1 feb 2016

L'intelligenza artificiale di Google supera l'uomo: battuto il campione europeo di Go

L'intelligenza artificiale di Google supera l'uomo: battuto il campione europeo di Go

Si tratta di un difficile gioco da tavolo cinese. E la vittoria rappresenta un importante passo verso la costruzione di un'IA con un'intuizione più umana. Prossimo avversario: Lee Sedol, il miglior giocatore del mondo

CI SONO VOLUTI oltre vent'anni di studi. Ma alla fine ce l'ha fatta: l'intelligenza artificiale ha battuto un campione di Go, il gioco da tavolo inventato in Cina più di 2500 anni fa. Il nome del vincitore è AlphaGo: un programma sviluppato da DeepMind, l'impresa britannica che si occupa di macchine intelligenti, inglobata da Google nel 2014. E ha stracciato non solo i suoi rivali in silicio nel 99,8 % dei casi, ma nientemeno che Fan Hui, il miglior avversario umano sulla piazza europea: 5 volte a zero. Un match che si è tenuto lo scorso ottobre, a Londra, e i cui risultati sono stati pubblicati solo questa settimana su Nature. Prossima tappa: Seoul, in Corea del Sud, dove il sistema di Big G proverà a sconfiggere Lee Sedol, il miglior giocatore di Go al mondo.


Per Jonathan Schaffer, scienziato informatico canadese, siamo lontani dai livelli di Deep Blue: il computer firmato IBM che nel 1997 ha messo ko il gran maestro degli scacchi, Garry Kasparov. Grazie a un'abilità maturata durante otto anni sul campo. "Senza offesa, però (nella gara futura ndr) scommetterò sull'uomo", ha detto Schaffer alla rivista scientifica inglese. "Considero AlphaGo come un bimbo prodigio. Improvvisamente ha imparato a giocare bene a Go, molto velocemente. Però non ha molta esperienza. E negli scacchi e nella dama abbiamo visto che quest'ultima conta tanto". Tuttavia, come annota MIT Technology Review, il risultato appena raggiunto è un passo "brillante e inaspettato" verso la costruzione di un'intelligenza artificiale con un'intuizione più umana. Per due motivi. Prima di tutto perché a differenza di Deep Blue, AlphaGo non è stato costruito con l'obiettivo di competere a Go. Si tratta, invece, di un sistema che per imparare la miglior mossa possibile durante le simulazioni ha utilizzato un algoritmo d'assimilazione generico. Alla sua base ci sono due reti neurali che sfruttano il deep learning, cioè quella tecnologia d'apprendimento automatico, sviluppata a partire dagli anni Ottanta, che si ispira al comportamento dei neuroni umani. Una delle due riesce a predire il passo successivo dell'avversario; mentre l'altra sa prevedere tutti i possibili esiti della partita, a seconda delle diverse disposizioni sul goban (la scacchiera Go). Una struttura che potrebbe essere usata per risolvere anche altre questioni complesse. "Vogliamo applicare queste tecniche a importanti problemi che riguardano il mondo reale", ha dichiarato Demis Hassabis, a capo del team di Google. "Dato che i metodi usati erano multiuso, la nostra speranza è che un giorno potremo estenderli per aiutare la società ad affrontare i problemi più pressanti, dalle diagnosi mediche ai modelli climatici".


Il secondo motivo d'orgoglio sta nelle peculiarità del gioco. Go, infatti, prevede che i due concorrenti piazzino, alternativamente, le loro pedine bianche e nere su una griglia composta da 19 linee verticali e 19 orizzontali. Lo scopo ultimo è circondare i pezzi dell'avversario, evitando di finire nella rete. Un divertimento difficile per un computer. Perché ci sono molte più potenziali mosse che negli scacchi e non c'è un semplice modo per misurare chi è in vantaggio. Non a caso progettare un'intelligenza artificiale in grado di giocarci talmente bene da battere un campione è stata un'impresa che ha intrigato molti. Anche in casa Facebook, dove negli scorsi mesi i ricercatori hanno messo a punto una "macchina intelligente" ad hoc molto veloce. L'ha annunciato in un post Mark Zuckerberg in persona, che nel 2016 sta muovendo i primi passi da programmatore AI. Però, nonostante i loro progressi, stavolta a segnare il primo punto è l'azienda di Mountain View. Uno a zero, palla al centro.
Di ROSITA RIJTANO per Repubblica.it



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