Prevedere le eruzioni di tutti i vulcani della Terra? Si può fare
In
diciotto mesi, tramite analisi ed esperimenti effettuati con le
rocce, sono riusciti a stimare il tempo di formazione di tre
eruzioni vulcaniche, avvenute nei campi Flegrei. Ma puntano a
prevenire le eruzioni di tutti i vulcani presenti sulla Terra
Sono
i tre ricercatori a tempo determinato, tre dottorandi e due borsisti,
guidati dal vulcanologo, Diego
Perugini, professore
associato presso il Dipartimento
di Fisica e Geologia dell’Università di
Perugia, http://pvrg.unipg.it ,
“Stiamo
cercando – afferma Diego, nato
44 anni fa
nel capoluogo umbro – una sorta di timer di
tutti i vulcani. Abbiamo osservato tre eruzioni vulcaniche nei
campi Flegrei e scoperto che i tempi di preparazione
di un’ eruzione sono brevi. Poche decine di minuti. L’informazione
che abbiamo ottenuto, e che è stata pubblicata sulla
rivista Scientific Reports, è
molto importante per tentare di mitigare, come diciamo noi, un
vulcano e organizzare lo stato di allerta di una comunità”.
Le
ricerche del gruppo rientrano nel progetto, denominato: Chronos.
A Geochemical Clock to Measure Timescales of Volcanic Eruptions,
che è partito un anno fa, durerà quattro anni e ha ricevuto un
finanziamento di circa due
milioni di euro dal Consiglio europeo delle ricerche.
“Chronos
– aggiunge Diego – è un progetto di ricerca che punta a dare
strumenti nuovi per studiare e monitorare i vulcani. Stiamo
integrando varie metodologie e strumenti moderni per avvicinarci
all’obiettivo di tutti i vulcanologi: prevedere
le eruzioni con altissima precisione.
Prima di arrivare a questo, però, è necessario, trovare un
modo per stabilire quali sono le tempistiche delle eruzioni
vulcaniche”.
Come
si fa? “Partiamo da un dato – dice – Nel corso delle maggiori
eruzioni che si sono verificate su questo pianeta, si è registrato
un processo di mescolamento fra due magmi, in profondità, nella
camera magmatica, al di sotto dell’edificio vulcanico, osservabile
in superficie.Una
volta avvenuta l’eruzione, il processo di mescolamento
si congela nel
tempo. E’
un po’ quello che avviene con un orologio rotto. La lancetta rimane
ferma su una determinata ora. E questo succede in tutte le eruzioni.
Sarà compito di Chronos cercare di leggere questo orologio e
stimare il tempo impiegato dal vulcano per scatenare un’eruzione.
Oggi non abbiamo informazioni su quanto tempo impieghi un vulcano per
passare da uno stato di quiescenza a uno di attività. Con i
nostri studi miriamo a costruire un inventario
di tempistiche delle eruzioni per il pianeta Terra. Ovvio,
non sarà sufficiente un solo progetto”.
Per
Chronos il team perugino ha scelto alcuni vulcani attivi: il
Vesuvio, i Campi Flegrei, il Vulcano nelle isole Eolie e quello di
Soufriere Hills, nei Caraibi, che
è in eruzione dal ‘95. Ma vorrebbe studiarne altri.
Il
modello, che verrà applicato nei prossimi quattro anni, sarà
costruito da strumenti all’avanguardia e tecniche derivanti
dalla Geometria
Frattale e dalla Teoria del Caos.
“E’
stato proprio quest’ultimo ambito di ricerca – aggiunge il
professore – che ci ha permesso di realizzare una macchina
in grado di replicare, attraverso il mescolamento di tipo caotico fra
due magmi, quello che può avvenire nella camera magmatica prima e
durante l’inizio di un’eruzione. C’è
da fare ancora tanto, ma siamo sulla strada giusta per conoscere le
tempistiche di tutti i vulcani, capire se si tratta di tempistiche
ricorrenti per le eruzioni dei diversi tipi di vulcani e arrivare a
costruire un orologio
geochimico,
in grado di misurare il tempo necessario ad un vulcano per passare da
uno stato di calma ad uno di attività. La speranza è che
l’integrazione dei risultati prodotti da Chrons e dei dati
geofisici permetta un giorno di mitigare gli
effetti delle eruzioni sulla salute del nostro pianeta. Non sarà
semplice. Nel frattempo, mi godo un altro risultato. In tempi di
cervelli in fuga, confesso che sono orgoglioso del gruppo di
collaboratori, nato a Perugia. Il Dipartimento di Fisica e Geologia,
diretto da Caterina
Petrillo,
è diventato un punto di riferimento a livello internazionale per la
vulcanologia. Arrivano spesso dall’estero colleghi interessati ai
nostri sistemi di ricerca. Siamo riusciti a pubblicare i nostri studi
su venti riviste scientifiche di rilievo internazionale. Diciamolo:
in pochi avrebbero scommesso sul successo di questo progetto per
l’elevato grado di rischio che comportava. In genere, si tende a
fare ricerche in ambiti sicuri per avere risultati veloci,
pubblicabili senza troppi problemi. Noi siamo andati controcorrente.
E i risultati ottenuti, partendo da zero, sono sotto gli occhi di
tutti. Forse questo può essere anche un messaggio per i giovani che
si avvicinano alla ricerca. Il progresso scientifico si nutre di
nuove idee, ma, soprattutto, di coraggio.
Da
L' Unità.TV

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