Ma il professor Rodotà si è mai sposato?
Un’intervista al Fatto che non tiene conto del meritoNella sua coraggiosa battaglia contro le unioni civili, in compagnia del Giornale (“Governo contro natura”) e di Libero (“Unioni gay con il trucco”), oggi il Fatto ha arruolato Stefano Rodotà, giurista un tempo brillante oggi accartocciato in un’opposizione crepuscolare al mondo intero.
Il
richiamo in prima pagina è sensazionale: “Noi, sempre più lontano
dalla civiltà in Europa”.
Se
i titoli del Fatto avessero un senso, questo significherebbe che fino
a ieri, cioè senza unioni civili, l’Italia era vicina alla
civiltà europea, mentre oggi se ne è allontanata. Il concetto
è talmente privo di senso da non poter essere attribuito
neppure ad un gufo brillante come il professor Rodotà. Passiamo
dunque alle pagine interne e al testo dell’intervista.
“Così
questa legge discrimina le unioni delle coppie gay”, proclama il
titolo. Per capire come, leggiamo le argomentazioni di Rodotà:
“Per celebrare il risultato ora dicono che è solo
l’inizio” (professore, per andare da A a B bisogna sempre
preliminarmente muoversi da A), “Gli interventi sono stati,
tutti, finalizzati a segnare il massimo di distanza possibile tra le
unioni civili e il matrimonio” (professore, non sono gli
interventi parlamentari ma gli articoli di legge a definire una
norma), e infine: “Questa legge, che avrebbe dovuto sanare
una discriminazione, non fa altro che ribadirla”.
Non
appena la legge entrerà in vigore – e speriamo che Renzi metta
subito la fiducia anche alla Camera – due omosessuali che
decidono di unirsi di fronte ad un ufficiale dello stato
civile avranno l’obbligo reciproco di prestarsi assistenza
morale e materiale, potranno decidere di avere lo stesso
cognome, saranno tenuti a contribuire ai bisogni comuni, si
obbligheranno vicendevolmente ad abitare insieme, concorderanno
tra loro l’indirizzo della vita familiare, fisseranno la
residenza comune, potranno avere la comunione dei beni,
saranno reciprocamente eredi e, in caso di morte, avranno
diritto al trattamento di fine rapporto dell’altra persona e
alla pensione di reversibilità.
Se
questo, negli effetti concreti sulla vita della gente, non è un
matrimonio, allora il professor Rodotà non è mai stato
sposato.
Di
Fabrizio Rondolino per L' Unità.TV
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