La spesa per la salute è sotto controllo ma gli sprechi negli uffici salgono del 40%
La
spesa pubblica e privata 2014 ha assorbito il 9,2% del Pil, appena un
decimale meno della media europea
In
Molise, Calabria, Campania e Lazio gli esborsi per beni e servizi in
rialzo dal 200 al 340%. Consulenze, convegni e immobili, i costi più
alti. Il governo chiederà di tagliarli del 5%
di
ALESSANDRO BARBERA per LA STAMPA.IT
ROMA
Ronald
Reagan amava dire «abbi fiducia, ma verifica». A forza di assistere
al rituale del governo che taglia e delle Regioni che si lamentano,
il lettore potrebbe essere assalito da un dubbio: che abbiano ragione
i Chiamparino, i Maroni, gli Zaia? Il dubbio è legittimo, tutto
dipende dall’angolo di osservazione. Prendiamo la sanità: pur
avendo fatto marcia indietro sugli aumenti promessi, dal 2000 a oggi
i trasferimenti sono aumentati di oltre il 60 per cento. Eppure quel
numero non dice granché. Occorre considerare l’inflazione, il
tasso di invecchiamento della popolazione, la qualità dei servizi.
Prendiamo allora un indicatore più chiaro: l’andamento della spesa
in percentuale alla ricchezza prodotta dal Paese. Se il metro è
questo non si può sostenere che la sanità italiana sia fra le più
costose: la spesa pubblica e privata nel 2014 ha assorbito il 9,2 per
cento del Pil, appena un decimale in meno della media europea e della
Grecia. In termini assoluti erano 110 miliardi quest’anno, saranno
almeno 111 l’anno prossimo. Poiché il bilancio dello Stato ne vale
oltre 800, dedicare un ottavo delle nostre tasse alla salute è un
compromesso ancora accettabile. Ma allora perché i governi di ogni
colore tartassano le Regioni?
UN consiglio ? Dove operano i religiosi , suore
e frati ecc,ecc tenere i medicinali sotto chiave !
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