8 ott 2015

Roma, Marino si dimette: lo faccio per l'interesse della città

Roma, Marino si dimette: lo faccio per l'interesse della città

Ignazio Marino si è dimesso. «Lo faccio per l'interesse di Roma, ma ho venti giorni di ripensarci». Il sindaco pubblicherà a breve un video su Facebook. 
Il vicesindaco Marco Causi e gli assessori Stefano Esposito e Luigina Di Liegro hanno rassegnato le proprie dimissioni, dicendo durante la giunta che «non sussistono più le condizioni per andare avanti».
Anche Di Liegro era entrata in giunta con Causi, Esposito e Rossi Doria nell'ultimo rimpasto, quello che avrebbe dovuto aprire la «fase due» della giunta Marino.
L'assessore alle Politiche sociali, Marco Rossi Doria, che inizialmente si diceva si fosse dimesso, lasciando il Campidoglio ha invece smentito: «Non ho usato la parola dimissioni, ho fatto una riflessione chiedendo a tutti se, dato che siamo in democrazia, c'è o meno una maggioranza per governare e questa riflessione è ancora in corso. Il mio papà, sentaore della Repubblica, mi ha insegnato che si governa con le maggioranze. Ma bisogna sapere se c'è o no perchè c'è stato un grande lavoro e quindi bisogna capire se c'è la maggioranza che sostiene questo lavoro».
Confermato intanto l'incontro tra il commissario del Pd Matteo Orfini e il segretario Sel Paolo Cento. I due attendevano un passo indietro del sindaco Ignazio Marino entro le 16, che però non è arrivato: dunque all'ordine del giorno della loro riunione ci sarebbe la possibilità di sfiduciare in Aula il primo cittadino.
Alcuni assessori hanno lasciato il Campidoglio, accompagnati dal coro "Buffoni" e da un lancio di monetine. «È in corso una discussione seria ed approfondita. Nessuna decisione è stata presa», ha spiegato l'assessore ai Lavori Pubblici, Maurizio Pucci.

Il presidente del Pd, Matteo Orfini, al termine della riunione con gli assessori del Pd nella Giunta capitolina incontrerà al Nazareno i consiglieri Democratici che siedono nell'Aula Giulio Cesare. 

La vicenda ha preso una svolta dopo l'incontro di ieri notte tra il premier Matteo Renzi e Matteo Orfini, commissario dem. Un assessore della giunta stamane confermava le indiscrezioni: Ignazio farà un passo indietro entro oggi. La stessa cosa è confermata dalla maggioranza.

Alcuni consiglieri dem, uscendo dal Campidoglio, dicono che «è finita».

«La fine di questa amministrazione è inevitabile. I tempi sono molto stretti» ha detto Esposito parlando a Sky Tg24, «Si è delineato un quadro che non ci permette più di andare avanti. A Roma c'è Mafia capitale, non possiame passare il nostro tempo a parlare di scontrini. Chiunque arriverà a maggio in Campidoglio si troverà davanti a una situazione molto complicata, con un livello di corruzione che a confronto il Pio Albergo Trivuzio di Mani Pulite era un covo di lattanti».

Intanto fonti della Procura di Roma affermano che l'annunciata restituzione di ventimila euro e della carta di credito del Comune non ha effetti sulla valutazione della vicenda delle spese effettuate dal sindaco Ignazio Marino da parte dei pm della Procura di Roma. In sostanza si ribadisce il fatto che il peculato, reato ipotizzato nell'esposto finito nel fascicolo ancora contro ignoti, è di natura "istantanea" e quindi la restituzione del denaro non lo estinguerebbe nel caso in cui venisse riscontrato.

In Procura, intanto, sono due gli esposti giunti: il primo da parte di Fratelli d'Italia, il secondo, depositato ieri pomeriggio, da parte del Movimento 5 Stelle. Sul documento di Fdi si stanno effettuando verifiche in quanto sarebbe giunto in Procura via telefax. L'indagine è stata avviata dal procuratore capo Giuseppe Pignatone e affidata al pm Roberto Felici.

«La questione è la menzogna che il sindaco ha detto. Basta Marino, il Pd ha fallito ed è responsabile Renzi». Così il deputato M5S Alessandro Di Battista arrivato in Campidoglio. «Non so se vinceremo, dipende dai romani, mettiamoci alla prova», ha concluso Di Battista.
Gli scenari futuri. Nel caso in cui il sindaco Marino dovesse rassegnare le dimissioni, il vicesindaco Marco Causi prenderebbe il suo posto per almeno 21 giorni, cioè il tempo minimo necessario per nominare un commissario
da IL Messaggero.it


Nessun commento:

Posta un commento