e, finalmente, da un mese lavoriamo nella
nuovissima e definitiva redazione
Care
lettrici e cari lettori, cari sostenitori della nostra molto
ambiziosa sfida collettiva e cari curiosi del nostro giornale, e cari
anche voi tifosi dei fallimenti che ci davate per fritti già dal
secondo numero e da qualche giorno rifate il countdown cercando di
dimostrare ad ogni costo che tutto andrà male, e infine cari amici
esperti contabili di Formiche.it che ieri avete messo in navigazione
l’esilarante resoconto delle nostre presunte perdite finanziarie
con un bel botto da “duecento milioni di euro al mese, per cui si
prevede al termine del primo esercizio di bilancio un rosso di quasi
due miliardi e mezzo”. Cioè all’incirca 7 milioni bruciati
al giorno. Il bilancio di un piccolo Stato.
Cose
così, piccole acidità raccattate un po’ qua e là, strombazzate
come se fossero vere anche nel loro piccolo taglio, e comunque già
seccamente smentite dall’editore. In che stato invece ci troviamo?
Beh, nonostante ostacoli d’ogni tipo (ve li lasciamo immaginare)
siamo sotto i vostri occhi e siamo a un bel giro di boa. Abbiamo
superato la prima prova cruciale di sopravvivenza navigando nel mare
aperto del mercato e, finalmente, da un mese lavoriamo nella
nuovissima e definitiva redazione.
Con
tutta la nostra determinazione e con tutti i nostri limiti,
affronteremo il passaggio che dovrà portarci definitivamente oltre
il guado della storia recente del giornale con stress test e due
brutti fallimenti (2000 e 2014). Farlo rivivere, ridando anche una
prospettiva di lavoro a 29 giornalisti e 8 poligrafici, non è stata
cosa da poco in tempi grami per l’editoria, e in particolare per la
carta stampata. I giornali da tempo generalmente muoiono, si
trasferiscono sul web, provano a fondersi (La Repubblica-La Stampa e
chissà Corriere-Sole24Ore) e noi se siamo tornati è grazie anche
all’impegno dei lavoratori della vecchia società in liquidazione,
alla volontà politica del Pd e del suo segretario che hanno impedito
la liquidazione della testata e la dispersione di un patrimonio
ideale che è parte non solo del passato ma del presente e del nostro
futuro, e grazie a imprenditori che nell’impresa ci credono e ci
mettono l’anima come Massimo Pessina e Guido Stefanelli.
Un
giorno faremo la storia di quest’anno vissuto pericolosamente fra
tribunali, commissari, fidejussioni, vicende pregresse, fornitori non
pagati delle passate vecchie gestioni e un manicomio di questioni
tecniche e legali che avrebbero consigliato di metterci una pietra
sopra e lasciare alla sepoltura la gloriosa testata fondata da
Antonio Gramsci ormai 93 anni fa. In effetti questo era stato il
consiglio quasi unanime di chi da una vita si occupa di editoria.
Invece no.
E
siamo arrivati allo snodo cruciale: il 23 marzo prossimo, dopo tanta
attesa, si concluderà l’asta per l’acquisizione definitiva de
l’Unità. Sarà come un passaggio del mar Rosso la conclusione
della lunga e travagliata vicenda legata al concordato, che darà
certezze e renderà possibile finalmente programmare gli investimenti
e le sinergie per rafforzare il prodotto, l’informazione on line, e
consolidarlo. Chiunque conosca la storia della sinistra italiana e
della crescita del nostro Paese, sa bene che il nostro giornale non è
e non sarà mai solo un brand. Quando Gramsci scelse il nome nel 1924
e lo comunicò con una bellissima lettera al comitato centrale
del Pci e a Togliatti, l’Italia era all’inizio della
fascistizzazione e alla vigilia del delitto Matteotti e della
terribile tragedia nazionale del fascismo, delle persecuzioni e della
guerra.
Gramsci
poteva evocare la resistenza o la lotta. Invece scelse l’Unità
perché di questo c’era bisogno in quel momento nel Paese. E di
questo c’è bisogno anche oggi, soprattutto oggi davanti a sfide
culturali e politiche, in Italia e in Europa, che sembrano
impossibili ma che sono alla nostra portata. Un giornale così non
poteva finire in archivio. E allora le sfide si accettano e si
vincono. L’Unità possiamo sfogliarla velocemente o leggerla
ponendo attenzione alle doppie pagine con report zeppe di dati, ci
può piacere la grafica con le grandi foto o possiamo rimpiangere il
format antico. Ma intanto è l’Unità. È nelle edicole. E’ sul
web. In suo nome si organizzano le Feste. E in questa stagione social
racconta la politica, i democratici, è palcoscenico di dibattiti
anche aspri tra posizioni spesso molto diverse. Vogliamo continuare a
migliorare e spetta a tutti noi, e a voi, dimostrare che nel
campo di battaglia dell’editoria c’è spazio per l’Unità. E
senza finanziamenti pubblici e aiuti di Stato, rifiutati dalla
proprietà nel buon nome della buona politica.
Nei
nostri numerosi incontri in giro per l’Italia ci siamo conosciuti
con tanti di voi, e molti ci hanno conosciuto sul web con la sorpresa
di Unità.tv, nei social, nel circuito delle nostre feste unico al
mondo. Ci avete dato buoni consigli, e ogni giorno arrivano valanghe
di suggerimenti e idee, piste da seguire e campagne da lanciare e
iniziative e reti di partecipazione da costruire. Stiamo conquistando
spazi e firme, miglioreremo l’offerta online sul web e webtv,
aggiungeremo supplementi ed eventi, e più avanti modificheremo
il formato per renderlo più agile.
I
nostri padroni e il nostro sostegno però siete voi che ci leggete
ogni giorno, siete voi che deciderete il nostro futuro, insieme alla
raccolta pubblicitaria. Contiamo in un forte aumento degli abbonati
che è un indice di buona salute finanziaria. L’Unità rappresenta
oggi una comunità viva e ampia nella mischia quotidiana con una
visione e un’idea di futuro. Stiamo reggendo anche noi, con tutti
voi, l’urto di chi semina populismi, egoismo, becero razzismo e
fondamentalismo per non ricacciare il Paese culturalmente indietro e
per spingere e sostenere il nostro governo.
Siamo
sulla frontiera che contrasta il fascioleghismo e l’antipolitica,
l’indifferenza e il qualunquismo del “sono tutti uguali”, il no
a tutto e lo sfascio. Ci sentiamo in prima linea, noi e voi, nella
sfida avvincente del cambiamento. Battetevi con noi, comprateci tutti
i giorni e abbonatevi ad una bella e avvicente impresa
politico-culturale che ci carica tutti di immense responsabilità. Se
volete fare un bel regalo a parenti e amici, abbonate anche loro.
Farete un bellissimo regalo a voi stessi.
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