Travaglio, la democrazia come optional
Fabrizio
Rondolino3 novembre 2015
Ancora
sotto choc per la dipartita di Ignazio Marino – violentemente
avversato fino al giorno in cui Renzi ne ha chiesto le
dimissioni, e da lì in poi santificato come eroe della
Nuova Resistenza – Marco Travaglio ci regala oggi un breve
saggio di teoria delle dottrine politiche e di diritto
costituzionale che il mondo, quando ne verrà a conoscenza, non potrà
non invidiarci.
Il
saggio s’intitola “Altrovecrazia”, e così comincia: “L’ultimo
atto formale della democrazia parlamentare in Italia fu il 24
gennaio 2008”, quando Prodi “si presentò a palazzo Madama per
verificare l’esistenza della sua maggioranza”. Quello stesso
anno, prosegue il nostro studioso, Berlusconi vinse le elezioni
e “il suo fu l’ultimo governo scelto dagli elettori”.
Sì,
avete letto bene: come un Brunetta qualsiasi, anche Travaglio crede
che l’Italia sia una repubblica presidenziale. E dunque le
Camere, invocate poche righe sopra (con Prodi) come unico luogo
deputato a dare e a togliere la fiducia ai governi, diventano con
Monti – che, come sottolinea Travaglio, aveva la fiducia “del
90% del Parlamento” – un dettaglio trascurabile, un fastidioso
diversivo, la prova dell’imbroglio.
La
cavalcata prosegue con le elezioni del 2013, e qui il brillante
politologo dà il meglio di sé: “Nelle segrete stanze si
decise di riportare al governo l’ammucchiata appena sfiduciata
dal popolo”. Sfiduciata? I partiti che avevano sostenuto Monti
presero insieme il 70% dei voti: ma anche le elezioni, oltreché
i Parlamenti, sono per Travaglio un particolare marginale.
Non
è finita qui, però: un maleficio scende infatti sulle nuove
Camere, le quali, anziché eleggere presidente Prodi o Rodotà,
“simulano l’inevitabilità della rielezione di Napolitano”.
Che prende oltre il 70% dei voti: ma i voti, come ormai
sappiamo, per Travaglio non contano niente.
Figuriamoci
dunque se contano in Campidoglio, dove la maggioranza dei consiglieri
s’è dimessa per mandare a casa Marino: anche questo è un
colpo di mano, la prova che “le decisioni si prendono
Altrove”, un dispetto personale allo sconcertato direttore del
Fatto. L’unico Altrove è la testa di Travaglio: e che Dio ce
la conservi per rallegrare le nostre giornate incupite dalla
dittatura e dal regime.
Da
http://www.unita.tv
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